Catania, l’agonia del teatro Massimo, della sua gente e l’indifferenza delle istituzioni

Catania, 22-05-2012 E’ un bel pomeriggio per passeggiare per le strade della città. La primavera è già iniziata e le vie del centro sono intasate da turisti, soprattutto cinesi, che fotografano qualunque cosa. Percorrendo a piedi la via di San Giuliano a Catania, proprio all’altezza della stradina che porta in piazza Teatro Massimo, mi accorgo che un folto gruppo di turisti con cappellini e camicie a fiori, si è soffermato a fotografarfe il teatro. No, non è il teatro che stanno fotografando quanto un lenzuolone che a mò di “dazebao” fa’ bella mostra di se. La scritta dice… “SALVIAMO IL TEATRO MASSIMO”. 

Mi avvicino, mi faccio spazio e guardo la locandina che pubblicizza il prossimo spettacolo che si terrà in teatro..che si “dovrebbe” tenere in teatro… La locandina recita “Stagione Lirica e dei Balletti 2012 – IL LAGO DEI CIGNI – balletto in 4 atti e 6 scene – musica di Piotr I. ?ajkovskij – Solisti e corpo di ballo del balletto dell’Opera di Stato di Praga – Primo spettacolo il 26 Maggio ore 20.30”Ci rifletto un attimo e mi rendo conto che il 26 maggio è fra pochi giorni.

I turisti sciamano a destra e a sinistra per la piazza e come in una strana scenografia vedo un enorme “materassone” gonfiabile, posto proprio sotto il finestrone centrale le cui ante sono semi aperte, vicinissima a lui, un mezzo dei vigili del fuoco, più in la’, altri ben parcheggiati. Dalla finestra centrale due uomini si affacciano, scavalcano la balaustra e saliti sul cornicione, sistemano fuori un altro “lenzuolone” con su scritto “UN POPOLO SENZA TEATRO E’ UN POPOLO MORTO”. I due uomini sono in bilico sul cornicione, per fortuna rientrano subito dopo, mi sembra di vivere uno strano film. Vedo un signore in maglietta gialla, con l’aria un pò trafelata, uscire dall’ingresso laterale del teatro, mi avvicino e gli dico che vorrei sapere un pò di più di quelle bandiere che sventolano dal terrazzo del teatro e della gente che sta lassù, magari riusciremo a dar loro un pò di “voce”, visto che in giro non vedo nessuna televisione, nessun giornalista.
Lui si dice disponibilissimo ma si deve occupare dei soccorsi ad uno degli “occupanti” che è stato colto da malore. Da li a qualche minuto, la sirena di un’ambulanza. Trascorrono alcuni minuti, il personale paramedico viene raggiunto da un’altra ambulanza con medico a bordo….trascorrono altri minuti, tanti… quindi vediamo arrivare su una barella, il ” manifestante” colto da malore.
“E’ il primo” mi dice il signore in maglietta gialla di prima, che mi raggiunge appena l’ambulanza sparisce a sirena spiegata “e’ il primo, erano 21, adesso sono 20!”
Ci chiede di accompagnarlo al bar di fronte e li, seduti, mentre lui “affronta” il suo pranzo a base di granita e brioche (sono già le 19.00), ci racconta la strana storia di quei lavoratori che stanno occupando il teatro da tre giorni.

Sono 21 “padri di famiglia”, dipendenti di una società che si occupa delle pulizie del teatro Bellini, del teatro Sangiorgi, della falegnameria e degli uffici del teatro, una mole di lavoro non indifferente per 21 fra uomini e donne che lavoravano per 6 ore al giorno.
Un anno fa, mi dice il sig. Gangemi, segretario provinciale della UGL-Igiene Ambientale di Catania, fu firmato un accordo fra i lavoratori e il Teatro, che avrebbe subito dalla Regione un taglio di 6.000.000 di euro, l’accordo prevedeva un decurtamento delle ore di lavoro del 30%, così come per gli altri lavoratori, tecnici, musicisti e quant’altro. Successivamente venne indetta una gara per gli addetti alle pulizie, gara lanciata in modo estremamente spedito e inaspettatamente vinta da una ditta che assicurava un ulteriore “taglio” delle ore di lavoro, portandole da 3 ad 1.30 , con relativo ed ovvio decurtamento degli stessi stipendi (se così si possono definire..) che sarebbero così arrivati a circa 200 euro mensili..
I sindacati, d’accordo al taglio del 30% “iniziale” non possono, assolutamente, veder ridotte così drasticamente le ore di lavoro di questo personale e chiedono, pertanto, che le istituzioni, assolutamente e inspiegabilmente “latitanti” in questo frangente, riconoscano le proprie mancanze, si rendano visibili e restituiscono a quel personale, la dignità che è propria di ogni uomo che non venga considerato un semplice numero.

Chiedono più dignità anche per il Teatro che è una struttura davvero immensa con il Sangiorgi, la falegnameria, gli uffici e tutti gli altri spazi di pertinenza che non potrebbero essere “puliti” come meritano in così poche ore a disposizione del personale. Chiedono che venga rivisto e annullato il bando di concorso, per essere rilanciato nuovamente ed in maniera più equa e consona alle effettive esigenze sia del Teatro che del personale.
Oggi pomeriggio, mi diceva ancora . Gangemi si è tenuto un incontro fra i sindacati ed il dott. Nicotra, direttore amministrativo del Teatro, incontro sfociato in un completo “fallimento”, visto che il direttore ha negato di avere più competenza in merito alla gara, cosa che risulta essere poco credibile ai sindacati, considerato che il bando in questione è stato indetto dal Teatro stesso.
Il 30 aprile scorso, il sindaco Stancanelli ha organizzato un incontro al Teatro Bellini, al fine di trovare, insieme ai deputati regionali, ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali, una soluzione concreta ai problemi dei due teatri (anche il teatro Stabile vive un momento di “tagli” e di crisi), ma nessuna soluzione è stata a tutt’oggi trovata e quei 21 lavoratori, da oggi pomeriggio 20.. resteranno abbarbicati su quel terrazzo, bellissimo fra l’altro, a “godersi” il sole già decisamente caldo e il freddo notturno, chiedendo diritti che nessuno si prende la briga di riconoscere, mentre il nostro “cigno” cittadino, il nostro grande Vincenzo Bellini, aspetta pazientemente dall’alto, l’approssimarsi di quel 26 maggio che dovrebbe vedere in scena proprio “Il lago dei cigni”. Finita la chiacchierata con Gangemi, andiamo via.

Nel lasciare la piazza, mi viene da pensare all’importanza che i teatri avevano presso i Greci, nostri gloriosi antenati… Quando fondavano nuove città, erigevano prima di tutto i centri di culto e subito dopo i teatri, perchè rappresentavano il cuore della città, il salotto ma anche il centro della cultura e del diffondersi di storie e tradizioni di quella città…. Cosa ne sarà delle nostre “tradizioni” musicali e teatrali se il “NOSTRO” Teatro sarà costretto a chiudere?
Tornando in macchina ho ripensato ad una dichiarazione rilasciata, durante quel citato incontro di fine aprile, dal celebre attore e regista Vincenzo Pirrotta:  «Non stiamo chiedendo soldi, ma chiediamo di non uccidere i sogni, non soltanto nostri, degli attori e dei tecnici, ma anche quelli della gente che viene a vedere e viene a sognare, attraverso la musica, la poesia, il canto, attraverso l’arte. Non deve passare il messaggio che stiamo chiedendo soldi, ma di non uccidere i sogni».

Daniela Giuffrida

attivista del Mis, Movimento per l’Indipendenza della Sicilia


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