Come Monti, Casini e D’Alia hanno rilanciato il Governo Lombardo…

In politica, prima o poi, il potere si separa dagli stupidi. E’ un fatto normare. Quasi scientifico. In politica ci sono passaggi facili e passaggi difficili. Sbagliare un passaggio difficile, spesso, è nelle cose. Ci sta. Sbagliare un passaggio facile, invece, è da pivelli. In politica non bisogna mai ricompattare gli avversari. Al contrario, bisogna dividerli. In politica vince chi riesce a fare esplodere le contraddizioni nel campo avverso. In Sicilia, invece, da una decina di giorni a questa parte, assistiamo a una scena che ha dell’incredibile. Tre politici, o presunti tali, che, con i propri ripetuti errori, stanno rilanciando le regioni di un Governo regionale – il Governo Lombardo – che era quasi dimissionario. Vediamo che sta succedendo. (a destra, Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, foto tratta da it.wikipedia.org)

Intanto diciamo subito i nomi di questi tre ‘scienziati’ della politica. Il primo è Mario Monti, capo del Governo italiano, politicamente parlando, una frana. Il secondo è Pierferdinando Casini, numero uno dell’Udc nazionale, un uomo che tutti immaginavamo un grande stratega politico. Il terzo e Giampiero D’Alia, Senatore, coordinatore dell’Udc siciliana. Questi tre personaggi sono riusciti, nel giro di pochissimi giorni, a realizzare un obiettivo che il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, insegue senza fortuna da quasi dieci anni: unificare tutte le forze che si battono per il rilancio concreto dell’Autonomia siciliana. Vediamo, adesso, come sono riusciti aìin questa ‘impresa’.

La Regione siciliana è in crisi. Politica e finanziaria. E le responsabilità di questa crisi sono di quasi tutta la politica siciliana e, in particolare, dell’attuale Governo regionale. Invece di attendere la maturazione di una crisi che – lo ripetiamo – era già nei fatti, il Senatore D’Alia, vuoi perché di politica non ne ha mai ‘masticata molta, vuoi per la fretta di far cadere il Governo Lombardo, per affrontare la crisi finanziari che travaglia la Regione ha proposto un rimedio peggiore del male: il commissariamento della stessa Regione.

A chi, D’Alia, ha lanciato questa proposta ‘indecente’? Al suo ‘capo’ Casini, un uomo politico che della Sicilia non ha mai capito nulla. Casini – senza riflettere – ha ‘girato’ subito la proposta a Monti, cioè al capo del Governo del nostro Paese che il suo partito – l’Udc – tiene in vita insieme con Pdl e e Pd.

Da qui la ‘famigerata’ lettera della scorsa settimana, nella quale Monti, inopinatamente, lascia trapelare l’idea di commissariare la Sicilia. Né Monti, né Casini, né D’Alia si rendono conto:

a) di stare calpestando lo Statuto autonomistico siciliano che fa parte della Costituzione e, quindi, di stare calpestando la stessa Costituzione;

b) di soffiare sul fuoco di un sicilianismo che non è mai scomparso, che la crisi economica e politica degli ultimi quattro anni ha risvegliato e che l’ormai imminente crisi dell’euro potrebbe rilanciare.

Errare è umano, perseverare… Non contento di di aver portato Casini e il Governo nazionale su un terreno assai ‘scivoloso’, D’Alia, la scorsa settimana, è tornato a insistere sul commissariaento della Regione siciliana, in forza di un improprio richiamo all’articolo 120 della Costituzione. Il richiamo di D’Alia all’articolo 120 della Costituzione, non è casuale: con questo richiamo il coordinatore del’Udc siciliana sta dicendo a chiare lettere che, per lui, la Sicilia è una Regione a Statuto ordinario, che l’Autonomia non serve a nulla e, anzi, ha prodotto solo danni. E che, quindi, può essere messa sotto i piedi commissariando la Sicilia in base all’articolo 120 della Costituzione.

Insomma: quello che ci vuole per fare incazzare di più i tanti siciliani che già non ne possono più di vedere la propria Regione e l’Autonomia siciliana oltraggiata da una classe politica pessima. Quella di D’Alia – e di Casini e Monti che gli tengono bordone – è una provocazione. Della serie: noi della vostra Autonomia ci facciamo un baffo!

Questo atteggiamento sprezzante nei confronti dell’Autonomia siciliana, lo ripetiamo, ha mandato su tutte le furie i tanti, tantissimi autonomisti siciliani. Che sono molti di più di quanto il Senatore D’Alia immagini.

Così succede che tanti autonomisti, che fino a qualche giorno fa erano molto critici verso il Governo Lombardo e verso l’Mpa, considerano, adesso, questo Governo regionale (e lo stesso Mpa) il minore dei mali e, in ogni caso, un alleato quasi naturale contro le ingerenze romane.

Senatore D’Alia: lei ha compiuto un ‘capolavoro’ politico. E lo ha fatto senza nemmeno rendersi conto di quello che ha combinato e di quello che succederà nelle prossime settimane.

La manifestazione di oggi – quella prevista a Palermo contro l’ufficio del commissario dello Stato – è soltanto l’inizio di una fase politica e sociale che sortirà effetti politici e sociali non facilmente calcolabili.

 

 

 

 


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In politica, prima o poi, il potere si separa dagli stupidi. E’ un fatto normare. Quasi scientifico. In politica ci sono passaggi facili e passaggi difficili. Sbagliare un passaggio difficile, spesso, è nelle cose. Ci sta. Sbagliare un passaggio facile, invece, è da pivelli. In politica non bisogna mai ricompattare gli avversari. Al contrario, bisogna dividerli. In politica vince chi riesce a fare esplodere le contraddizioni nel campo avverso. In sicilia, invece, da una decina di giorni a questa parte, assistiamo a una scena che ha dell’incredibile. Tre politici, o presunti tali, che, con i propri ripetuti errori, stanno rilanciando le regioni di un governo regionale - il governo lombardo - che era quasi dimissionario. Vediamo che sta succedendo. (a destra, palazzo chigi, sede della presidenza del consiglio dei ministri, foto tratta da it. Wikipedia. Org)

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