Palermo, cronaca di una città allo stremo

Palermo: crisi economica drammatica e senza soluzioni? Lo scenario, purtroppo, è quello che è. Per rendersi conto del disastro in cui versa il capoluogo siciliano basta dare un’occhiata al Programma triennale delle opere pubbliche che è stato presentato in commissione Urbanistica dal commissario straordinario del Comune, Prefetto Silvia Latella.  Andando per sintesi, senza girare attorno alle cose, ma lasciando parlare solo i ‘numeri’, viene fuori che, nei prossimi tre anni, non ci saranno risorse per le scuole (basti pensare che per quest’anno servirebbero 320 milioni ), niente risorse finanziarie per gli impianti, per le strade, per gli arredi urbani e, in generale, per tutto ciò che è indispensabile per garantire efficienza dei servizi e qualità della vita.

Questo avviene proprio mentre Palermo è chiamata ad eleggere il nuovo sindaco e il nuovo Consiglio comunale. Una situazione che renderà la vita difficilissima alla nuova amministrazione comunale che si andrà ad insediare. In particolare, stando sempre ai ‘numeri’, il fabbisogno di opere pubbliche della città, nel triennio 2012-2014, è pari a circa 4 miliardi di euro; solo per fronteggiare i problemi di quest’anno occorrerebbero un miliardo e seicento milioni di euro circa. Invece, le somme effettivamente utilizzabili, inserite nell’elenco annuale delle opere pubbliche, sono appena 157 milioni. In pratica, briciole.

Amaro il commento del presidente della commissione Urbanistica di Palazzo delle Aquile, la sede del Comune di Palermo, Nadia Spallitta: “Queste cifre – dice – danno la misura dell’incapacità assoluta dell’amministrazione comunale di acquisire e spendere risorse e di avviare un processo di investimenti e, quindi, di lavoro, di cui la città ha bisogno con grande urgenza. A ciò si aggiunga, a ulteriore dimostrazione dell’assenza di strategie finanziarie, l’assenza di risorse proprie, dovendo fare affidamento, per il resto, sui fondi comunitari o statali sostanzialmente mai acquisiti”.

In realtà, negli ultimi tre anni, i soldi, da Roma, sono arrivati. Ufficialmente, per fantomatici piani di opere pubbliche. In pratica, per pagare i precari ‘stabilizzati’ dall’amministrazione comunale retta da Diego Cammarata. Risorse che, a partire dalla fine del 2008, l’allora capo del governo, Silvio Berlusconi, inviava a Palermo attingendo a piene mani del Fas, i Fondi per le aree sottoutilizzate, soldi che sarebbero dovuti servire per le infrastrutture. Denaro a fiumi – oltre 300 milioni di euro – ‘bruciato’ per lo più in spesa corrente improduttiva.

I risultati di una stagione politica folle – della quale il responsabile non è il solo Cammarata, ma tutto il centrodestra e, in generale, la politica siciliana che ha ‘giocato’ in tutti questi anni con il precariato (la legge che ha consentito al Comune di Palermo di ‘stabilizzare’ precari nei propri uffici e nelle società collegate allo stesso Comune è stata approvata dall’Ars nei primi anni del 2000 e votata da quasi tutte le forze politiche) – sono, oggi, sotto gli occhi di tutti. La città è allo stremo, i servizi sociali sono stati praticamente azzerati le scuole pubbliche sono abbandonate, le strade sono quasi tutte dissestate, l’immondizia si raccoglie a stento, gli arredi urbani sono un delirio e ci fermiamo qui per carità di patria.

Ora, a completare il tutto, arrivano le notizie sull’assenza di risorse finanziarie non solo per le grandi infrastrutture, ma anche per i servizi essenziali. In tutto questo c’è anche il dramma della Gesip, mille e 800 lavoratori – molti dei quali con alle spalle le rispettive famiglie – ai quali la politica, da un lato, e lo stesso commissario del Comune, dall’altro, non sanno che dire.

 


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