Palermo, una città da reinventare

Il merito d’organizzare il primo dibattito democratico sul futuro della città di Palermo dal punto di vista dei progetti concreti nell’area metropolitana va all’Ordine degli Architetti, Pianificatori e Paesaggisti della Provincia di Palermo, insieme alla Facoltà di Architettura che ha invitato a parlarne in vista del primo turno delle elezioni comunali.

Per la verità, i candidati si erano confrontati tutti assieme, o quasi, presso i locali della Legacoop alcuni giorni fa (vedi articolo di LinkSicilia dal titolo: “Palermo, confronto tra i candidati a sindaco”, dove abbiamo dato ampio spazio a tutti gli intervenuti), ma in quella occasione si trattava di un tema specifico: e cioè quello delle politiche giovanili.

Stavolta i temi sono ancora più “caldi”: si discute di quale visione strategica e quali progetti concreti proporrebbe ogni candidato a sindaco una volta eletto. L’invito è stato raccolto da quasi tutti i candidati e da più di cento “spettatori”, tra operatori nel territorio, architetti, ingegneri, urbanisti, candidati al Consiglio comunale e comuni cittadini.

Presenti dunque, oltre al presidente dell’Ordine, Giuseppe Mantione, al Preside della Facoltà di Architettura, Angelo Milone, ed al professore Maurizio Carta (ex-assessore della giunta Cammarata) quale moderatore, i candidati a sindaco, in ordine alfabetico, Rossella Accardo (Lista civica), Alessandro Aricò (Fli, Mpa), Marianna Caronia (Pid), Massimo Costa (Pdl, Udc, Grande Sud), Fabrizio Ferrandelli (Pd, Sel, Liste civiche, parte dell’Idv) Riccardo Nuti (5 Stelle), Leoluca Orlando (Idv, Verdi e Rifondazione Comunista).

Dopo i ringraziamenti emozionati del presidente dell’Ordine, Giuseppe Mantione, e l’introduzione dei temi da parte di Milone e Carta, ogni candidato ha presentato la propria idea di Palermo futura, proponendo la propria visione urbanistica ed economica della città, fermi restando i limiti imposti dalla mancanza di risorse finanziarie disponibili e di un debito enorme, frutto di gigantesche spese correnti a causa del grande numero di dipendenti al Comune (leggere ex precari ‘stabilizzati’ e dipendenti Gesip).

I temi presentati da Milone sono il Centro storico, il “waterfront” e il verde. Carta chiede ai candidati sindaco di proporre la propria “visione” della Palermo futura soprattutto in ordine alle infrastrutture, la sostenibilità e la solidarietà.

Inizia, rigorosamente in ordine alfabetico, Rossella Accardo, sostenendo che “i cittadini del Terzo millennio dovrebbero vivere il territorio nel rispetto della propria dignità” attraverso la costruzione di “una città capitale del Mediterraneo che sappia confrontarsi con l’Europa” in termini di standard. E questo va fatto, secondo la Accardo, “non solo con il recupero del tessuto urbano ma anche di quello sociale attraverso la crescita collettiva” .

Alessandro Aricò evidenzia il bisogno e quindi l’intento “di collaborare soprattutto con l’Università e con rappresentanti delle associazioni e delle professioni e dell’intera cittadinanza” per creare una pianificazione che integri “ricerca, sviluppo e innovazione”. Aricò pone l’accento sul “ripristino dei piani bassi” per il commercio, il piano delle coste e la formazione finalmente “di una città che interagisce tra le parti”, con l’impegno dell’amministrazione per la concessione in tempi certi delle licenze e la ristrutturazione e riuso degli immobili di proprietà comunale. Tutto questo non può prescindere, secondo Aricò, dall’utilizzo effettivo dei 12 mila dipendenti delle partecipate che si possono e si devono controllare nella loro efficienza operativa. Conclude annunciando anche due temi ritenuti importanti: e cioè il rilancio del mercato ittico e l’attenzione per le aree cimiteriali, ormai sature e quindi la creazione di altri spazi allo scopo. Va recuperato l’artigianato, come ad esempio attraverso azioni per il marmo di Billiemi e la ripresa del restauro coordinato del centro storico.

