C’è un Bin Laden piemontese…

Lutto oggi in Sicilia e in tutto il Sud Italia. Nel giorno in cui qualcuno (che non conosce la storia, o finge di conoscerla) vuole festeggiare l’anniversario dell’Unità d’Italia. Vi abbiamo raccontato in questo articolo alcuni dei motivi per cui i meridionali non festeggiano. Continuiamo a rendere onore alla verità storica con questa lettera aperta a Oriana Fallaci. A firmarla: un Siciliano malatu d’amuri…

Leggerla e rileggerla, anche se non è più tra noi, è sempre un piacere un arricchi­mento per la mente e lo spirito perché anch’io, gentile Oriana, ho la stessa rabbia, la stessa tensione, contro le ingiustizie e contro la spudorata falsificazione della Verità, per cui rileggendola ho l’impressione di averla conosciuta da sempre, di parlare con una della mia stessa famiglia, che vive la stessa sofferenza… Ma la mia sofferenza è ancora più grande, perché più antica; a quella che ci ha causato il mussulmano Bin Laden, bisogna sommare quella del piemon­tese Bin Laden.
Sì, c’è anche un Bin Laden nato in Piemonte che oltre un secolo e mezzo fa, in nome di nobili e alti principi (l’Unità d’Italia), invase la mia Sicilia. Di soli­to, “i furbacchioni di turno” si servono sempre di nobili principi per “fottere” la gente: ieri l’Unità, oggi l’Europa, l’euro, la pace, la solidarietà eccetera… buonismo a tonnellate! Per tutti i gusti!

In certi momenti mi viene la nau­sea, il voltastomaco vedere certe facce in tv o sui giornali che blaterano di argomenti che sono semplicemente stru­mentali alla loro carriera politica,
finanziaria o industriale. Avrà notato le campagne di stampa di parecchi gruppi industriali-finanziari che invitano a comprare questo o quel prodotto, perché facendo così si aiutano i poveri bambini del terzo o quarto mondo; quei prodotti che, in Occidente, compriamo a caro prezzo, sono fatti sfruttando il lavoro di quei bambini! Che tristezza quando ascolto la retorica unitaria del nostro Presidente della Repubblica!
Luigi Carlo Farini, che per breve periodo fu presidente del consiglio del Regno d’Italia, così si esprimeva a riguardo dei meridio­nali: «I beduini, a riscontro di questi caffoni, sono fior di virtù civile». E io mi chiedo che differenza c’è tra il mussulmano Bin Laden che odia l’occidente e i cristiani, e il disprezzo, nemmeno nascosto, di tanti cittadini padani verso i meridionali?
Che differenza c’è tra le stragi dei ter­roristi islamici in Iraq o in Afghanistan e dei civili e patriot­tici soldati del regno sabaudo comandati dal generale Pietro Quintini che, nel gennaio del 1862, a Castellammare del Golfo (Trapani), fecero strage di sette persone inermi tra cui un sacerdote: don Benedetto Palermo e una bambi­na di appena nove anni di nome Angelina Romano, per l’unica colpa di non avere detto dove si nascondessero i briganti?
I briganti erano poveri giovani che rifiutavano il servizio di leva obbligatoria (che allora durava ben sette anni) del liberatore Regno Sabaudo, mentre nel “barbaro e arretrato” Regno delle Due Sicilie c’era l’eserci­to professionale fatto da volontari. Ebbene, dopo 150 anni la civile Repubblica Italiana ha preso a modello il regno bor­bonico con la notevole differenza che la “carne da canno­ne” è fatta per il 90% da meridionali disoccupati ed in testa c’è la Sicilia, poi la Campania, la Puglia e l’Umbria. Prima i “fratelli d’Italia” hanno depredato i nostri bisnonni e con le nostre ricchezze hanno coperto le spese della guerra di conquista e ci hanno costretto all’emigrazione (fenomeno che prima non c’era), oggi i nipoti sono costretti ad arruo­larsi volontariamente… Che tragedia! Che umiliazione!
E che dire delle teste mozzate? Lei stessa con dovizie di partico­lari ci parla dell’americano Paul Johnson sequestrato dai terroristi in Iraq che, vestito con una tuta rossa e con le braccia legate, piange. Il suo carnefice mussulmano «con la mano destra gli appoggia il coltello alla base del collo e incomincia a segare lentamente, accuratamente. Senza fret­ta. E senza curarsi delle urla che presto diventano rantoli, poi gorgoglii ed infine si spengono».
Gentile Oriana, non c’era bisogno che Lei si facesse raccontare la drammaticità di quel video, bastava leggere il telegramma inviato da un ufficiale piemontese in servizio anti-brigantaggio al suo diretto superiore: «Catanzaro 13 luglio 1869. Illustrissimo Generale Sacchi, la testa di Palma (nome di battaglia di Domenico Strafaci, nda), mi giunse ieri al giorno verso le sei e mezzo. È una figura piuttosto distinta e somigliante a un fabbricante di birra inglese. La testa l’ho fatta mettere in un vaso di cristallo, ripieno di spirito, chieggio a lei se vuole che la porti così per farla imbalsamare, non essendo capa­ci nessuno di fare tale operazione. Nel caso affermativo, me lo faccia prontamente sapere. Si sono fatte delle fotografie della testa e se riescono bene gliene spedirò un certo nume­ro. Firmato: il Comandante della zona militare Colonnello Milon».

