Con Luca Vullo la gestualità siciliana arriva sul grande schermo

Raggiungiamo a Londra Luca Vullo, giovane regista, ancora laureando al DAMS di Bologna, ma già autore di vari documentari e cortometraggi di grande pregio. Luca è in procinto di scrivere nella capitale inglese il suo primo lungometraggio.

Hai intenzione di trasferirti a Londra?

In linea di massima sì. Per adesso sono pendolare tra la Sicilia e Londra.
Con il tuo documentario sul linguaggio “gestuale” siciliano “La Voce del Corpo” (link:http://www.lavocedelcorpo.com/) hai portato una Sicilia conosciuta ma non ricercata in tutto il mondo. Una Sicilia che mi piace definire “la nostra arte quotidiana del comunicare”, innata in ognuno di noi. Sei andato con questo documentario anche al festival di Miami negli USA…

E’ il lavoro più recente, il più complesso, forse frutto di una serie di analisi che ho fatto in molti di anni di lavoro sulla Sicilia. Sicuramente l’opera più compiuta della mia evoluzione. Il film ha ricevuto la Qualifica di Film d’Essai da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione generale per il Cinema, entrando così in automatico nel Progetto “Schermi di Qualità”. Un altro riconoscimento internazionale è giunto il 30 aprile 2012, con una Menzione Speciale al VII Sicilian Film Festival di Miami. La voce del corpo è stato presentato anche alla Casa degli Italiani e all’Università di Barcellona e dopo diverse proiezioni universitarie in ottobre 2012 inizierà un tour nelle scuole siciliane per incontrare gli studenti e diffondere la nostra cultura.
E che ti ha dato più soddisfazione. Sono molto “cliccate” e apprezzate sul web.
Oltre al documentario,  ho prodotte varie clip, in realtà tagliate nella versione finale del documentario ufficiale, ma che abbiamo pubblicizzato sul web: http://www.facebook.com/lavocedelcorpo. Con il lavoro precedente “Dallo zolfo al carbone” ho avuto tante soddisfazioni e premi, come per esempio “Nomination come miglior documentario” al David di Donatello del 2009”. “Nomination della terna del Globo d’Oro”. E’ stato un lavoro sulla “genesi dallo zolfo al carbone”, prodotto dalla Ondemotive : www.ondemotive.net

La produzione è dunque “Ondemotive”. E’ tua?

Si, sono il solo proprietario, ma collaboro con la mia famiglia che è in effetti dentro la produzione: mia sorella in particolare, Liana Vullo, che è il mio braccio destro e segretaria di produzione, mentre mia madre ha sempre provveduto al catering di molti lavori.
Da madre siciliana, cucina siciliana…

In realtà mia madre, Angela Gabriele, è calabrese, sempre madre del Sud è: con le buoni tradizioni della cucina nostra. Lei cucina in maniera eccezionale e utilizza prodotti di qualità e biologici. In quest’ultimo film sul linguaggio dei gesti siciliano ho coinvolto anche mio padre: ho fatto l’en plein! L’ho intervistato come gli altri e, visto che ha ottime doti istrioniche, l’ho incluso in una parte del film, molto “cabarettistica”.

E’ stato tagliato?

Assolutamente no! Mio padre, Giovanni Vullo, è anche nel trailer!

Perché hai deciso di vivere a Londra? C’è un motivo particolare?

Di certo ho bisogno di disintossicarmi dallo stagnante e soffocante sistema Italiano. Ho bisogno di un confronto internazionale basato sulle concrete capacità e non sulla raccomandazione… inoltre, entrambe le storie che sto scrivendo (documentario e una fiction) sono comunque siciliane nella loro radice ispiratrice e toccano in qualche modo la Sicilia. Però, sono un poco saturo della Sicilia in questo momento. Perché in Sicilia ci sono stato molto e ci ho lavorato molto, su temi squisitamente siciliani, intendo. E forse anche per l’analisi dell’ultimo film: un distacco dalla realtà siciliana mi aiuta molto. Non sarei in grado di realizzare questo distacco ispiratore se non fossi in un posto totalmente diverso dalla Sicilia com’è, ad esempio, Londra.

