La domanda fa il giro degli ambienti politici che contano da una settimana a questa parte o forse più. E, precisamente, da quando i primi manifesti - grandi, medi e piccoli - con la faccia del leader delludc, pierferdinando casini, hanno cominciato a 'invadere' palermo. Un invasione che non si è più fermata e che, anzi, è aumentata. Perché questa presenza così massiccia di manifesti? e perché il leader delludc ha scelto proprio palermo?
Lipoteca Casini su Palermo e la Sicilia
La domanda fa il giro degli ambienti politici che contano da una settimana a questa parte o forse più. E, precisamente, da quando i primi manifesti – grandi, medi e piccoli – con la faccia del leader dellUdc, Pierferdinando Casini, hanno cominciato a ‘invadere’ Palermo. Un invasione che non si è più fermata e che, anzi, è aumentata. Perché questa presenza così massiccia di manifesti? E perché il leader dellUdc ha scelto proprio Palermo?
Le interpretazioni di questo fenomeno sono tante. Vediamo di provare a individuarne qualcuna.
Nei manifesti, tanto per cominciare, Casini specifica che lUdc vota per Massimo Costa sindaco. Questo è un passaggio importante. La candidatura di Massimo Costa è nata, lo ricordiamo, con la benedizione di Casini e del presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Solo che il giovane Costa – e questa è cosa risaputa – nasce, politicamente – come personaggio vicino allattuale presidente dellArs, Francesco Cascio.
Che significa questo? Che dentro il Pdl di Palermo sono in molti a guardare con sufficienza – e forse anche con qualche dubbio – questo giovane candidato a sindaco. Non tutti il Pdl sembra orientato a sostenere Costa. E non perché cè in lista Leoluca Orlando, un personaggio carismatico in grado di raccogliere voti in tutti gli schieramenti politici. Ma perché a non convincere è proprio Costa, che in tanti considerano troppo vicino a Cascio.
Non a caso, proprio stasera, stando a indiscrezioni, Costa avrebbe organizzato una cena con i candidati della lista del Pdl al consiglio comunale. Il candidato a sindaco, benché giovane e alla prima esperienza elettorale, sa che con lattuale legge elettorale – voto disgiunto tra sindaco e consiglio comunale e preferenza esplicita per il sindaco – rischia grosso. Così deve stringere sui consiglieri comunali, quanto meno su quelli considerati più forti.
Casini, che considera Costa il suo candidato, con questa tempesta di manifesti con la sua faccia, il suo nome e lindicazione a sostenere Costa sindaco, cerca di dargli una mano. In fondo, tra i grandi leader è uno dei pochi che lo sta veramente aiutando. Non altrettanto può dirsi di Fini. Che gioca con due mazzi di carte. A Roma il presidente della Camera dei deputati lavora con Casini e Angelino Alfano per dare vita al grande partito dei moderati. Mentre in Sicilia i suoi colonnelli si sono intruppati nel governo regionale di centrosinistra.
Non solo. Gli uomini di Fini, insieme con lMpa di Raffaele Lombardo, appoggiano un proprio esponente nella corsa a sindaco: Alessandro Aricò. Una candidatura, quella di Aricò, che, alla fine, indebolisce due candidati: Massimo Costa e Fabrizio Ferrandelli. Il primo perde i voti di Futuro e libertà. Il secondo perde i voti dellMpa di Lombardo.
E il fatto che, sotto banco, si vociferi che quella di Futuro e libertà, in Sicilia, sia solo una mossa tattica – e cioè che i ‘colonnelli’ di Fini starebbero nel governo regionale per questioni di potere: potere che, però, verrebbe trasformisticamente utilizzato per rafforzare a Roma la Grande casa dei moderati da realizzare con Casini e Alfano – non aiuta certo Massimo Costa che, comunque, come già sottolineato, deve mettere nel conto i voti che perderà: che coincidono aritmeticamente – voto più, voto meno – con quelli che prenderà Aricò. Alla luce degli ‘intrighi’ di Futuro e libertà, Casini ha un motivo in più per appoggiare Massimo Costa in modo così determinato.
Ma, dietro la massiccia presenza di manifesti di Casini, ci potrebbe essere dellaltro. Cosa? Magari un segnale – forte – lanciato ai settori moderati della società siciliana. La Sicilia, da sempre, è terra di moderati. Considerato che, sullo sfondo, cè una Regione siciliana che affonda giorno dopo giorno, quella del leader dellUdc potrebbe anche essere interpretata come una garanzia politica. Quale?
UnUdc siciliana che, rispetto al passato, anche recente, ha cambiato pelle potrebbe candidarsi alla guida della Regione. Del resto, luscita della stessa Udc dal governo regionale – una rottura brusca, rispetto a un presidente, Raffaele Lombardo, piuttosto accentratore e garante di tutte le grandi operazioni economiche e clientelari, dal rigassificatore di Porto Empedocle alla sanità, fino ai precari – lasciava intendere una frattura definitiva e, contemporaneamente, nuovi scenari (poi confermati, a Roma come a Palermo, dallaccordo con il Pdl di Alfano).
Su Palermo e sulla Regione siciliana lUdc gioca una doppia partita complessa e difficile. A Palermo, infatti, lasse Casini-Alfano potrebbe non bastare al giovane Massimo Costa, che rischia molto di più di quanto lo scenario elettorale lascerebbe intendere. Mentre sulla Regione deve solo attendere che lalleanza Lombardo-Pd continui a logorarsi tra accelerazioni giudiziarie e questioni finanziarie.
Per uno di quei paradossi che la politica talvolta manifesta, oggi, allasse Casini-Alfano, converrebbe molto di più un altro anno di governo Lombardo (complice lincapacità di questo esecutivo non proprio ‘brillante’ ad affrontare i problemi, dai fondi europei non spesi allimmondizia nelle strade), piuttosto che unormai probabile interruzione anticipata della legislatura regionale nel maggio prossimo.