Il Prof Costa sui cinesi ad Enna: “Una grande opportunità. E’ l’Italia che ci ha annientato”

Il progetto di costruire un aeroporto cinese a Centuripe, in provincia di Enna, è una buona opportunità di sviluppo per la Sicilia, o sarebbe l’ennesimo esempio di colonizzazione selvaggia dell’Isola? Di questa idea sono gli indipendentisti del Fronte nazionale siciliano, come hanno spiegato in questo articolo: Sicilia, da colonia italiana a colonia cinese.

Non è d’accordo il professore Massimo Costa, docente di economia aziendale all’università di Palermo e tra i massimi esperti in tema di Autonomia siciliana. Costa non ha mai risparmiato critiche, suffragate da analisi economiche, a chi ha privato la Sicilia delle sue risorse e delle sue potenzialità, rendendola di fatto una colonia dello Stato italiano. Ma su questo argomento ha una opinione diversa. E l’ha espressa a commento dell’articolo del Fns. Vale la pena leggerla per intero: “Mi permetto di dissentire totalmente dagli amici del Fronte Nazionale Siciliano. Qui la questione di principio è soltanto la seguente, che mi permetto di riassumere in alcune domande: Gli investimenti esteri in Sicilia sono benvenuti o no? Se questi investimenti creano infrastrutture che tolgono la Sicilia da “fondo” dello Stivale e la mettono come “centro” del Mediterraneo stanno arricchendo o depauperando il patrimonio infrastrutturale o no? La presenza di investimenti diversificati anziché solo italiani aumenta o diminuisce il grado di autonomia della Sicilia? Gli investimenti esterni devono essere fatti perché c’è anche una convenienza da parte degli investitori o li dobbiamo accettare solo per dono disinteressato?
Nel caso di specie la Cina, con questa infrastruttura, vuole raggiungere più facilmente i mercati europei entrando in competizione con prodotti industriali occidentali che non hanno in Sicilia la loro base o vuole entrare in concorrenza solo nel mercato siciliano (microscopico per loro) con i nostri prodotti agroalimentari non sostituibili da prodotti che vengono dalla Cina? Quali sono i reali pericoli di condizionamento della politica siciliana da parte dei cinesi, specie se confrontati con la concreta subalternità alla catena di comando Nato-UE-Repubblica Italiana- Regione Siciliana che – a me – pare tanto ferrea da non essere nemmeno minimamente scalfita dalla presenza di mercanti orientali?
Se si risponde con equanimità alle domande che pongo sopra “continua il prof Costa “non c’è alcun dubbio che la realizzazione di un hub nel centro della Sicilia, con capitale estero, è soltanto una grande opportunità per la Sicilia, tanto più che in alternativa non ci sarà, in specie da parte dell’Italia, proprio niente, se non la continua e progressiva marginalizzazione dell’Isola che si troverà – come ho detto in altri interventi – come il “buco della ciambella”, irraggiungibile dal Mediterraneo come se fosse in Lapponia, proprio mentre il resto dell’Euromediterraneo si integra alle nostre spalle e intorno a noi.
Ci vuole proprio molta miopia per non vedere che questa strategia infrastrutturale combatte soltanto gli interessi geopolitici francesi e norditaliani che, lo si è visto nei recenti accordi col Marocco, o nell’insistenza “contro natura” sulla Malpensa, vogliono semplicemente farci la pelle.
Questo progetto è alternativo al ponte, anzi ci mette sopra una pietra tombale perché la Sicilia così si collega all’Europa via cargo e via aerea, anziché per gomma sull’imbuto pazzesco di Messina. Per voi dovrebbe essere musica, e invece
Non continuo. Mi limito a osservare che, se proprio di colonialismo dobbiamo morire, ricordiamoci che, sotto i colonialismi “lontani” ce la passavamo meglio (in relativo) che sotto quello vicino e asfissiante dell’Italia. L’Italia ci annienta come popolo, ci assimila, ci nega anche ogni identità geopolitica, calpesta come pezzo di carta la nostra Autonomia, compra i nostri politici e distrae i nostri elettori. Un ipotetico “dominatore” cinese non potrebbe mai fare altrettanto; potrebbe forse avere qualche lucro nell’immediato, ma prima o poi dovrebbe sbaraccare. Non abbiamo l’esempio di Malta e degli Inglesi a dimostrarlo? Meglio colonizzati dalla Cina, dunque (ciò che ammetto per pura ipotesi di scuola, ma che non è affatto), che dall’Italia!
E poi un’ultima considerazione. Gli unici a lamentarsi veramente di questa operazione sono stati i potentati del “profondo” West. A cominciare dalla Clinton che, non si sa bene a quale titolo, “chiede spiegazioni”. E’ chiaro che il riposizionamento strategico del Mediterraneo, da frontiera dell’Occidente a centro di un nuovo mondo, emargina loro e il loro imperialismo. Per “loro” la Sicilia è soltanto il territorio su cui mettere la base MUOS di Niscemi.
Ora, 2 + 2 fa 4, e comincio a pensare. Sulla Libia, non mi piaceva Gheddafi né mai ho solidarizzato con lui durante la sua caduta, ma voi eravate in prima linea con gli Americani in quella presunta “guerra di liberazione”. Ora state ancora dalla parte degli Americani. E’ una coincidenza o una scelta strategica? Toglietemi questo orribile sospetto. Ditemi a questo punto pubblicamente cosa pensate del MUOS.
Io vi dico che sto dalla parte della Sicilia e, se necessario, non mi farei scrupolo di alzare la bandiera a stelle e strisce se questo coincidesse con l’esigenza di riscatto del mio popolo. Ma per ora, e dalla fine della II guerra mondiale quando ci abbandonarono al nostro destino, non mi pare porprio sia così”.

E che dire delle entrate doganali? “Con quel brandello di Statuto che è applicato affluirebbero alla Sicilia, cioè a tutti noi, e con quella parte di Statuto non applicata (ma che potremmo rivendicare) darebbe risorse immense.
Già oggi lo Stato introita indebitamente un miliardo e mezzo circa di IVA sulle importazioni. Se diventassero, dopo questo Hub, 5 miliardi, potremmo dire allo Stato, ce li teniamo noi, e ci paghiamo tutta la sanità, la scuola, l’università e le pensioni siciliane. Non è poco”.

Un fraterno saluto
Massimo Costa

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