In nome del principio di non contraddizione

La lettera aperta dell’onorevole Pino Apprendi indirizzata a Leoluca Orlando e pubblicata ieri su questo giornale, mi interpella direttamente essendo stato tra i protagonisti della felice stagione da egli evocata, in quel Consiglio Comunale di Palermo presieduto prima da Antonino Caponnetto e poi da Giorgio Chinnici, che ne supportò convintamene la realizzazione a partire dalla felice intuizione di uno Statuto avanzatissimo rispetto a quel tempo (e ancora oggi tra i più autentici e progettuali prodotti in Sicilia), dalla coraggiosa stesura della Variante Generale del Piano regolatore generale (Prg), dal Regolamento del Decentramento, dal risanamento economico e di governance delle ex Municipalizzate, sino all’ottenimento del rating AAA dell’intero Ente, da parte delle agenzie internazionali di valutazione, con benefici effetti su quantità, qualità e costo dell’indebitamento oneroso e sull’immagine internazionale.

Atti e provvedimenti tra di loro connessi coerentemente sia sul piano della visione futura (l’idea di Città) di Palermo che su quello del funzionamento amministrativo.

Non ricordo in quegli anni di aver mai incontrato l’onorevole Apprendi che, sicuramente, operava egregiamente nel sociale o nell’esercizio della nobile e meritoria professione di Vigile del Fuoco, tra le più amate e rispettate dai palermitani.

Nel dargli atto del riconoscimento del valore di quella particolare sindacatura, tra le più “felici” degli ultimi cinquant’anni, devo però rilevare una forte violazione del principio di non contraddizione che come è insegnato sin dal primo anno di liceo, indica che A non è non A, cioè che non si possono dare come entrambe vere due cose contrarie. In tale errore mi pare incorra il Parlamentare siciliano del Pd nel momento in cui non considera come i frutti di quegli anni ebbero le proprie radici nel rifiuto assoluto di compromessi al di sotto di un ben definita linea di liceità che la politica vera non può e non deve consentire, quale che sia il fine da perseguire.

Proprio molti di quei risultati si devono all’intransigenza di Emilio Arcuri e di Alberto Mangano, alle intuizioni felici di Luciano D’Angelo e di Francesco Giambrone, al contributo illuministico e illuminato di Giuliana Saladino e di Alfio Mastropaolo, alla capacità progettuale dell’ Ufficio Europa, poi tragicamente soppresso da Diego Cammarata con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Si tratta di quella stessa intransigenza che impone oggi di rifiutare di arrendersi al formalismo della celebrazione delle Primarie,senza curarsi di quanto sia accaduto durante e dopo le stesse.

Come può l’onorevole Apprendi, che è persona per bene, auspicare ricomposizioni con quanti hanno osato mettere sotto i piedi uno dei primi esperimenti di primarie in una città che le aveva a lungo desiderate, distruggendone per i prossimi anni la credibilità ?

Come può l’onorevole Apprendi, che ha a cuore la legalità vera e concreta dei fatti e non quella declamatoria da avanspettacolo di certa sinistra radical chic, considerare valide elezioni in cui è accaduto di tutto e dopo le quali si è persino dichiarato che “è normale per il presidente di un’associazione avere affidati (in custodia?) i certificati elettorali dei propri soci” ?

Cosa risponderà ai propri elettori, sicuramente persone oneste, che gli chiederanno prima o poi la differenza tra forma e sostanza di un atto politico delicatissimo quale quello che concerne la libera espressione del voto e la tutela di tale irrinunciabile valore?

Forse l’onorevole Apprendi non ha avuto modo di sentire, durante la conferenza stampa di venerdì scorso, Leoluca Orlando affermare con estrema chiarezza che, anche se fosse stato annullato il risultato, oggi oggetto di indagini, del gazebo di Piazza Indipendenza, dando la vittoria a Rita Borsellino, egli avrebbe comunque denunziato la nullità complessiva dell’esperienza e, come già annunciato sin dal mese di dicembre, avrebbe presentato la propria candidatura direttamente al primo turno , a garanzia dei Palermitani

Nella politica vera a nulla servono le forme o la perfezione degli atti se la sostanza che le sostiene è opaca nell’intenzione o nell’attuazione di comportamenti non etici e persino nell’omissione.

Quanto poi alla paventata e ormai logora argomentazione che tutto ciò favorirà il centro destra, rassicuro l’onorevole Apprendi che tale schieramento ha già rinunziato a Palermo e punta a rendere difficile la vita a Leoluca Orlando in Consiglio Comunale e a preparare la candidatura del Presidente dell’Ars, Francesco Cascio, a Palazzo d’Orleans. Stavolta, purtroppo, non avrà più Orlando (né Rita Borsellino) quali temibili avversari.

Invito allora l’onorevole Apprendi a concentrare ed impegnare il proprio indubbio e consistente consenso a garantire che il Consiglio – e non tanto il candidato Sindaco – non sia il vero bersaglio che la destra si appresta a mirare con decine di liste “di fantasia”.

Per il resto, lasci che la volontà (senza gabbie e gazebo) dei Palermitani – sia di quelli che, anche sotto la pioggia, hanno votato con fiducia il 4 marzo, sia delle centinaia di migliaia che non hanno ritenuto di farlo – sia l’unico, vero dato politico di cui occorrerà prendere atto l’8 maggio.

Si predispongano, piuttosto, secchi di sabbia, estintori e ramazze antincendio in prossimità dei seggi elettorali e lungo il tragitto di schede e verbali tra questi e l’Ufficio Centrale Elettorale, perché non vi divampi il fuoco dei brogli e degli imbrogli, di cui questa Città ha fatto, in più occasioni, amarissima esperienza.

 

 


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