L’Ars tra bilancio e ‘questione idrica’

Si apre un’altra settimana politica segnata dall’incertezza. Nei ‘Palazzi’ della politica siciliana fino ai Comuni grandi e piccoli dove a maggio si voterà si va avanti a tentoni, senza un programma preciso, in attesa di sviluppi ora vicini, ora improbabili. Oggi, a Palazzo Reale, sede del parlamento dell’Isola, il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, vorrebbe dare un colpo d’acceleratore ai lavori parlamentari. Magari avviando nelle commissioni legislative l’esame del bilancio. Lo chiedono un po’ tutti i deputati, che vorrebbero approvare la manovra entro la fine di questo mese per dedicare aprile alla campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative di maggio.
Il governo, retto da Raffaele Lombardo, ha obiettivi diversi. Intanto non sembra pronto per provare a far passare il bilancio da quelle che si annunciano come le ‘Forche Caudine’, ovvero la Corte dei Conti e il commissario dello Stato. All’appello mancano tanti soldi, a cominciare da circa 600-700 milioni di euro per la sanità. Ora, se è ormai ammissibile mettere in bilancio entrate fittizie (‘mitica’, ormai, la ‘valorizzazione del patrimonio immobiliare della Regione che ogni anno promette entrare, sempre maggiori, che, però, non si concretizzano mai), questo non si può più fare per la sanità. Da qui la difficile trattativa con Roma. Con la speranza che la Sicilia, almeno per un altro anno, riesca a pendere in giro Roma.
Non va meglio nei Comuni. La metà di questi enti locali è in ‘bolletta’. Vari i motivi della crisi finanziaria. A cominciare dalla ‘questione idrica’. La gestione dell’acqua da parte dei privati sta svuotando le già magre’casse’ dei Comuni e le altrettanto magre tasche dei cittadini. Un referendum popolare ha stabilito che la gestione dell’acqua deve tornare ad essere pubblica. Ma il governo regionale di centrosinistra (e meno male che c’è pure la sinistra, cioè il Pd…) sembra impegnato a lasciare tutto inalterato, cioè nelle mani dei privati.
E dire che nella commissione legislativa di merito dell’Ars, ovvero nella quarta commissione (Ambiente e territorio), la scorsa settimana è stata incardinata la ‘Proposta di legge regionale di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali per la gestione pubblica dell’acqua in Sicilia (“Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque.Adeguamento della disciplina del servizio idrico alle risultanze del referendum popolare del 12 – 13 giugno 2011”). Si tratta, a ben vedere, del primo passaggio per l’approdo a Sala d’Ercole del testo di legge, il primo, nella storia siciliana, ad iniziativa popolare ai sensi dell’articolo 12 dello Statuto. L’obiettivo è quello di arrivare ad un’approvazione “integrale e senza stravolgimenti” della proposta di legge d’iniziativa popolare. L’esame del provvedimento, da parte della commissione Ambiente dell’Ars, arriva ad oltre un anno e mezzo dal deposito, presso gli uffici della Regione siciliana (7 settembre del 2010), delle 35 mila firme di cittadini siciliani raccolte a sostegno della proposta di legge. Il disegno di legge è stato sottoscritto anche da 140 consigli comunali.
Basterà questo alla politica siciliana per chiudere definitivamente l’inglorioso capitolo della gestione privata dell’acqua?

 


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