Appello ai siciliani liberi: “Basta con i partiti nazionali, scendiamo in campo per la nostra terra”

A tutti coloro che hanno sinora votato o militato nei partiti politici tradizionali, vedendo sistematicamente mortificate le loro istanze per il bene della Sicilia,

A tutti coloro che credono nella Costituzione della Repubblica Italiana, compresa quella parte di essa mai attuata che è lo Statuto della Regione Siciliana,

A tutti coloro che pensano che i “mercati” siano fatti per l’uomo e non l’uomo per i “mercati”, e che pensano che i lavoratori, gli imprenditori, i cittadini tutti siano soprattutto i destinatari dei frutti del lavoro e non solo oggetto o fattore della produzione ridotto a merce,

A tutti coloro che ancora sognano per la nostra Terra un futuro normale, in cui ogni persona possa realizzare se stessa, costruire la propria vita, senza sentire più mortificanti litanie sul sottosviluppo, la colonizzazione, la disoccupazione, l’emigrazione, il degrado, la corruzione, il malaffare, in una parola il lento annientamento di una delle terre più belle e ricche che ci siano al mondo,

A tutti coloro che vogliono tornare ad essere orgogliosi di essere e dirsi Siciliani, in Italia, in Europa e nel Mondo.

Ci sono momenti storici in cui non si può restare a guardare gli “altri” che fanno politica. Gli “altri” siamo noi. Mai, come adesso, i Siciliani hanno l’opportunità e anche il potere di prendere di nuovo in mano il loro destino. Ma, per fare questo, dobbiamo uscire dalla visione di “cortile” che ci ammorba: sei di destra? di sinistra? mi devo alleare con quello? Ma c’è anche quell’altro e allora non ci sto! e chi “c’è dietro”? Basta! Sono tutte divisioni ipocrite. L’unica discriminante sulla quale bisognerebbe confrontarsi è quella della difesa della Sicilia e dei suoi interessi vitali.
Da un lato c’è chi intende perpetuare, dietro le contese politiche di maniera, l’eterno colonialismo che affoga la Sicilia, e con esso il feudalesimo dei grandi e piccoli potenti, con le loro immonde clientele. Dall’altro c’è chi ha finalmente capito che quell’epoca è finita e non resta altro che una vera e propria rivoluzione di popolo, in cui i Siciliani si riprendono il loro paese, e cominciano ad essere “autonomi dentro”, prima ancora che esserlo solo da un punto di vista formale, dipendendo poi in tutto e per tutto da fuori.
Non è solo una questione identitaria, anche se l’identità del Popolo Siciliano, la sua storia, i suoi peculiari interessi, giustificano di per sé questa presa di coscienza e questa ripresa in mano della propria storia dopo tanto sonno o semiveglia. Non è però solo questo; è anche una questione di semplice sopravvivenza. La Sicilia non ce la fa più, schiacciata da duecento anni circa di subalternità politica alla Penisola, da centocinquant’anni di colonialismo interno, e ora soggetta pure allo strozzinaggio dei poteri forti della globalizzazione e di un’Europa che, se non rifondata dalla base, ci appare fallita e senza più alcun futuro.
Non è il tempo delle mediazioni, del politichese. Qui, se continuiamo ad essere troppo “educati”, ci tolgono il pane, ci tolgono tutto, il presente come il futuro. E in più il sistema politico “ufficiale” è a un passo dal collasso. Basta uno strattone e viene giù tutto.
Ma saremo capaci di raccogliere questa eredità con una classe dirigente completamente rinnovata? Secondo me sì, ma dobbiamo anche con intelligenza mutuare una parte, la meno peggiore, di quella attuale. Il settarismo purista e la pura testimonianza non servono nei momenti rivoluzionari quale quello che stiamo vivendo. Noi oggi POSSIAMO incidere e DOBBIAMO incidere.
E per questo che mi risolvo ad uscire dal mio isolamento di studioso e a rivolgere un appello che, se adeguatamente raccolto, può stroncare sul nascere tanto i desideri di continuare come se nulla fosse il ménage attuale, quanto quelli di progettare una vera e propria “restaurazione” dei partiti italiani in Sicilia, proprio gli stessi che ci hanno condotto al collasso e alla disperazione. Dobbiamo scardinare questo progetto e lo possiamo fare soltanto unendo le forze, creando un grande blocco sociale e politico che sia unito su poche cose importanti e che decida democraticamente sulle altre.
Ebbene sì, alla fine ci vuole una macchina politica. Chiamatela “partito”, chiamatela “movimento”, chiamatela come vi pare, ma ci vuole. Se non si costituirà, magari per ora come “costituente”, ma meglio sarebbe ancora se saprà poi organizzarsi in maniera democratica ma unitaria, allora non ci sarà alcuno spazio per la riscossa e saremo sconfitti ad uno ad uno, nella nostra debolezza e nella nostra solitudine.
Per questo lancio un appello, che è anche una sfida, a tutte le formazioni politiche non subalterne agli interessi dei partiti nazionali, a tutti i circoli, a tutti i movimenti, ma soprattutto ai Siciliani. Se siete d’accordo su un programma, perché andate divisi? Ambizioni? Personalismi? La Sicilia vi giudicherà per questo. Timore di contare poco nella nuova formazione? Conterà chi avrà più consenso. Si chiama democrazia! Chi si tirerà fuori resterà isolato, e non conterà nulla.

