Articolo 18, Idv: la riforma lede democrazia

La riforma delle pensioni l’abbiamo dovuta fare in fretta e in furia, senza il confronto con le parti sociali. Questa invece è stata frutto di confronto. Questa in sostanza la tesi sostenuta del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso della conferenza stampa, in cui, insieme con il premier, Mario Monti, ha parlato del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro e, in particolare, dell’articolo 18 dello Statuto deii lavoratori.
“Licenziamenti economici non sussistenti”. Questo l’unico caso in cui si prevede il reintegro del lavoratore, previa decisione del giudice. Si abbassa la soglia minima dell’indennizzo per il lavoratore licenziato: “L’indennizzo va da 12 a 24 mesi” (nel testo precedente si parlava di 15-27 mensilità). Esclusa l’estensione delle tutele dell’articolo alle imprese con meno di 15 dipendenti per quanto riguarda licenziamenti economici e disciplinari. La nuova riforma, inoltre, prevede “una procedura di conciliazione nella quale si cerca di vedere se c’è una ragionevolezza nel licenziamento e le parti si accordano.
Bersani, Casini e Alfano, hanno detto sì. Questo vuol dire che il testo arriverà in Parlamento quasi blindato. Tanto che, per un lapsus, la Fornero, lo definisce un decreto. L’unico che si è opposto, piaccia non piaccia, è stato il ledaer dell’Idv, Antonio Di Pietro. “Ci sono persone che non arrivano a fine mese che si stanno suicidando, queste morti le avete sulla coscienza”, ha detto oggi in Parlamento.

“Stanno recitando la commedia degli equivoci. Il governo getta fumo negli occhi dei lavoratori per coprire la vera natura del provvedimento: varare in Italia una legge per avallare i licenziamenti facili’, affermano in una nota il leader dell’Italia dei Valori e il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi. “Oggi l’art. 18 stabilisce che un giudice, se non esiste un giustificato motivo per il licenziamento in aziende sopra i 15 dipendenti, reintegra il lavoratore al proprio posto. Stiamo parlando di 50 casi l’anno su circa 800 mila interruzioni di lavoro. Secondo la nuova formulazione della norma, il giudice dovrebbe decidere se esiste o no il motivo economico. Se, effettivamente, questo motivo ci fosse, ma il licenziamento fosse ingiustificato, perché eccessivo o perché vi sono alternative, il lavoratore licenziato non sarebbe reintegrato, ma avrebbe solo un’indennita. Se invece il motivo economico fosse falso, il giudice potrebbe scegliere tra l’indennità e il reintegro”.
“Insomma – dicono sempre i due esponenti di Italia dei valori – viene demolito il punto di diritto fondamentale: il reintegro automatico laddove il giudice dichiari ingiustificato il licenziamento. Monti va oltre, affermando che il giudice non dovrà entrare troppo in valutazioni. Ci chiediamo: cos’altro deve fare un giudice se non conoscere, valutare e giudicare? Sicuramente vi sarà un aumento del contenzioso giuridico e dei tempi delle cause, poiché il giudice dovrà fare più di una valutazione. Questa riforma – aggiungono Di Pietro e Zipponi – avrà gravissime ripercussioni, soprattutto su quelle fasce di lavoratori deboli e anziani, ma troppo giovani per andare in pensione. Inoltre, non viene dato nulla alle nuove generazioni: le 42 forme di contratti precari sono lasciate inalterate ed è stata ridotta la copertura degli attuali strumenti di protezione sociale”.
Concludono Di Pietro e Zipponi: “Si tratta di una grave lesione democratica”. Per l’Italia dei Valori l’art. 18 deve rimanere così com’è. Mentre il ‘leader’ della ‘sinistra’, Bersani, si accoda al governo Monti…


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