Marianna Caronia ribadisce, come in precedenti occasioni, che ci si deve confrontare sui progetti reali per Palermo e non sulle beghe di politica locale. “Nei tre temi posti dal convegno c’è il futuro di Palermo”, dice, e sono tutti temi compresi nelle iniziative delle operazioni “smart cities finanziate dalla UE: si deve infatti pensare a cosa è finanziabile” nel presente contesto privo di risorse finanziarie. Infatti, la Caronia puntualizza che tutti i progetti sono legittimi ed interessanti, ma se non si possono finanziare rimarranno sempre sulla carta. “Il decentramento dei servizi è necessario”, secondo la Caronia e si deve considerare sì l’edilizia biodinamica, ma soprattutto la risoluzione dei problemi di base e concreti della cittadinanza nei quartieri periferici, mantenendo la sostenibilità in senso lato. Nel far questo le risorse locali sono imprescindibili e, dichiara la Caronia, “ho mutuato nel mio programma un progetto di un giovane architetto per il waterfront ad alta tecnologia”. Infine, la Caronia lancia un’idea per rendere fattibili i progetti di infrastrutturazione anche nei quartieri, e cioè l’attrazione non solo dei fondi comunitari, ma anche le risorse di tutti i palermitani di successo, gli imprenditori che hanno fatto fortuna all’estero e che possono reinvestire a Palermo attraverso “uno speciale protocollo tra Comune ed investitori palermitani che vivono ormai all’estero”.

Massimo Costa ribadisce che la sua visione è quella di una città veramente democratica e, come detto in altre occasioni, “che rompe con i clientelismi ed il sistema delle raccomandazioni” del passato . E propone quindi una “alleanza per le future generazioni”. A Palermo, dice “si spendono somme immense per fare stipendifici pubblici, invece di investire in infrastrutture come per esempio si fa a Parma” o in qualsiasi altra città che è nell’Italia che produce. “I lavoratori, così, sarebbero impiegati nel settore privato”. “La realtà di Palermo – continua Costa. è di 462 milioni di euro di spese per stipendi”: è questo, aggiunge, “è il sistema che va smantellato, sostituendolo con il partenariato pubblico-privato, eliminando l’occupazione partitica”.
“Il mio programma – dice Costa – è quello di Palermo Viva e Viva Palermo, uno slogan che contiene un verbo ed un aggettivo insieme. Palermo è la città del no e la faremo diventare la città del sì, amministrandola con la trasparenza di casa di vetro a partire dal nuovo Piano regolatore generale (Prg) e dunque aprendo le porte del potere alla cittadinanza”.

Fabrizio Ferrandelli, rivendica le stesse idee, ma da sinistra, in continuità con la propria esperienza, affermando il “bisogno di condividere una visione di Palermo con la cittadinanza e partendo da regole certe: nella revisione del Prg che tenga conto, innanzitutto, dei piani di settore, che ancora mancano: paesaggistico, acustico, del traffico, commerciale, dello sviluppo”. Guardando a bisogni “delle generazioni future – aggiunge – anziché ai motivi contingenti ed elettorali”.
La parola d’ordine di Ferrandelli riprende la tradizione del centrosinistra legata alla “partecipazione con associazioni, istituzioni e cittadini per disegnare insieme la nostra città”. “Ridisegnare insieme la nostra città – dice – con il riuso degli edifici di proprietà comunale e condividendo la strategia della sostenibilità a partire dal piano di settore energetico, l’inclusione della ricerca tecnologica in partenariato con l’Università, la creazione di nuovi spazi pubblici di socialità non solo nel Centro storico ma in tutti i quartieri, attraverso centri di servizi in ogni circoscrizione” ed evitando la cementificazione. Secondo Ferrandelli, i centri commerciali non sono la soluzione, ma vanno realizzati “centri commerciali diffusi di piccoli operatori locali, con il commercio ed il verde fruibile sotto casa per tutti i cittadini. Per il waterfront, continua, vanno riattivati i punti di contatto della città con il mare, e rielaborato il Piano regolatore del porto in coordinamento territoriale: a Termini Imerese il porto commerciale ed a Palermo solo quello passeggeri e turistico, con spazi dentro il porto finalmente aperti, come fatto alla Cala ed in collegamento con i servizi circostanti: fare entrare finalmente la città nel porto”. “Palermo deve tornare ad essere una capitale europea ed ha adesso la grande opportunità di essere un ponte tra l’Europa e i Paesi della Primavera Araba. Palermo – dice ancora Ferrandelli – ha dimostrato di essere una città forte, dimostrando eccellenza per lo stesso fatto d’avere resistito al degrado amministrativo degli ultimi dieci anni, per questo non ha bisogno di saccenti esterni ma di associare l’amministrazione con le risorse, professionali e lavorative, della città”. Un applauso più convinto che per i precedenti interventi, sottolinea l’intervento di Ferrandelli. Anche Orlando riceverà applausi importanti, facendo intendere che la platea di architetti ed operatori del piano urbanistico, sia in qualche modo orientata già inizialmente più a sinistra che a destra.

