La strana storia della Sicilgesso

da Giovanni Palma
riceviamo e pubblichiamo

La demolizione abusiva di un bene ambientale, il mancato rispetto delle prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi, l’estrazione in aree di cava dove la stessa non è più prevista, la creazione di vere e proprie discariche abusive con migliaia di metri cubi di materiali di risulta prettamente argillosi con conseguente: occlusione degli inghiottitoi naturali presenti in sito, modifica della naturale morfologia dei terreni interessati, scomparsa delle specie esistenti, modifica del paesaggio, dissesto idrogeologico…(a sinitra, foto tratta da sicilgesso.info)

Il tutto a pochi metri da un sito monumentale di grande rilievo storico culturale (ossario Pianto Romano). Sono  reati gravi, ma solo se commessi da comuni mortali. Viceversa, se commessi da un’ azienda come ‘Sicilgesso’ il cui capitale sociale per il 50% è di proprietà Sint ghobain in Sicilia, può indurre i funzionari preposti ai controlli a celare e/o sminuire il tutto con la finta salvaguardia di 4 posti di lavoro, consentendo ai gestori di continuare ed arricchirsi a discapito di piccole aziende che, non potendo usufruire delle coperture sopra descritte, sono costrette a restare improduttive. 

Entrando nel particolare della vicenda, il sottoscritto Giovanni Palma è titolare e gestore di una cava di gesso nel Comune di Calatafimi Segesta e attualmente si trova costretto a chiedere puntualmente al Distretto Minerario di Palermo l’ autorizzazione a sospendere l’estrazione, poiché operando nello stesso territorio della ‘Sicilgesso’ e non godendo della stessa copertura, non riesce a trovare spazio sul mercato.

Tutto ciò in quanto ‘Sicilgesso’, avendo la possibilità di continuare ad estrarre in una cava che, volendo rispettare le regole, avrebbe dovuto completare i lavori già da anni, riesce a tenere il mercato locale saturo, anche rifornendosi di materia prima da cave di gesso a 200 km e, quindi, sostenendo dei costi di trasporto elevatissimi pur di non lasciare allo scrivente margini di sopravvivenza, al fine di costringerlo a cedere al tentativo da parte di ‘Sicilgesso’ di impadronirsi, “estorcere”, l’intera cava di mia proprietà ad un prezzo irrisorio.

Da più di 2 anni il sottoscritto relaziona agli Enti preposti al controllo e al rilascio delle autorizzazioni tutte le irregolarità riscontrate ed il risultato è che la Soprintendenza dai BBCC (Beni Culturali) di Trapani prima autorizza, poi revoca , poi autorizza nuovamente smentendo palesemente se stessa; il Corpo Forestale non ha mai fatto alcuna verifica rispetto a quanto sottoscritto; il Distretto Minerario non vede e non sente e cerca di attribuire le proprie competenze ad altri; per l’assessorato regionale Territorio ed Ambiente la competenza è del Distretto Minerario e del Comune; per il Comune la competenza è degli assessorati regionali preposti al rilascio e così via.

Nel frattempo ‘Sicilgesso’ continua indisturbata ad estrarre come se il problema non esistesse. Ad oggi dopo decine di relazioni ed esposti, da un’ispezione effettuata dai tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) finalmente sono state accertate delle irregolarità, ma anche da parte dei tecnici del Comune è stato accertato che al Comune non è mai pervenuta nessuna richiesta di demolizione del Baglio Chiuse (baglio all’interno della cava Sicilgesso e già catalogato sulle linee guida del Piano paesistico regionale come bene paesistico ambientale) e che, in aree limitrofe alla cava, sono presenti accumuli di materiale argilloso con frammenti di gesso.

A questo punto il SUPER BUROCRATE Gianluca Casimiro Galati (dirigente generale dell’ assessorato all’Energia ) con stipendio pari a quello di 30 precari, forse non ritenendo valido quanto relazionato dall’Arpa e dal Comune e magari preoccupandosi di salvaguardare l’operato dei funzionari del suo stesso assessorato, pensa di nominare una commissione di verifica e, casualmente, nella commissione inserisce pure il dott. Miano funzionario di polizia mineraria del Distretto Minerario di Palermo.

Ora c’è da chiedersi: come può un super burocrate di questo calibro inserire in una commissione di verifica il dott. Miano che, avendo compiti di polizia mineraria e non avendo mai accertato nulla di irregolare nella cava in oggetto, forse gli si addiceva più il ruolo di controllato che non quello di controllore di se stesso? Inoltre, come si può pensare che una commissione possa operare serenamente avendo al suo interno anche colui di cui si deve verificare l’operato?

Tutto questo penso sia sufficiente a giustificare la mia protesta davanti la sede dell’assessorato regionale all’Energia di Via Ugo La Malfa, a Palermo (diretto dal SUPER BUROCRATE Gianluca Casimiro Galati, il quale, alla mia richiesta di essere ricevuto in data 9 agosto u.s. ha riferito tramite una collaboratrice che sarebbe stato disponibile a farlo nella giornata successiva: solo che da quella data è entrato in ferie, dalle quali non è ancora rientrato) che sarà effettuata dalle ore 10:00 lunedì 20 agosto (cioè domani).

 

 


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