La Sicilia che vorrei

Dal professor Massimo Costa, tra i massimi esperti in tema di Autonomia siciliana, riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Possiamo tentare in Sicilia una Rivoluzione nel metodo politico? Proviamoci! Siamo già in campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane, forse le più convulse della nostra storia. La confusione regna sovrana e, nella confusione, c’è il rischio che un voto disarticolato, imprevedibile, si orienti verso la conservazione dell’esistente, magari solo per inerzia o per incapacità della società civile di organizzarsi per darsi una degna rappresentanza politica.
Possiamo cominciare noi cittadini in prima persona, prima di parlare di presidenti, partiti o candidati, a parlare di politica, a parlare della Sicilia che vorremmo? Per queste elezioni, certo, ma guardando anche oltre. Secondo me è un dovere morale. Stringiamo partiti e coalizioni davanti ad alcune domande. Vediamo che ne pensano. Aiutiamo a formare i programmi elettorali. Le “promesse” elettorali sono un impegno che poi in qualche modo dovrà essere onorato.
Da dove iniziare? Ognuno vale uno. E pertanto mi permetto di sottoporre ai miei concittadini la “politica che vorrei”, partendo dall’assunto ovvio che sarei disposto a dilazionare qualcosa se il “possibile” non si coniugasse bene con il “desiderabile”. Ma è sul desiderabile che dobbiamo intenderci, altrimenti non sapremo mai qual è l’agenda politica che altri dettano per noi. La vera Rivoluzione Siciliana, quella che ancora non è mai successa nella storia, consiste nello scrivere noi quest’agenda. Ognuno per parte sua.
Che governo vorrei nei prossimi cinque anni? Chi mi conosce penserà che voglio un governo che dia finalmente attuazione alla nostra Carta di Autonomia rivoluzionaria. Certo, ma quella è solo uno strumento. Parliamoci chiaro: se la Sicilia non saprà opporsi al colonialismo esterno e ai privilegi parassitari interni, a che servirà da sola quella Carta? Se la Sicilia non sceglierà di fare una Rivoluzione che arresti lo strozzinaggio globalizzato, a che servirà tanto Autonomismo? A nulla. È qui che inizia la nuova Europa, come nel 1848. Siamo in grado di farlo, issando la nostra secolare Trinacria, vessillo di libertà e di benessere.
Il Governo siciliano che vorrei, il partito che voterei, dovrebbe sposare almeno questi venticinque punti essenziali.
Buona lettura e riflessione.
1- Applicazione integrale e radicale dello Statuto della Regione Siciliana per costituire la Sicilia come una Regione-Stato confederata all’Italia e legata ad essa nei limiti stretti riconosciuti dallo Statuto stesso, e più in particolare:
a. Completa autonomia finanziaria e tributaria della Regione che potrà creare un proprio ordinamento tributario, una propria fiscalità di vantaggio, che potrà abbattere il cuneo fiscale e previdenziale tra retribuzioni e costo del lavoro e si vedrà attribuire la totalità delle entrate pubbliche maturate nel territorio della Regione, acque territoriali incluse, salve le poche transazioni tra Sicilia e Italia espressamente previste dallo Statuto e, laddove questo non disponga diversamente, dalla Costituzione;
b. Passaggio totale di funzioni dallo Stato alla Regione (o agli enti locali per ulteriore delega), con le sole eccezioni delle funzioni relative a esteri e difesa e, per le sole materie soggette a legislazione esclusiva statale (interni, giustizia), costituzione della residua amministrazione statale nell’isola in Ministero della Repubblica posto alle dipendenze del Presidente della Regione;
c. Integrazione dei Trattati europei con un protocollo in cui siano garantiti i diritti costituzionali della Sicilia;
2- Moneta complementare regionale, emessa da Banca Centrale Regionale pubblica, la quale svolga nell’Isola anche le funzioni di Banca Centrale e come tale partecipi anche all’emissione della moneta legale; richiesta di ridefinire le condizioni di partecipazione dell’Italia all’Euro (superamento delle logiche neo-liberiste del pareggio di bilancio e creazione di trasferimenti fiscali intracomunitari perequativi) come condizione per restare nell’Unione Monetaria;
3- Fissazione di diritti minimi del contribuente, fra i quali una aliquota massima di reddito oltre la quale non è possibile tassare, un reddito minimo intassabile, revisione dei criteri di riscossione per renderli più sopportabili, impignorabilità della casa di prima abitazione che non sia di lusso, aliquota massima IVA al 15 %;
4- “Cura dimagrante” per la pubblica amministrazione con l’abolizione di tutti gli enti e commissioni pubbliche inutili e di tutti i livelli intermedi di sottogoverno parassitari; ma anche riqualificazione delle risorse pubbliche con adeguamento dei livelli retributivi generali a soglie dignitose e premi di produttività basati su criteri oggettivi;
5- Superamento progressivo del dramma del precariato con inquadramento di tutti gli esuberi in un ruolo unico che sarà impiegato in attività pubbliche marginali con norme drastiche affinché non se ne crei di nuovo e obbligo di ricorrere a concorso per qualunque posizione pubblica a venire; nessuno sarà comunque licenziato ma da questo ruolo saranno progressivamente accompagnati alla pensione o, laddove le loro qualifiche servano per il normale turn-over della pubblica amministrazione, all’immissione in servizio nei ruoli pubblici, ma sempre a mezzo di concorsi con una quota di posti riservati ai precari non superiore al 30 %;
6- Politica sociale orientata alla stabilità del posto di lavoro ed alla facilità di accesso all’acquisto della prima casa; la competitività delle imprese dovrà passare dalla qualità distintiva dei beni e servizi prodotti in Sicilia, dall’intensità di conoscenza incorporata nei prodotti e non dallo sfruttamento e dall’emarginazione dei lavoratori;
