Ars, clientelismo senza ritegno

Ieri sera l’Ars ha approvato, non senza mal di pancia e polemiche, il bilancio. Manca il voto finale dell’Aula che verrà espresso forse oggi o, al massimo, entro domani, insieme con la finanziaria. Un passagio d’Aula, quello di ieri, contrassegnato da troppe stranezze e da un clientelismo sfrenato che mal si concilia con il momento di difficoltà del nostro Paese e, in particolare, della Sicilia.

Proprio ieri, nel primo pomeriggio, in un’intervista al nostro giornale, l’onorevole Marianna Caronia segnalava una serie di ‘stranezze’ che il governo, presieduto da Raffaele Lombardo, avrebbe fatto bene a ritirare subito (L’articolo in questione dal titolo “Le ‘mangiuglie’ del bilancio regionale”). Il governo, invece, le ha sfacciatamente riproposte in Aula. Ma la battagliera Marianna-guastafeste si è messa di traverso, spalleggiata dal suo compagno di partito, Toto Cordaro (entrambi militano nel gruppo parlamentare del Pid, i Popolari per l’Italia di domani).

Come abbiamo raccontato ieri, nel primo pomeriggio, il governo aveva preparato un ‘panino imbottito’ di circa 6 milioni di euro di finti appalti, inutili ristrutturazioni, aumenti di soldi per portaborse, segretari, camerieri e via continuando. Caronia e Cordaro sono riusciti a far bloccare da un’Aula un po’ stupita un ‘boccone’ da 1,6 milioni di euro di schifezze allo stato puro. E lo hanno fatto presentando un emendamento che ripristinava i fondi per il buono socio sanitario.

Perché, cari lettori di LinkSicilia, il paradosso di questo bilancio regionale in via di approvazione – che poi è il paradosso della politica siciliana, di maggioranza e di opposizione – è che, pur di finanziare le clientele dei deputati di tutti i colori, sono state tagliate le risorse finanziarie alle categorie più disagiate di questa nostra disgraziata Isola.  E’ stato fato così per finanziare le clientele della tabella H; ed è stato fatto così per provare a foraggiare le clientele denunciate ieri pomeriggio dall’onorevole Caronia (nella foto sotto) che il governo, ieri sera, ha precipitosamente ritirato. Anche perché, davanti a queste schifezze persino il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici – che pure, da quando fa parte del governo ‘digerisce’ il ferro – ha detto “no”. Il che è dire.

In questa storia c’è, però, un elemento che questo giornale ha il dovere di segnalare. Si tratta della coincidenza – non proprio elegante – tra le figure di alcuni assessori regionali e quelle di promotori di alcune liste alle elezioni del Comune di Palermo. La sensazione, assai sgradevole, è che la manovra da 6 milioni che ieri sera è saltata – ma che oggi potrebbe essere ripresentata sotto altre forme – avesse più attinenza con i fatti elettorali di Palermo che con le questioni di politica regionale.

Ci permettiamo di segnalare questo ‘particolare’ al commissario dello Stato, alla Corte dei Conti e alla magistratura ordinaria. E lo segnaliamo perché ieri sera – come abbiamo già cercato di spiegare – si è scoperto che, in un momento difficilissimo per il nostro Paese e per la nostra Isola, pur di mantenere in vita strutture clientelari e improduttive, si penalizzano le categorie deboli della nostra società. E questo è intollerabile.

 


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