Ti capisco…

Eh sì… Comunque non avevo la concentrazione per scrivere la storia, e arrivando qua, nonostante i problemi giornalieri di volersi installare qui, quando ho il tempo di scrivere ho la concentrazione giusta, il distacco necessario. Quando racconti di una terra come tanti altri registi che l’hanno fatto, senti l’esigenza di distaccarti. Allo stesso tempo non ne esci fuori: hai delle ricadute. Potevo pensare un’idea lontana dalla Sicilia, e invece ho comunque scritto delle cose che devono essere girate in Sicilia. C’è sempre un’attrazione quasi morbosa verso la nostra Isola!
Londra è come il centro del mondo..,

Ti fa conoscere ancora meglio te stesso, i difetti e i pregi dell’essere siciliano ma è anche vero che se devo raccontare una storia di Sicilia e la racconto da qui, sono meno coinvolto e la elaboro meglio. Mi fa bene stare un poco fuori dalla Sicilia, posso parlarne con i miei lavori e con i miei film.
Il futuro della Sicilia del cinema. Cosa ti viene in mente? La Sicilia secondo te è “condannata” a fare quasi esclusivamente film sulla mafia? Oppure si potrebbe e dovrebbe fare altro con altrettanto successo? Fermo restando che, ovviamente, i film sulla mafia sono sempre da fare, se non altro per un discorso di continuazione nella costruzione dell’antimafia.

Il mio ultimo film-documentario (“La voce del corpo”, ndr) è una risposta a questa domanda. Nel momento in cui ho pensato di fare un film anche utilizzando i fondi pubblici per valorizzare il paesaggio siciliano, la cultura, il territorio, ovviamente la prima cosa è che ho pensato è stata di non fare nulla che riguarda la mafia. Ho pensato invece di trovare una particolarità della nostra cultura, riconosciuta nel mondo come “siciliana” e quindi come nostra peculiarità tradizionale: la nostra ironia e la nostra capacità di comunicare con il corpo. Che è un patrimonio. E’ una docu-fiction divertente, che tocca un aspetto sostanziale della nostra cultura, ma che è poco affrontato. Ha un taglio che valorizza il territorio: girato in vari posti poco conosciuti della Sicilia evidenziando paesi, piazze, archeologia, e valorizzando risorse e luoghi. Abbiamo fughe di cervelli e anche di attori. Ho cercato quindi di valorizzare un team di attori d’alto livello, ed ho coinvolto quelli con i quali sto lavorando: Rosario Petìx, Vincenzo Volo, Evelyn Famà. Sono tutti siciliani: i due uomini di Serradifalco e lei di Catania. Ed è un rapporto formativo ideale. Insomma, la mia risposta è che sono assolutamente convinto che si possano raccontare cose di Sicilia senza parlare della mafia (che comunque è un argomento “giusto”). Sono certo che si possa fare ottimo cinema dicendo, evidenziando, molte cose senza parlare esclusivamente di mafia.
Nella mia precedente intervista, ad Aurelio Grimaldi, ho un poco provocato Aurelio sull’esistenza o no di un qualcosa che si possa chiamare “Nuovo Cinema Siciliano”. Secondo te, da giovane regista siciliano emergente, esiste oggi una realtà che si può chiamare “Nuovo Cinema Siciliano”, cioè un cinema sulla Sicilia realizzato in Sicilia, sulla Sicilia o da siciliani e che ha un proprio stile particolare? Cioè un cinema sulla Sicilia (dalla mafia alla commedia), come dire, vista “da dentro”?