7- Politica industriale a sostegno del settore agricolo, della pesca e dell’agro-alimentare: controlli sulla qualità dei prodotti importati, realizzazione di infrastrutture e favore per la formazione di consorzi di settore che aumentino il potere contrattuale delle imprese, favore per la filiera corta e per le esportazione di beni qualitativamente eccellenti; revisione delle politiche comunitarie improntate alla globalizzazione;
8- Energia da fonti rinnovabili diffusa nella produzione e nella distribuzione; controllo pubblico regionale sulle grandi fonti di energia e sulla trasmissione; politiche selettive di esportazione di energia finalizzata al mantenimento di un basso costo di approvvigionamento locale e di redditi e tributi per la comunità siciliana nel suo complesso;
9- Favore generalizzato di legge per la famiglia, soprattutto quella con figli e per le imprese a conduzione familiare; aiuti economici e sociali concreti alle madri come cardine della politica di genere;
10- Reddito minimo di cittadinanza per le persone in condizione non professionale, né pensionate: minori, casalinghe, studenti universitari, disoccupati;
11- Politica di apertura al mondo e di integrazione delle comunità di immigrati inserite nel tessuto sociale siciliano, ma nel più ferreo principio di legalità e con un favor legis comunque accordato ai Siciliani, nell’assegnazione di lavoro, redditi e servizi sociali, e con il favore per il rientro dei Siciliani della diaspora;
12- Percentuale di almeno un quinto della spesa pubblica dedicata alla costruzione di infrastrutture produttive, e in particolare di trasporto interno all’isola ed esterno/internazionale, al fine di fare della Sicilia il vero hub dell’Euro-Mediterraneo;
13- Proprietà pubblica inalienabile sui beni indisponibili (con eventuale gestione lucrativa privata sotto controllo pubblico) e mantenimento di centralità del ruolo pubblico nei campi dell’istruzione, della sanità, della previdenza e dei servizi a rete (raccolta e smaltimento rifiuti, acqua, energia, …);
14- Difesa del credito e del risparmio siciliano con la separazione delle funzioni del credito (sottoposte a vigilanza pubblica e con una presenza attiva della Regione) da quelle speculative; nel risparmio sono comprese anche le forme di raccolta diretta per mezzo di strumenti finanziari e il comparto assicurativo; sono incentivate le banche che mantengono in Sicilia i loro centri decisionali e le loro sedi legali;
15- Difesa “militare” del patrimonio ecologico, naturale, ambientale e culturale della Sicilia contro ogni tipo di speculazione, interna o esterna;
16- Difesa della salute dei Siciliani attraverso la tutela dell’ambiente, dei consumatori e la promozione di prevenzioni e stile di vita rispetto alla sanità vera e propria e alla spesa per farmaci;
17- Legalità ad ogni livello contro ogni forma di mafia o di corruzione, con indagini sistematiche sulla presenza di lobby che degradino il sistema democratico e sulla complessiva sicurezza dell’isola da attacchi esterni;
18- Definizione del Principio di Sussidiarietà orizzontale e verticale per mezzo di indicatori concreti, fissati normativamente, che spostino secondo criteri razionali i livelli decisionali quanto più possibile vicino ai cittadini;
19- Obbligo di Bilancio economico, sociale ed ambientale per tutti i livelli di amministrazione pubblica ed incentivo per quelli privati; adeguate forme di revisione e controllo;
20- Finanziamento dello sport, della cultura e del settore no-profit secondo criteri trasparenti e concorrenziali in cui non rilevi la “appartenenza politica” delle organizzazioni ma il concreto servizio dato dalle stesse;
21- Investimento privilegiato delle risorse pubbliche in cultura, istruzione e ricerca;
22- Politica culturale identitaria a difesa della Sicilianità: bilinguismo, storia, tradizioni, produzioni culturali locali di ogni tipo, formazione e informazione “siciliana”;
23- Rinnovo della politica attraverso leggi elettorali in cui sia privilegiato il “candidato” e il suo rapporto diretto con gli elettori rispetto al “partito” e in cui sia incentivata la democrazia partecipata e la discussione aperta a tutta la cittadinanza sulle politiche da adottare;
24- Strategia politica fondata sulla presenza di forze politiche regionali fondate unicamente sulla condivisione di pochi punti programmatici ideali e condivisi (quali ad esempio questi o altri) che sottintendono un definito modello di società, con dibattito democratico su ogni altro tema, e con la presentazione di liste proprie senza alcuna interferenza dalle forze politiche “nazionali”; possibilità di cartelli elettorali “tecnici” con altre formazioni politiche italiane che non si presentano in Sicilia al solo fine di superare gli sbarramenti elettorali alla Camera o all’Europarlamento; posizione contraria a tali sbarramenti “nazionali” ma non a sistemi maggioritari (premi, sbarramenti, collegi uninominali) che operino esclusivamente su scala regionale o locale, purché realmente giustificati dall’esigenza della governabilità e purché non siano strumenti per ridurre la possibilità di ricambio politico o che impediscano il diritto di tribuna alle formazioni politiche minori;
25- Favore per una strutturazione sindacale ed associazionistica regionale siciliana ad ogni livello per superare le “cinghie di trasmissione” dei poteri forti italiani attraverso le rispettive organizzazioni nel territorio.

 

Trattativa Stato-Regione, il prof Costa: “La rivoluzione siciliana è cominciata”

 


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