La strage dei piccoli tonni

Le abitudini alimentari sbagliate, spesso, sono le più dure a morire. Succede ovunque, succede in Italia, succede a Palermo e dintorni. Dove, da luglio a settembre, non è difficile incontrare, lungo le strade, bancarelle che vendono piccoli esemplari di tonno da un chilogrammo o giù di lì. Un delitto contro la natura e contro la ragione. 

L’aspetto più incredibile di questa storia è che, da almeno cinque anni, l’Iccat, l’organizzazione internazionale che tutela i grandi pesci pelagici in tutti i mari del mondo, ha posto sotto osservazione il Tonno Rosso del Mediterraneo. Il perché è semplice: questa specie di Tonno – unica per le carni pregiate – è oggetto di una pesca eccessiva. Da qui l’intervento dell’Iccat per tutelarla.

Per la cronaca, va detto che oggi la pesca del Tonno Rosso del Mediterraneo è esercitata da imbarcazioni che arrivano da tanti Paesi del mondo. Tutti allettati dalla possibilità di vendere questa specie di Tonno ai giapponesi (che pagano molto bene gli esemplari di Tonno Rosso del Mediterraneo, considerato, non a torto, il migliore per la preparazione del sushi e del sashimi).

Da almeno cinque anni le polemiche si sprecano. Con i pescatori – italiani in testa – che lamentano regole troppo restrittive (l’Iccat impone ad ogni Paese le cosiddette ‘quote’: ovvero la possibilità di catturare solo un certo numero di esemplari di Tonno Rosso del Mediterraneo durante la stagione di pesca).

Non mancano i controlli. E, spesso, fioccano multe piuttosto salate per chi contravviene alle direttive impartite dall’Iccat, direttive che ogni Paese del mondo è tenuto a rispettare.

Questo, per grandi linee, lo scenario. Dunque, se un’imbarcazione da pesca cattura un esemplare di Tonno Rosso del Mediterraneo in più rispetto a quanto stabilito, ebbene, si becca una pesantissima contravvenzione. Si parla, ovviamente, di esemplari che pesano centinaia di chilogrammi.

Dopo di che, a Palermo e dintorni, a quanto pare, sembra normale – per esempio, per i cosiddetti pescatori sportivi – pescare tonni di appena un chilogrammmo e, magari, venderli. Una follia. Perché ogni esemplare di questa specie è destinata a raggiungere un peso di centinaia di chilogrammi. Possibile che nessuno controlli quello che avviene? Possibile che in Sicilia non si riesca a regolamentare la pesca sportiva, impedendo, ad esempio, questo scempio ecologico? 

Si fa di tutto per tutelare gli esemplari adulti di Tonno Rosso del Mediterraneo e nessuno, invece, si occupa e si preoccupa di impedire la pesca dei piccoli esemplari di questa specie. Una contraddizione tutta italiana. Definire la pesca dei piccoli Tonni di questa specie una strage ecologica è poco. Ma tant’è.

C’è di più. Se c’è un pesce che va conservato bene – soprattutto in questo periodo, viste le alte temperature di questi giorni – ebbene, questo è il pesce azzurro. I piccoli esemplari di Tonni – che, lo ribadiamo, non dovrebbero assolutamente essere pescati – rientrano, per l’appunto, tra il pesce azzurro.

Non sempre le bancarelle allestite lungo le strade sono munite di celle frigorifere. E, talvolta, non sono nemmeno provviste di ghiaccio. Cosa, questa, che diventa estremamente pericolosa per i possibili consumatori di pesce azzurro.

Il pesce azzurro in presenza di alte temperature e in assenza di ghiaccio si altera facilmente. L’alterazione delle carni di questi pesci provoca la produzione di sostanze simili all’istamina. Ingerendo pesce azzurro non conservato correttamente – cosa che in questo periodo può succedere – si va incontro a quella che viene definita la “Reazione da sgombroidi”: prurito e arrossamento di varie parti del corpo nelle forme lievi, disturbi più gravi, fino allo shock anafilattico, nelle forme severe. In pratica, con un shock provocato dall’ingestione di pesce azzurro mal conservato si può pure passare a miglior vita.

Diciamo questo perché – sempre in questi giorni, e sempre a Palermo e dintorni – non sono mancati i casi di “Reazione da sgombroidi”, per fortuna lievi.

Riassumendo. Si pescano pesci che non dovrebbero essere pescati. E, qualche volta, finiscono sulle tavole dei consumatori anche se mal conservati. Peggio di così…

Foto in alto e in prima pagina tratta da domusdejanas.org

 

 


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