L’antimafia di Lumia tra acqua, rifiuti e Asi

dall’ex sindaco di Racalmuto
Salvatore Petrotto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Do sempre da mangiare agli affamati, e da bere agli assetati. Non do corda ai disperati”. Giuseppe Sottile.

Crediamo che non poteva essere data migliore risposta alla replica del senatore Beppe Lumia, all’articolo pubblicato da Live Sicilia a firma del vicedirettore del giornale di Giuliano Ferrara IL FOGLIO, dal titolo ‘L’Antimafia del Silenzio’, o per meglio dire, l’Antimafia degli Affari.

Ha infatti un bel dire l’ex presidente della commissione nazionale Antimafia, Senatore Lumia, quando, a proposito dell’appoggio garantito al Governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo, sostiene di avere avviato una stagione di riforme.

Le conosciamo bene le riforme a cui fa riferimento il senatore Lumia, le abbiamo sperimentato a nostre carissime spese, sotto tutti i profili, economici, politici e soprattutto affaristici.

Mi riferisco, ad esempio, alla vicenda degli ATO rifiuti. Invito il Senatore Lumia a rispondermi se è giusto che, per 5 anni consecutivi, vengono affidati senza gara, in proroga più, di trecento milioni di euro alle stesse ben individuate ditte agrigentine che sono la SAP e l’ISEDA, in maniera illegittima e violando tutte le leggi in materia di appalti e di raccolta dei rifiuti.

E Totò Cuffaro, in questo caso non c’entra niente; o forse sì, se ci riferiamo ad alcuni anni fa, quando Lombardo e Cuffaro, assieme, nell’Udc di Casini, in Sicilia dettavano legge!

Ci spieghi un po’, Senatore Lumia: qual è la differenza tra i due? Per scendere sul terreno della concretezza, vogliamo parlare di un ATO commissariato da tre anni, quale quello della Città dei Templi? Con la regia della Regione, in piena continuità con quanto già deciso ai tempi di Cuffaro, su diktat del Governo Lombardo, ci si è avvalsi di un commissario liquidatore. Sapete per fare cosa? Per attuare quella ‘riforma’ su rifiuti sbandierata ai quattro venti dal Senatore Lumia.

Volete conoscere i risultati? Dopo tre anni di commissariamento anziché liquidare quest’ATO sconquassato e che ha fatto fallire tutti quanti i 19 Comuni agrigentini, il commissario liquidatore, dottoressa Teresa Restivo, sapete che ha fatto? Ha rinviato tale decisione a data da destinarsi, semplicemente per continuare ad affidare, illegittimamente, in proroga per altri tre anni, alle stesse ditte altri 200 milioni di euro di servizi, garantiti in maniera pessima ed a costi triplicati rispetto a quando erano gestiti direttamente dai Comuni! E’ questa la riforma degli ATO rifiuti in Sicilia di cui lei parla, caro Senatore Lumia?

Qual è la differenza tra il Governo Cuffaro e quello Lombardo? Ce lo spieghi meglio, che non l’abbiamo capito. Ho voluto solo portare un esempio, quello agrigentino, ma in tutta la Sicilia, dai tempi di Cuffaro ad oggi, la situazione è notevolmente peggiorata!

Appalti illegali denunciati – anche dal sottoscritto – alla Procura della Repubblica di Agrigento. E anche segnalati alla Procura della Corte dei Conti di Palermo, attraverso un esposto inoltrato dalla Sezione di Controllo della stessa Corte dei Conti di Sicilia.

Da tali denunce emerge una tragica e lampante verità, di cui tutti i siciliani si sono accorti tranne lei, Senatore Lumia, che continua a magnificare ‘riforme’ che appartengono alla sua immaginazione e alla sua demagogia.

Con la gestione Lombardo – e con il Pd siciliano che appoggia lo stesso Governo Lombardo – gli ATO Rifiuti, in Sicilia, con l’escamotage di una riforma che non si attua mai, fanno ricorso a continue dilazioni e proroghe illegali, favorendo, così, il sistematico ed illegittimo affidamento di servizi, sempre alle stesse ditte. E’ stato così che si sono accumulati svariati miliardi di euro di debiti. Debiti che continuano a pagare Comuni, imprese e famiglie, che non ce la fanno più a sostenere i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti tra i più alti d’Italia.

Senatore Lumia, chieda al suo amico Giuseppe Catanzaro, vice presidente di Confindustria Sicilia, titolare nell’Agrigentino, della megadiscarica di Siculiana, come vanno le cose dalle nostre parti, cioè nell’Agrigentino. Ma, la prego, non mi faccia del male se le dico queste cose. Già ho pagato un prezzo spropositato per averle denunciate alla Procura della Repubblica di Agrigento.