Interviene a questo punto Riccardo Nuti che prima di criticare Costa (che però è già andato via) sulla credibilità delle posizioni solo apparentemente rivoluzionarie del candidato del Pdl ma, secondo Nuti, esclusivamente di facciata, e tutte da verificare, mette l’accento sulla necessità di avere una visione di Palermo non a scala comunale, ma a scala “d’area vasta”, ragionando con un Prg che dovrà essere intercomunale e metropolitano. Nell’”update del Prg, dice, si dovrebbe lavorare con tutti i cittadini già dalla redazione delle priorità politiche e delle ‘linee guida’, partendo dallo “stop al consumo del territorio”, ma recuperando e qualificando il patrimonio edilizio esistente e riorganizzando l’ufficio urbanistico in maniera efficiente e trasparente.

Interviene finalmente Leoluca Orlando, che ricorda che “non serve a nulla la visione senza azione e nemmeno l’azione senza visione: le due cose vanno necessariamente insieme”. Propone dunque una serie di visioni-azioni (alla fine saranno 20, ndr), sulla base della sua lunga esperienza di sindaco in precedenti amministrazioni e di conoscenza estesa di Palermo e dei suoi problemi, e cioè: 1) riattivare le molte competenze esistenti nell’ufficio tecnico con solo limitati apporti esterni; 2) aumentare la produttività dell’amministrazione (nella concessione delle licenze, le pratiche amministrative, etc.); 3) smaltire il pregresso relativo al condono; 4) predisporre le direttive del nuovo Prg con una dimensione metropolitana; 5) rivedere il sistema vincolistico, perché i vincoli sono scaduti; 6) realizzare un piano di opere pubbliche con le risorse europee; 7) riqualificazione delle zone urbane con pedonalizzazione di larghe parti della città da adibire a centri commerciali diffusi dei piccoli commercianti; 8) realizzare servizi ed infrastrutture nei quartieri; 9) riattivare il rapporto tra ferrovie ed altri modi di trasporto; 10) realizzare il social-housing; 11) ridefinire la delimitazione dell’area del porto, che al momento è definita in maniera illegale; 12) recuperare la qualità dell’edilizia esistente, anziché investire aree nuove; 13) alla Fiera del Mediterraneo creare sinergie nuove tra un centro-congressi ed una serie di investimenti artigianali e della musica nell’area; 14) realizzare un concreto piano-costa; 15) realizzare un sportello amministrativo della “green economy” e della “sea economy”; 16) rermare i centri commerciali e realizzare invece quelli diffusi di piccoli operatori; 17) varare un piano dell’edilizia sportiva; 18) realizzare un’intesa con gli ordini professionali per realizzare bandi che favoriscano l’inserimento dei giovani professionisti e non diano lavoro solo a quelli già affermati (e qui l’applauso è a scena aperta da una platea che condivide pienamente); 19) riaprire l’ufficio Europa; 20) mettere mano alla creazione di servizi nei quartieri periferici.

Sono le grandi ma semplici cose che propone Orlando quando sono già le 12.45.

Il dibattito prosegue su punti specifici per un un’ora ancora, ma con meno pubblico. Le proposte però sono tutte chiare da parte di tutti i candidati. Rimane una domanda di fondo: sarà vera rivoluzione a Palermo?

 


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