Regione siciliana verso il capolinea

C’è un’aria pesante attorno al governo regionale. Girano voci strane. Per la prima volta nei volti e nelle parole degli uomini vicini al presidente, Raffaele Lombardo, non c’è più la ‘certezza’ di qualche settimana fa. La notizia che il Gip del Tribunale di Catania ha chiesto, per il capo della giunta, l’imputazione coatta, ha messo in discussione strategie e convinzioni. L’inchiesta pubblicata ieri da Live Sicilia – ripresa dal nostro giornale – circa la possibile presenza delle mafia alle elezioni regionali del 2008 ha reso ancora più complesso lo scenario. E poco importa se la notizia è stata un po’ trascurata. I fatti restano tali.

Qualche giornale già si sbizzarrisce sui possibili successori di Lombardo. Dando per scontata, ovviamente, la sua uscita di scena. Chi, in questa storia, sta facendo una figura non proprio eccezionale è il Pd siciliano. Partito democratico per modo di dire, visto che, fino ad oggi, a imporre la linea politica sono stati il capogruppo all’Ars, Antonello Cracolici, e il parlamentare nazionale, Giuseppe Lumia. appoggiati, ovviamente, da Roma e da una serie di burocrati di partito qui in Sicilia. Il tutto contro la base dello stesso partito, alla quale è stato impedito di pronunciarsi sulla partecipazione dello stesso Pd al governo Lombardo. Un atto di prepotenza dei ‘capi’ del Pd siciliano contro la base. Un’imposizione ben ‘remunerata’ da Lombardo, che ha concesso ai suoi alleati del Pd potere, sottogoverno e prebende varie (vedere lo scandalo dell’Avviso 20, ovvero 286 milioni di euro di fondi europei divisi, in buona parte, tra enti di formazione professionale riconducibili, in buona parte, a partiti e sindacati. Con gli uomini del Pd a fare la parte da leone. Una bella ‘sinistra’, insomma.

Tutto questo, però, avveniva prima che la situazione giudiziaria del presidente Lombardo si aggravasse. Quello che, però, andrebbe sottolineato è che, contemporaneamente all’aggravarsi della posizione giudiziaria del capo della giunta, si è aggravata anche la situazione finanziaria della Regione siciliana. Non è un caso se sabato il governo è stato costretto a presentare di corsa il disegno di legge per prorogare di un mese – aprile – l’esercizio provvisorio. Una sconfitta clamorosa, quella che il governo Lombardo, alla fine, ha inflitto a se stesso.

Facendo quattro conti, l’esecutivo Lombardo ha impiegato cinque mesi per mettere a punto una bozza di bilancio e finanziaria. Riuscendo, in pratica, a sbagliare tutto. In commissione Bilancio e Finanze – una commissione, spiace dirlo, gestita in modo forse un po’ troppo approssimativo (il riferimento non è ai funzionari dell’Ars, che sono bravissimi, ma ai politici) – è arrivato di tutto: entrare inventate di sana pianta, spese prive di copertura finanziaria e, soprattutto, l’incapacità a ‘leggere’ i messaggi politici che fintravano da Roma.

Così, mentre il governo nazionale chiedeva, per esempio, gesti di discontinuità rispetto alla dissennata gestione del precariato, l’unica preoccupazione della commissione Bilancio e Finanze era quella di trovare i soldi – che non c’erano nei giorni scorsi e che continuano a non esserci oggi – per prorogare il contratto a circa 2 mila e 500 precari. Questo perché in Sicilia – e quindi anche all’Ars – c’è chi ha costruito e, magari, vorrebbe continuare a costruire le proprie fortune elettorali sulla gestione del precariato.

Il governo regionale, insomma, non ha cambiato registro. Si è presentato prima in commissione Bilancio e Finanze e poi in Aula con un bilancio pieno di entrate fittizie e di spese prive di copertura finanziaria. Una follia totale. Uno scenario che si è precipitato tra giovedì e venerdì, quando si è scoperto che dodici o forse più capitoli di bilancio, ognuno dei quali dovrebbe avere rispondenza in una legge, si basano ancora oggi su semplici delibere di giunta. Viene da chiedersi – ed è una domanda legittima – come mai questa storia viene fuori solo ora. A questa domanda, forse, dovrebbero provare a dare risposta il commissario dello Stato e la Corte dei Conti.

Intanto questa incredibile è venuta fuori: ed è un altro ‘buco’: basti pensare – ma è solo un esempio – che le indennità degli assessori regionali ‘tecnici’ che si sono susseguiti in questi anni (compresi, ovviamente, gli attuali dodici assessori ‘tecnici’ della giunta Lombardo) sono in buona parte ‘abusive’. A questi non potrà più essere riconosciuta, ogni mese, la cifra che si sono messi fino ad oggi in tasca. E dovranno anche restituire i soldi che si sono presi senza che la legge lo consentisse. La situazione è grave perché, a nostro parere, non ci sarànemme no il tempo per varare una ‘sanatoria’.

Nei prossimi giorni – se la situazione non precipiterà nelle prossime ore (cosa che non può essere esclusa) – governo e Assemblea regionale dovrebbero provare a buttare giù un bilancio. Operazione difficilissima. Perché già, tra qualche giorno, potrebbe arrivare l’impugnativa non tanto della legge sull’esercizio provvisorio, che alla fine potrebbe anche passare, quanto di quella parte della legge che proroga per un mese il contratto ai circa 2 mila e 500 precari di Regione e consorzi di bonifica. Questo articolo della legge – che stanzia, grosso modo, un milione e 200 mila euro – potrebbe essere impugnato perché privo, tanto per cambiare, di copertura finanziaria.

In queste ore – è inutile girarci attorno – circolano anche le voci di dimissioni del presidente Lombardo. Ma anche queste si annunciano complicate. Intanto perché, prima di dimettersi, il presidente dovrebbe consentire all’Aula di approvare il bilancio: bilancio che passerebbe dal vaglio del commissario dello Stato solo dopo l’eliminazione delle entrate fittizie (incredibile appostare quasi 500 milioni di euro di entrate a valere sulla ‘valorizzazione’ dei beni immobili della Regione…) e, soprattutto, dopo lo sbaraccamento integrale delle spese prive di copertura finanziaria (è scandaloso – per citare un altro esempio -che non si trovano i soldi per la sanità pubblica,mentre si mantiene integralmente, anzi con importi aumentati l’ex tabella H, una sommatoria informe di spese, in parte clientelari, che potrebbero essere drasticamente ridotte).

Ammesso che governo e Assemblea regionale riescano a ‘bere l’amaro calice’, resta un altro problema. Se il presidente della Regione si dimette (soprattutto se lo fa per fatti gravi), il suo posto deve essere preso da un vice presidente. Quando, nel 2008, si dimise Totò Cuffaro, toccò al vice presidente dell’epoca, Lino Leanza, gestire la Regione per l’ordinaria amministrazione, fino all’insediamento di Lombardo.

Oggi nessuno ha capito chi è il vice presidente della Regione. Forse perché sono dodici ‘tecnici’ e nessuno tra questi può esercitare tale ruolo perché non eletti all’Ars?

La situazione si complica di giorno in giorno. Per questioni giudiziarie, per questioni finanziarie e per questioni politiche. Non è da escludere ce, alla fine, questa storia finisca nel peggiore dei modi possibili: e cioè con lo scioglimento dell’Assemblea regionale siciliana per violazione persistente dello Statuto. Perché, ricordiamolo -la mancanza di bilancio è una violazione dello Statuto autonomistico siciliano che non giustifica, ma impone lo scioglimento anticipato e l’arrivo dei commissari.

 


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