Credo che il discrimine, tra chi vorrebbe dirsi di nuovo orgoglioso di essere Siciliano e tagliare completamente i ponti con decenni di pratiche impresentabili e chi è servo dentro, dovrebbe essere almeno il seguente:
1- Applicazione integrale e radicale dello Statuto della Regione Siciliana:
a) Completa autonomia finanziaria e tributaria della Regione che potrà creare un proprio ordinamento tributario e una propria fiscalità di vantaggio e si vedrà attribuire la totalità delle entrate pubbliche maturate nel territorio della Regione, acque territoriali incluse, salve le poche transazioni tra Sicilia e Italia espressamente previste dallo Statuto,
b) Passaggio totale di funzioni dallo Stato alla Regione, con la sola eccezione degli esteri e della difesa e costituzione dell’amministrazione statale nell’isola, per le sole materie soggette a legislazione esclusiva statale, in Ministero della Repubblica posto alle dipendenze del Presidente della Regione,
c) Integrazione dei Trattati europei con un protocollo in cui siano garantiti i diritti costituzionali della Sicilia;
2- Moneta complementare regionale, emessa da Banca Centrale Regionale pubblica, la quale svolga nell’Isola anche le funzioni di Banca Centrale e come tale partecipi all’emissione di euro; richiesta di ridefinire le condizioni di partecipazione dell’Italia all’Euro (superamento delle logiche neo-liberiste del pareggio di bilancio e creazione di trasferimenti fiscali intracomunitari perequativi) come condizione per restare nell’Unione Monetaria;
3- Fissazione di diritti minimi del contribuente, fra i quali una aliquota massima di reddito oltre la quale non è possibile tassare, un reddito minimo intassabile, revisione dei criteri di riscossione per renderli più sopportabili, impignorabilità della casa di prima abitazione che non sia di lusso, aliquota massima da porre anche su IVA e accise petrolifere;
4- Pubblica amministrazione: cura dimagrante con l’abolizione di tutti gli enti e commissioni pubbliche inutili e di tutti i livelli intermedi di sottogoverno parassitari; ridefinizione razionale degli organici ma anche riqualificazione delle risorse pubbliche con adeguamento dei livelli retributivi generali a soglie dignitose e premi di produttività basati su criteri oggettivi; superamento progressivo del dramma del precariato con inquadramento di tutti gli esuberi in un ruolo unico e, se necessario, accordo finanziario a termine con lo Stato per rientrare, a tappe forzate, nell’arco di un decennio da tutti gli esuberi: chi sarà regolarizzato, chi accompagnato alla pensione, chi sostenuto da interventi assistenziali, differenziando le posizioni ma senza alcuna “macelleria sociale”;
5- Politica industriale a sostegno del settore agricolo, della pesca e dell’agro-alimentare: controlli sulla qualità dei prodotti importati, realizzazione di infrastrutture e favore per la formazione di consorzi di settore che aumentino il potere contrattuale delle imprese, favore per la filiera corta e per le esportazioni di beni qualitativamente eccellenti; revisione delle politiche comunitarie improntate alla globalizzazione;
6- Energia da fonti rinnovabili diffusa nella produzione e nella distribuzione; controllo pubblico regionale sulle grandi fonti di energia e sulla trasmissione; politiche selettive di esportazione di energia finalizzate al mantenimento di un basso costo di approvvigionamento locale e di redditi e tributi per la comunità siciliana nel suo complesso;
7- Proprietà pubblica inalienabile sui beni indisponibili (con eventuale gestione lucrativa privata sotto controllo pubblico) e mantenimento di centralità del ruolo pubblico nei campi dell’istruzione, della sanità, della previdenza e dei servizi a rete (raccolta e smaltimento rifiuti, acqua, energia, …);

8- Difesa del credito e del risparmio siciliano con una presenza attiva della Regione e incentivo alle banche che mantengono in Sicilia i loro centri decisionali e le loro sedi legali;
9- Difesa “militare” del patrimonio ecologico, naturale, ambientale e culturale della Sicilia da ogni tipo di svendita o speculazione;
10- Investimento privilegiato delle risorse pubbliche in cultura, istruzione, ricerca e infrastrutture produttive, in particolare per il trasporto interno all’isola ed esterno/internazionale;
11- Politica culturale identitaria a difesa della Sicilianità: costituzione di un servizio pubblico di informazione siciliano e introduzione OBBLIGATORIA della storia, lingua e cultura siciliana nelle scuole, con riconoscimento del Siciliano quale lingua regionale tutelata ai sensi della Carta Europea delle lingue regionali e minoritarie;
12- Requisiti minimi di onorabilità e preparazione fissati per i candidati a tutte le consultazioni.
Questo il programma di massima. Chiunque lo voglia realizzare, senza compromessi e nella misura in cui avrà il sostegno dei Siciliani, sarà considerato amico dei siciliani stessi. Da alcuni contatti avuti in questi giorni il sostegno e l’entusiasmo sono diffusi e generali. Altri contatti seguiranno nei prossimi giorni.
Se non si dovesse raggiungere la massa critica, pazienza. Lasceremo che la politica siciliana vada verso il proprio destino. Potremo dire di averci provato. Ma se – come sembra – la scelta venisse raccolta da più parti, senza veti e senza condizioni, allora organizzeremo una grande Assemblea dei Siciliani, possibilmente in un luogo simbolicamente importante, per lanciare in grande stile la costituente per un nuovo soggetto politico Siciliano che potrà cambiare il destino della nostra Terra.
È il nostro momento, il momento di un nuovo Vespro. Forse, alla fine di tutto ciò, consegneremo a noi e ai nostri figli una Sicilia libera, ricca e finalmente rispettata nel mondo.
W la Sicilia!

Massimo Costa*

Docente di Economia Aziendale all’Università di Palermo


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