Avviso 20, blitz della Corte dei Conti negli uffici del dipartimento Formazione professionale

Dicono che stanno passando a setaccio una mole impressionante di documenti. Numeri, enti coinvolti, ripartizione dei fondi provincia per provincia. Sono i cinque funzionari della Corte dei Conti che lunedì mattina sono piombati, con un vero e proprio blitz, negli uffici del dipartimento regionale della Formazione professionale per controllare, uno per uno, tutti gli atti amministrativi che hanno portato alla ‘messa a punto’ del cosiddetto Avviso 20 – 286 milioni di euro la spesa prevista in tre anni – un mega piano di formazione professionale che ha suscitato aspre polemiche.

La presenza dei cinque funzionari della magistratura contabile non era stata messa nel conto dagli uffici del Regione siciliana. I vertici di questa branca dell’amministrazione, retta dall’assessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino, e dal dirigente generale, Ludovico Albert, non immaginavano un epilogo così irrituale.

C’i sono stati, è vero, dei ritardi. Legati all’approvazione e alla pubblicazione del bilancio della Regione. Due passaggi amministrativi interconnessi. Non a caso, dopo la pubblicazione del bilancio sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (o meglio, dopo la pubblicazione del bilancio senza le parti impugnate dal commissario dello Stato) tutta la documentazione relativa all’Avviso 20 è stata spedita, come di consueto, agli uffici della Corte dei Conti.

Tutto sembrava a posto. Poi, lunedì scorso, a sorpresa, i funzionari della magistratura contabile si sono presentati negli uffici del dipartimento regionale della Formazione professionale. Da allora non hanno fatto altro che controllare tutta la documentazione. Una verifica che è ancora in corso.

L’Avviso 20 – come già ricordato – ha suscitato aspre polemiche sia per il merito (cioè per gli enti che sono stati finanziati e per quelli che sono stati esclusi), sia per il metodo seguito dagli uffici dell’assessorato.

Sul metodo le notizie, fino ad ora, sono frammentarie. Si sa che, qualche mese fa, gli uffici dell’assessorato regionale alla Formazione professionale hanno reso noto l’elenco provvisorio dei ‘fortunati’, cioè degli enti di formazione professionale che dovrebbero essere finanziati con i 286 milioni di euro. Il condizionale è d’obbligo perché, per l’appunto, si tratta dell’elenco provvisorio.

Le polemiche sono insorte perché, a fronte di enti formativi siciliani storici non finanziati, sono stati beneficiati enti formativi che non hanno nulla in più – in termini di gestione manageriale e professionale – di quelli non finanziati. Anzi, per essere più precisi, ‘qualcosa’ in più ce lo’hanno: sono enti riconducibili a parlamentari regionali e nazionali del Pd, ad esponenti dell’Mpa, di Fli, del Pdl, della Cisl e della Uil. In pratica, una lottizzazione partitica e sindacale (si calcola che oltre l’85 per cento dei 286 milioni di euro dell’Avviso 20 verrebbero assegnati a enti riconducibili a partiti o sindacati, con il dubbio che questi fondi, almeno in parte, possano essere utilizzati per finalità che poco hanno a che vedere con la formazione professionale: e questo sarebbe un fatto gravissimo, perché si tratta di di risorse finanziarie del Fondo sociale europeo che debbono, per legge, essere utilizzate solo per attività formative).

Alle polemiche legate alla spartizione dei 286 milioni tra partiti e organizzazioni sindacali (si ipotizza che tali risorse possano essere utilizzate, in modo surrettizio, da partiti e sindacati) si sommano le polemiche degli enti esclusi. Con circa 9 mila lavoratori posti in Cassa integrazione ‘teorica’. Perché teorica? Perché, di fatto, la Regione non ha versato all’Inps le risorse finanziarie – circa 10 milioni di euro – per consetire a questi 9 mila disoccupati di percepire la disoccupazione.

Non  solo. All’atto della consegna della documentazione agli uffici della Corte dei Conti il governo della Regione ha deciso di non rendere nota la graduatoria definitiva degli enti che dovrebbero essere finanziati con le risorse dell’avviso 20. Una decisione discutibile, perché i 286 milioni di euro non sono di ‘proprietà’ del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, non sono di proprietà dell’assessore al ramo, Mario Centorrino, non sono di ‘proprietà’ del dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale, Ludovico Albert. Si tratta, al contrario, di risorse pubbliche messe a disposizione da Bruxelles con il Fondo sociale europeo (Fse).

Trattandosi di fondi pubblici, e non essendo, il governo Lombardo – almeno fino a questo momento – una ‘tirannide’, sarebbe auspicabile rendere pubblica la graduatoria degli enti finanziati ed esclusi.

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