Se vuole, sostenga la mia denuncia penale, relativa alla politica del malaffare dei rifiuti ed anche dell’acqua, portata avanti in Sicilia, dal suo Governo regionale, quello delle grandi riforme che lei rivendica.

Sull’acqua, dovremmo sciacquare altri panni sporchi, e per giunta andando in giro per tutta la Sicilia, da Catania, a Palermo, sino ad arrivare ad Agrigento. Si faccia spiegare dal fratello di Raffaele Lombardo, il suo collega parlamentare Angelo, come sono andate le cose a Catania ed Agrigento, con l’ACOSET e GIRGENTI ACQUE, attraverso delle fusioni societarie che sono al vaglio della magistratura agrigentina e catanese.

Su questi rapporti e tanto altro ancora si è soffermato il Maggiore del ROS (Reparto Operativo Speciale) dei Carabinieri di Catania, Lucio Arcidiacono, nel corso dell’ultima udienza del processo a carico del governatore Lombardo e di suo fratello Angelo per concorso esterno in associazione mafiosa.

“Tra le dinamiche ricostruite dal Maggiore del Ros, anche gli interessi criminali dietro diversi grossi appalti siciliani degli ultimi anni. Quelli di Vincenzo Aiello per il parco commerciale Tenutella – oggi Centro Sicilia – e l’apertura di punti vendita Eurospin ad Agrigento. E ancora quello per il parco tematico di Regalbuto, “un progetto per cui servivano 700 milioni di euro, 100 dei quali stanziati dallo Stato, con l’autorizzazione della Commissione Europea, ma a cui erano interessate anche le famiglie mafiose di Catania e Palermo”. Appalti gestiti con un semplice sistema di spartizione: “Il 20 per cento alla mafia, il due alla politica e il resto all’imprenditoria”.

L’Acoset di Catania – la società per la gestione dei servizi idrici, il cui consigliere di amministrazione dal 2004 al 2006 era Angelo Lombardo, fratello di Raffaele, il presidente della Regione – sul finire del 2007 crea una società, nell’Agrigentino, assieme ad alcuni soggetti privati ed enti pubblici (Agrigento e tutti i Comuni del consorzio del Voltano), denominata Girgenti Acque.

Recentemente, un nome su tutti è tornato alla ribalta, quello dell’imprenditore agrigentino Marco Campione, attuale amministratore delegato di Girgenti Acque, nonché, con il suo 51 per cento, azionista di maggioranza di detta società, destinata a gestire per trent’anni i servizi idrici nei 43 Comuni della provincia di Agrigento. Altro che servizio idrico pubblico!

Nelle ‘casse’ di Girgenti acque dovrebbero affluire – nel nostro caso il condizionale è d’obbligo – fondi pubblici stanziati dall’Unione Europea, per svariate centinaia di milioni di euro. Si stima che gli utili della gestione di Girgenti Acque, prima nelle mani del catanese Giuseppe Giuffrida, uomo di Lombardo, oggi interamente controllata da Marco Campione e da alcuni suoi soci privati, dovrebbero ammontare ad oltre un miliardo di euro. Grazie, anche, ai fondi europei stanziati dal Governo Lombardo del quale fa parte, in qualità di assessore all’Economia, l’avvocato Armao. Ci riferiamo allo stesso Armao che ha espresso il parere legale per garantire che, da Bruxelles, passando per la Catania di Angelo e Raffaele Lombardo, un fiume di soldi affluisse ad Agrigento, per essere gestiti direttamente, senza alcun’altra gara, da Girgenti Acque! Non sa nulla lei, di queste storie, onorevole Lumia?

Adesso, proprio Girgenti Acque ed il suo amministratore delegato, presso il Tribunale di Catania, oltre che in quello di Agrigento, è nel mirino anche per i suoi stretti rapporti politico-imprenditoriali più recenti ed altro ancora…

Tali ingenti previsioni di spesa pubblica a fondo perduto, in favore di Girgenti Acque, sono state possibili grazie al Governo Lombardo e, prim’ancora, attraverso un parere dell’avvocato Gaetano Armao, oggi ancora, anche se per poco, assessore regionale all’Economia. Parere, che risale al 2007, che sana una serie di conflitti d’interesse e dà il via libera, con il relativo contratto trentennale, a Campione e soci.

E’ stato proprio grazie a quel parere, costato per la cronaca trecentomila euro che, infatti, nel dicembre del 2007, l’allora presidente dell’ATO idrico di Agrigento, l’attuale deputato nazionale, l’alfaniano Vincenzo Fontana, firma un contratto contro il quale presentano ricorso venti Sindaci, compreso il sottoscritto, all’epoca dei fatti, sindaco di Racalmuto.

