“Uccidere la mafia che è in noi”

Si è occupata di tematiche prettamente maschili, terrorismo, criminalità internazionale, estremismi religiosi. Sugli apparati di sicurezza degli Stati ha pubblicato una trilogia e un Manuale d’Intelligence per i tipi di ‘Città del Sole’. La criminologa e giurista, Antonella Colonna Vilasi, nata a Civita Castellana, torna in libreria con l’ultimo saggio uscito per Dissensi Edizioni ‘Mafie, origini e sviluppo del fenomeno mafioso’. Con una premessa di Giuseppe,  Ayala e un intervento di Salvatore Vitale. Il volume verrà presentato il 18 aprile alla Feltrinelli di Palermo, introdotto da Diana Cimino, Adriana Falsone e un reading di Luigi Fabozzi.

Come nasce l’idea di un libro sulle Mafie?

“Il mio è un tentativo di comprendere la mafia, non è il primo né l’ultimo come dice nella premessa Giuseppe.Ayala. E’ un’analisi storico e sociologica del fenomeno, ha un intento divulgativo, visto che di mafia non se ne parla mai abbastanza”.

Quest’esperienza come si lega al tema dell’Intelligence trattato finora?

“Si lega ed è parte dell’intelligence stessa, visto che la tematica mafiosa, l’origine e lo sviluppo, sono oggetto di analisi d’intelligence e di studio. Tant’è che vi sono all’interno dei servizi italiani dei settori che si occupano di criminalità organizzata di stampo mafioso e non. L’intelligence cerca di comprenderne anche il radicamento nel territorio e nei territori”.

L’utilità di un occhio esterno: quali sono i vantaggi e gli svantaggi di parlare di mafie – che un tempo si credevano circoscritte alla Sicilia – per una studiosa di livello europeo?

“Parlare di mafie con un occhio distaccato e freddo è molto importante, perché se si analizza con uno sguardo ravvicinato si rischia di rimanere folgorato dalle contaminazioni fra mafia, appalti, racket, le varie implicazioni tra criminalità organizzata e politica siciliana”.

I nodi centrali analizzati che hanno permesso lo sviluppo del fenomeno mafioso?

“La mafia è parte del vissuto del contesto siciliano, io scrivo che il 1861 è l’anno cesura, il passaggio, in cui la mafia diventa da extrastatale a antistatale, è sempre stata una forma intermedia fra le classi dominanti e il popolino, svolgeva una funzione di cuscinetto fra loro, un ruolo di intermediazione nei conflitti sociali, in una certa misura apprezzato, soprattutto dal popolo”.

Quali sono le azioni possibili per arginare il fenomeno?

“Come dice un’intervistata nell’appendice del libro, bisogna cambiare il modo di pensare, uccidere la mafia che è dentro di noi, noi tutti. Per cambiare, per vincere la mafia dobbiamo tutti rivolgere uno sguardo dentro noi stessi”.

 


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