Meraviglie di Sicilia/ Minosse e la Gurfa di Alia: il fascino della scoperta

L’eccezionalità di un sito nel cuore della Sicilia sicana sta sempre più attirando l’attenzione di studiosi e appassionati dell’antico. Uno di questi, studioso e appassionato insieme, è l’architetto e professore di storia dell’arte Carmelo Montagna, che si è dedicato e continua a dedicarsi all’analisi della cosiddetta Gurfa di Alia, in provincia di Palermo, un sistema di camere più o meno ampie scavate in quell’arenaria che caratterizza l’intero paesaggio quest’area della provincia di Palermo.
Fino a tempi recenti, in molti hanno ipotizzato si trattasse di rifugi trogloditici dell’Età del Bronzo siciliana, adoperati successivamente come stalle e ricovero di animali. Il termine gurfa indica principalmente uno spazio chiuso da pareti e soffitto roccioso, naturale o scavato artificialmente, come una grotta, una spelonca. Gli spazi della struttura presente ad Alia sono sicuramente artificiali, ma non solo: si tratta di qualcosa di grandioso, di insolito, accostabile ad altre grandi scoperte di analoghe strutture a Micene (il cosiddetto Tesoro di Atreo, individuato come la tomba di Agamennone) o a Orchomenos (il leggendario Tesoro di Minyas). Ciò lascia ipotizzare che quello siciliano sia un vero e proprio mausoleo costruito per una personalità tra le più importanti del Mediterraneo, di fattura addirittura precedente all’edificazione delle analoghe strutture citate di Micene e Orchomenos. Si parla infatti sì del Secondo Millennio a.C., ma con più probabilità del XVII secolo a.C. circa, periodo anteriore di circa 200-300 anni alla datazione effettuata per il Tesoro di Atreo o quello di Minyas, dato che l’influenza architettonica sembra poter essere accostata a quella minoica, la cui civiltà generatrice trovò la sua rovina con l’esplosione del vulcano Thera-Santorini, attorno al 1613 a.C.
Chi potrebbe essere stata la personalità lì sepolta? Nella Saga di Minosse ricostruita sui racconti di Erodoto e Diodoro Siculo si parla della fuga di Dedalo dal labirinto di Cnosso a causa dell’ira del re, dato che lo stesso Dedalo avrebbe favorito il rapporto amoroso tra la regina Pasifae e il Minotauro. Si narra che Il famoso architetto sarebbe così fuggito dalla corte di Minosse verso quella di Kokalos, re dei Sicani. Il re cretese, nell’intenzione di catturare Dedalo, lo avrebbe seguito fino in Sicilia, dove trovò la morte in un attentato durante un bagno. Le fonti parlano di sontuose cerimonie funebri e di una sepoltura straordinaria costruita proprio da Dedalo, degna di una personalità del calibro di quella del re di Cnosso, successivamente distrutta e depredata solo nel 480 a.C. circa da Terone, tiranno di Agrigento, forse per finanziare la guerra ad Himera e costruire i templi agrigentini.
Andando alla disposizione delle camere della Gurfa, esse si presentano collocate su due piani principali: quello superiore è stato individuato come uno spazio sacrale di fruizione pubblica, ovvero un tempio-santuario dedicato alla dèa Afrodite; il piano inferiore era occupato dalla camera funeraria vera e propria, con una stanza più piccola comunicante con il piano superiore tramite un cunicolo verticale (che serviva probabilmente per i riti iniziatici della Catabasi, riguardanti culti oracolari aventi a che fare con una discesa simbolica nel regno dei morti), e la cosiddetta tholos, un ampio spazio sormontato da una grande volta oculata, predisposta a far entrare un fascio di luce solare o lunare che, in determinati periodi annuali o addirittura diciottennali, avrebbe illuminato determinati punti della camera. È possibile osservare una volta un oculo anche a Roma, presso il Pantheon, che sorge dove Romolo sarebbe asceso al cielo, oltre che presso gli stessi Tesoro di Atreo e di Minyas o, secondo gli scritti omerici, nella sepoltura del compagno di Ulisse, Diomede (presso le isole Tremiti) o ancora dove il cretese Merione avrebbe portato e conservato le venerate armi di Ulisse (presso il santuario sicano delle Madri di Engyon). Sembra esservi dunque uno stretto collegamento tra la personalità commemorata o sepolta, per la sua fondamentale importanza politica e religiosa, e la presenza divina simboleggiata dal fascio luminoso proveniente dalla volta.
Per terminare, si può però sottolineare, con una certa prudenza, che quella che la personalità lì sepolta fosse Minosse può rivelarsi in ultimo come un’affascinante risposta, certamente indotta dai riferimenti agli scritti degli storiografi antichi. Ma di appurato sembra esserci soltanto il fatto che una tale costruzione sia stata messa in atto per una importantissima personalità, ovvero un Minos/Minosse inteso come ‘re di rango elevato’, probabile fondatore di una civiltà egeo-sicana.
E come non concludere questa veloce rassegna di affascinanti elementi descrittivi, tra archeologia, storia e mitologia, con la semplice presa d’atto che questa splendida Sicilia ci riservi e continuerà certamente a riservarci ancora delle sorprese di inaudita importanza, che speriamo possano avere un ritorno positivo in immagine, turismo e sempre maggiore attenzione scientifica da parte di esperti come Carmelo Montagna. A lui un plauso per le sue ricerche, grazie alle quali è stato elaborato, con non indifferenti necessità di sintesi, il presente articolo.

BIBLIOGRAFIA

Montagna C., Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra Preistoria e Misteri,

Officina di Studi Medievali, Palermo, 2011


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