E’ questa la pubblicizzazione dell’acqua a cui lei fa riferimento caro Senatore Lumia?

Ad Agrigento la gestione dei servizi idrici è totalmente nelle mani di un signore, un privato cittadino, di nome Marco, di cognome, Campione. Già condannato in via definitiva dalla Cassazione per reati contro la pubblica amministrazione, sotto processo per la truffa del calcestruzzo depotenziato utilizzato per la costruzione dell’Ospedale di Agrigento ed indagato per altri reati.

Consegnare l’acqua pubblica, alla fine della girandola di costruzioni societarie col classico metodo delle scatole cinesi, ad un soggetto privato il quale gestirà, in nome e per conto di altri ben individuati soggetti privati una marea di soldi pubblici, per trent’anni, senza effettuare alcuna gara d’appalto! Il tutto grazie a Lombardo, ai suoi uomini di fiducia, quali l’ex amministratore delegato dell’ACOSET di Catania, Giuseppe Giuffrida, che ha preso il posto del fratello Angelo, allorquando quest’ultimo è stato eletto deputato nazionale; e, soprattutto, grazie all’assessore Gaetano Armao, grande amministrativista ed esperto di quisquiglie societarie di immenso valore economico.

Per carità di patria e per non stancarla, non mi soffermo sulla bufala della Riforma delle ASI (Aree di Sviluppo Industriale) in Sicilia, altrimenti dovrei tediarla con altre contumelie, tese a dimostrare che si tratta di un ulteriore tentativo di accentrare tutto nelle mani di alcuni soggetti, anch’essi ben individuati e che fanno capo ad alcuni suoi sodali i quali non sopportano lo Stato di Diritto, la democrazia e la libertà, anche e soprattutto in campo imprenditoriale.

Devono, in altri termini, attraverso le ex ASI concentrare patrimoni e risorse pubbliche in pochissime mani, le stesse mani che lei finora ha stretto quotidianamente. Mani e, soprattutto, tasche, appartenenti ad un settore di Confindustria ben preciso che ha scoperto che rende molto di più la Sottile definizione di professionisti degli affari.

Ci riferiamo appunto alla nota di Giuseppe Sottile, riguardante anche i nostri cari imprenditori dell’acqua, dei rifiuti che possono considerarsi caso mai dei semplici prenditori.

E se non le dispiace, visto che sono concittadino di un grande scrittore, di colui il quale per primo si è occupato in Sicilia di mafia -mi riferisco, ovviamente, a Leonardo Sciascia – io chioserei tale definizione con una quanto mai calzante esternazione di Leonardo Sciascia, pubblicata sul Corriere della Sera, niente poco di meno che, nel 1987 e cioè che si tratta, in questo caso di sagaci ed autentici PROFESSIONISTI DELL’ANTIMAFIA. Ci riferiamo all’antimafia dei soldi, dei picciuli, direbbero dalla sue parti!

Io su queste cose, Rifiuti, Acque ed ASI sa, ho scritto parecchio, anche nel giornale diretto da Giulio Ambrosetti, Link Sicilia.

Se vuole può rinfrescarsi la memoria, in maniera tale da riordinare le idee in materia di pubblici servizi, di sviluppo, di riforme e di tutto ciò che è materia di investigazione penale e patrimoniale. Anche per capire che razza di Governo regionale lei sino ad oggi ha sostenuto.

Ma, la prego ancora una volta, abbia pietà di me, non fomenti qualche altra tempesta in un bicchier d’acqua, avvalendosi di qualche suo amico più o meno potente che ha ancora ha fiducia cieca in lei. Non è sulle imposture culturali ed istituzionalizzate che si costruisce lo sviluppo, si crea lavoro, si libera la gente dai bisogni. Ci vuole ben altro!

Lealtà, trasparenza, spirito di solidarietà e, soprattutto, una cultura realmente antimafiosa che faccia perno sul rispetto delle regole civili, morali ed istituzionali. Ognuno di noi deve stare al suo posto.

Lei forse ha dimenticato l’avvertimento di un noto filosofo, quando alle elezioni comunali di Palermo ha contrapposto il suo Ferrandelli a Leoluca Orlando e cioè che: NATURA NON FACIT SALTUS.

La natura non compie salti come ha tentato di fare lei, facendo in fin dei conti un salto nel vuoto, sfracellandosi assieme a Lombardo ed ai suoi scudieri. Ancora lei forse non si è accorto a sufficienza che giocare a chi perde-vince, in Sicilia così come altrove, non giova. Soprattutto quando si trascina un intero partito a fare pastette istituzionali, attraverso quello che sarà ricordato come un memorabile e sciagurato ribaltone politico che vi ha dato alla testa.

Foto in basso a destra tratta da blogger-index.com

 


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