Secondo me sì. Io lo vedo innanzitutto nella grande quantità di giovani della mia età che si cimentano nel raccontare storie di Sicilia ambientate in Sicilia e che spesso prendono spunto dalle storie del proprio paese, anche vere. Storie che nascono o passano dal proprio territorio: prendono una telecamera, quello che hanno a disposizione e fanno, creano.
Insomma, un cinema anche di “micro-territorialità”: cioè sui tanti mondi che compongono la nostra Isola-continente. E pensi che i tuoi giovani colleghi prendano spunto dall’esperienza professionale e personale di grandi autori (Tornatore, Crialese, Grimaldi o altri)?

 

Ha influito anche il fatto che ci siano stati loro. Con le loro eventuali pecche e i loro, tanti, lati positivi. Ci sono certo anche problemi legati alla burocrazia, alla mancanza di fondi, alla crisi del cinema e così via. Però, come trend c’è. E va detto che si sono messe a disposizione risorse finanziarie e umane che hanno dato una spinta a questo trend.
Fino a qualche tempo fa collaboravi con il “Lampedusa in Festival”: direttore artistico l’anno scorso, giusto?

Giusto. Quest’anno ho potuto collaborare poco per via del trasferimento e dei troppi impegni professionali. Faccio parte anche del coordinamento dei festival siciliani, che è una cosa molto inusuale per una terra come la nostra dove per mettersi assieme a fare qualcosa si fatica tanto.
Secondo te il coordinamento dei Festival siciliani è un’esperienza positiva?

Sì. Vero: si può ottenere di meglio. Ma è una pietra miliare importante: ci si muove come squadra. Ci sono tanti festival in Sicilia che si stanno mettendo assieme come forza unica. L’idea di creare il coordinamento è stata di Nello Correale con l’intenzione fare una forza unica, una sorta di consorzio di festival che si garantisca una forza tale che permetta economie di scala, maggiore visibilità, riduzione delle sovrapposizioni almeno in termini di tempi, e molto altro. Serve soprattutto ad avere una forza mediatica e politica che copra i costi per la realizzazione di ogni festival dal più piccolo al più grande, senza privilegi per pochi: più democratica, più equa. Che permetta a tutti di andare avanti, anche nella praticità: evitare accavallamenti di periodi, ad esempio, dato che ci sono festival tutto l’anno.

 

La formazione e l‘impegno sociale, parallele alla parte artistica e commerciale: è un tuo modo di operare.

La passione fa andare avanti. Lavoro da tempo con le scuole: la Media-education, i laboratori di cinema, etc., e soprattutto con il carcere minorile e la comunità penale minorile di Caltanissetta. Ho realizzato un cortometraggio sulla base di un laboratorio con la comunità di minori. Dunque ho prodotto spot sociali sulla legalità, uno dei quali è stato finalista al festival della Fondazione Falcone, e infatti il 23 maggio eravamo in aula bunker per la premiazione finale (non abbiamo vinto ma eravamo in finale). Adesso sto facendo un altro lavoro in campo sociale: un documentario che devo ancora finire, sul mondo dell’Alzheimer, molto forte ovviamente. Qui a Londra, al di là dell’ispirazione di altri film che vorrei girare, mi sto occupando anche di una sezione della mia casa di produzione. Si chiama “Arte e artisti”: mirata ai video professionali di promozione per artisti. Realizzo show-reel per attori, fashion designer, modelle ma anche book-trailer per scrittori, videoclip per musicisti e band. In questo momento sto collaborando con Eva Cammarata che è una fashion-designer di Caltanissetta e sta facendo il suo percorso artistico e professionale qui a Londra da diversi anni.

 

E allora auguri Luca, per le tue nuove produzioni siciliane a Londra e grazie per essere un esportatore di cultura e impegno sociale dalla Sicilia nel mondo.

Ndr: La Voce del Corpo” sarà presente oggi 23 Agosto allo Sciacca FilmFest.  Luca Vullo sarà lì.

Foto di scena tratte da La Voce del Corpo


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