Come può notare i seguaci di Bin Laden agivano già nel diciannovesimo secolo, la differenza sta nella tecnologia: quelli di ieri la testa la conservavano sotto spirito, quelli di oggi nel congelatore.
E che dire di quelle anime candide in servizio perenne attivo, pronte a sfilare per le strade per dimostrare al mondo la loro indignazione per le torture subite dai prigionieri irakeni da parte dei soldati americani e che ieri sfilavano per gli orrori dei campi di concentra­mento nazisti, dimenticando stranamente i gulag sovietici o le foibe titine?
Evidentemente per costoro ci sono morti che meritano solidarietà e morti che non la meritano. La cosa che le anime candide non sanno è che sono stati i “fra­telli d’Italia” ad inventare i primi lager! Esiste a 70 Km da Torino il forte di Fenestrelle (qui è stato ambientato il film il “Deserto dei tartari” tratto dall’omonimo libro di Dino Buzzati), qui vennero deportati migliaia di meridionali, col­pevoli di essere rimasti fedeli al loro Re; morivano di fame e di freddo e i loro corpi venivano “sciolti” nella calce.
Poiché dopo l’Unità continuava la “resistenza” al conquistatore sabau­do, il forte arrivò ad ospitare oltre 70 mila briganti meridio­nali (allora chi resisteva al Savoia, non solo non faceva carriera, ma veniva chiamato brigante). I vincitori impongono le loro leggi anche al linguaggio! Si arrivò al punto che, essendo le prigioni stracolme, il presidente del Consiglio dell’epoca, il Generale Menabrea (quello della tassa sul macinato) ebbe la bella pensata di chiedere al governo argentino in affitto un vasto territorio della Patagonia, per trasformarlo in colonia penale, per collocarvi i briganti. La cosa non si fece per due motivi: primo per l’indignato rifiuto del governo argentino e poi per la sopraggiunta mancanza di fondi del governo unitario. Ora anch’io “voglio vedere” la sconfitta del mostro. Ma il mostro non s’annida solo tra le montagne del Pakistan ed Afghanistan, il mostro è in mezzo a noi e vive nelle corrotte, massoniche ed anticristiane capitali d’Europa, non ha sette teste, ma otto, l’ultima è quella della mafia, fatta da professionisti d’alto livello, che hanno reso il mostro ancora più orribile, più sanguinario, più deva­stante. Esso s’annida dappertutto, corrode e corrompe tutto, non ha patria, non ha religione, ha solo sete di potere, denaro e pur di nutrirsene non esita a tenere popoli, isti­tuzioni sotto il suo tallone. Le tragedie del nostro tempo portano tutte la sua firma e a pagare anche con la vita non sono solo gli uomini, ma anche e soprattutto la Verità. 
La Verità che viene nascosta, occultata, travisata, derubata… per darci in pasto menzogne, cattiverie, per offenderci, per umiliarci, per confonderci, per istigarci alla resa perché il mostro è troppo forte, per cui non vale la pena combatte­re… Bin Laden è degno figlio di questo mostro.Ora il mostro non sa che non vincerà mai, perché ci sono tanti piccoli uomini che hanno fede ed ideali e da essi traggono la “forza” necessaria per combatte­re e non si arrenderanno mai, perché sanno d’essere dalla parte dei giusti, dalla parte del Bene, dalla parte della Verità!”.

Un Siciliano “Malatu d’Amuri”

 

 


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