Presidente, ci dia retta, si dimetta

Scriviamo queste note ad apertura della settimana – che coincide con la Settimana Santa – con la speranza che le festività pasquali portino consiglio agli attuali governanti siciliani, a cominciare dal presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo.

Non sfugge al governo regionale e agli osservatori la gravità del momento che sta vivendo la Sicilia. Da una parte c’è l’aggravarsi della situazione giudiziaria del capo della giunta regionale. Dall’altra parte c’è l’aggravarsi dello scenario finanziario della Regione. Con segnali ‘precisi’ che arrivano da Roma. ‘Inviti’ alla politica siciliana a voltare pagina. ‘Avvertimenti’ che la ‘casta’ della nostra disgraziata Isola si rifiuta anche di prendere in considerazione.

L’indifferenza della politica siciliana verso la ‘ragione’ si sintetizza nell’atteggiamento della commissione Bilancio e Finanze dell’Ars – vero e proprio ‘imbuto’ dove si concentrano errori e miopie – che, a fronte delle considerazioni del Ragioniere generale della Regione, Biagio Bossone, che ha parlato di politica siciliana che non ha ancora consapevolezza della grave condizione finanziaria in cui versa la Regione, non ha trovato di meglio che chiedere e ottenere (non si capisce con quali soldi, visto che non ci sono) la proroga dei contratti per i circa 2 mila e 500 precari della Regione e dei Consorzi di bonifica. Una follia.

Ci rendiamo conto che ci sono politici che hanno costruito le proprie fortune elettorali sul precariato. A questi signori va detto che il loro tempo si è ormai esaurito. E si è esaurito perché le risorse finanziarie sono finite. E bene fa Roma a chiedere di sbaraccare queste clientele. Non è vero che non c’è un modo per uscire da questo tunnel. Come ha scritto qualche mese fa sul nostro giornale il nostro bravo collaboratore Aldo Penna, invece di utilizzare le risorse per foraggiare solo i precari segnalati dalla politica e da alcune organizzazioni sindacali, si istituisca un salario minimo garantito per tutti, anche per quei giovani oggi rimasti fuori, perché non ancora ‘catturati’ dalla rete del precariato.

Bisogna voltare pagina. E pazienza se si farà a meno di oltre la metà, e forse più, dei componenti dell’attuale Assemblea regionale. Non si può pensare di andare avanti con il precariato a vita. La ‘festa’ è finita. Le ‘casse’ sono vuote. Lanciamo anche un appello ai burocrati dell’Ars e del dipartimento regionale al Bilancio: spiegate alla politica che il bilancio, come lo vogliono ‘loro’, non si può fare più. Vanno eliminate tutte le entrate false. E vanno ridotte le spese. Ce la farà la politica siciliana ad accettare una simile, radicale svolta?

Secondo noi, no. Perché, come hanno dimostrato i fatti della scorsa settimana, siamo ancora davanti a una politica siciliana che non vuole cambiare. E lo dimostra, anche – anzi, soprattutto – l’indecorosa spartizione dei fondi della cosiddetta tabella H. Risorse che, nella maggior dei casi, sono clientele allo stato puro, sponsorizzate dai parlamentari di maggioranza e di opposizione dell’Assemblea regionale siciliana. Per non parlare di un’altra incredibile spartizione: quella dei fondi europei destinati alla formazione professionale: 286 milioni di euro in tre anni (il ‘mitico’ Avviso 20) che dovrebbero finire nelle ‘casse’ di enti riconducibili in buona parte a politici e organizzazioni sindacali (utilizziamo il condizionale perché c’è sempre la speranza che questa sconcezza venga bloccata dalla Giustizia).

La politica siciliana non è in grado di misurarsi con una svolta radicale. Per questo – anche alla luce dell’accelerazione giudiziaria che lo vede personalmente coinvolto – il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, farebbe bene a rassegare le dimissioni. Se è il vaso, anche prima dell’approvazione del bilancio da parte dell’Ars. Questo consentirebbe il commissariamento della Regione: un passaggio indispensabile per arrivare, finalmente, a un bilancio-verità.

Perché nessuno, oggi, in Sicilia, conosce la vera entità del ‘buco’ della Regione e, a cascata’, dei ‘buchi’ dei bilanci di almeno la metà – e non stiamo esagerando – dei Comuni siciliani. Il commissariamento farebbe chiarezza sui veri conti della Regione siciliana, dal deficit strutturale (quello vero, però) agli altrettanto ‘veri’ conti delle società collegate alla stessa Regione. E si farebbe finalmente chiarezza – lo ripetiamo – sulla situazione finanziaria di molti Comuni dell’Isola (a cominciare da Palermo, del quale – esattamente come per la Regione – non si conosce fino ad oggi l’esatta entità del ‘buco’ di bilancio).

Ci rendiamo conto di chiedere alla politica siciliana uno sforzo enorme. Perché molti di questi politici, senza i precari al seguito, scomparirebbero dopo qualche minuto. Ma alternativa non ce n’è. Anche perché se il governo e l’Assemblea regionale dovessero ostinatamente presentare un nuovo bilancio falso, a ‘bocciarlo’ penserebbe il commissario dello Stato. Meglio uscire di scena con le proprie gambe, allora.

 


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