A Miccichè la ‘cucuzza’ del Pdl non va giù. Anzi…

“Girala come vuoi, ma sempre cucuzza è”, recita un vecchio adagio. La cucuzza, in questo caso, è rappresentata dal Pdl, Partito che, in Sicilia, risulta ormai indigesto. Gli unici che riescono, in dosi morigerate, se non omeopatiche, a metterlo ancora sotto i denti sono gli uomini del Pid di Saverio Romano. Gli altri – tutti gli altri – li trovano, ormai, ‘acitigni’.

Il leader di Grande Sud, Gianfranco Miccichè, per esempio, ormai li riconosce anche se lo chef glieli prepara nei modi più arzigolotati. Insomma, ‘sto Pdl nella maggioranza che si è coagulata attorno a Nello Musumeci non lo vogliono proprio. Ieri il capogruppo dell’Mpa all’Ars, Nicola D’Agostino, ha lasciato capire che è bene che il Pdl rimanga lì dove si trova: isolato, forse in compagnia degli infelici del Pid, che pur di rivedere qualche assessorato sono disposti persino a riabbracciare Raffaele Lombardo (la coerenza prima di tutto, onorevole Saverio Romano…).

Oggi Miccichè, in un’intervista a la Repubblica, fa pure i conti in taca ad Angelino Alfano, a Giuseppe Castiglione, a Mimmo Nania e al Senatore Giuseppe Firrarello: “Il progetto sicilianista – dice – anche senza il Pdl, vale dal 30 al 35 per cento. L’idea non è quella di un’autonomia della Sicilia dal resto d’Italia, idea che ha prodotto risultati nefasti, ma quella di un’autonomia vera della politica siciliana dai partiti nazionali”.

Insomma, sembra dire Miccichè: candidate pure chi volete, anche Roberto Lagalla, prendetevi pure il Pid, tanto noi vinciamo lo stesso, anche perché alcuni dei vostri – quelli ‘puliti’ – verranno con noi!

Quest’ultima parte si evince dalla seconda parte dell’intervista quella che, forse, andrebbe un po’ decriptata:  “L’apertura al Pdl – spiega l’esponente del movimento arancione – snatura il nostro progetto autonomista. E nessuno mi imporrà qualcosa che non mi convince. Detto ciò, non sono io a decidere”.

“Musumeci – prosegue Miccichè – ha fatto bene a lanciare un appello a vasto raggio. A questo punto, spero che gli esponenti del Pdl, se davvero vogliono convergere su di lui, diano dimostrazioni reali di amore per la Sicilia. Devono essere loro ad adeguarsi alla filosofia dell’iniziativa. Anche cambiando nome, presentandosi magari come Popolo della Sicilia”.

Ovviamente, l’invito non è rivolto ad Angelino Alfano, che non può cambiare “nome” al Partito del quale è coordinatore nazionale. L’invito – mettiamola così – potrebbe essere interpretato in chiave sturziana: una sorta di appello agli uomini “liberi e forti”. Della serie: cari amici del Pdl, parlamentari, non parlamentari, simpatizzanti e via continuando, lasciate il vostro Partito, che ormai in Sicilia sta affondando, e venite con noi. Però mi raccomando: fatevi la doccia con un bagnoschiuma ‘aggressivo’, toglietevi di dosso tutte le scorie ‘ascaresche’ e romane, vestitevi puliti, magari con una cravatta arancione che vi forniremo noi e cominciamo la nuova avventura…


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"girala come vuoi, ma sempre cucuzza è", recita un vecchio adagio. La cucuzza, in questo caso, è rappresentata dal pdl, partito che, in sicilia, risulta ormai indigesto. Gli unici che riescono, in dosi morigerate, se non omeopatiche, a metterlo ancora sotto i denti sono gli uomini del pid di saverio romano. Gli altri - tutti gli altri - li trovano, ormai, 'acitigni'.

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