Vince Ferrandelli tra veleni e polemiche

Fabrizio Ferrandelli, il candidato di improbabili ‘Poli civici’, del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e di quella parte del Pd che fa capo ad Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia ha vinto di misura le primari del centrosinista a Palermo. Dovrebbe essere lui il candidato a sindaco dello stesso centrosistra del capoluogo siciliano. Il condizionale è d’obbligo per almeno due motivi. In primo luogo, perché ha battuto di stretta misura Rita Borsellino: la differenza è di una quarantina di voti e stanotte è stato chiesto il riconteggio delle schede. In secondo luogo, perché non è detto che tutto il centrosinistra accetti il risultato, visto che queste primarie sono state ‘inquinate’ da motivazioni e – soprattutto – da personaggi che poco o nulla hanno a che vedere con la sinistra e con Palermo.
Si chiudono, così, nel peggiore dei modi possibili, le primarie che, lungi dall’individuare con gioia il candidato di centrosinitra da contrapporre al candidato di centrodestra, hanno solo creato profonde divisioni. In fondo, ancora una volta, è passato il messaggio di antipolitica del presidente Lombardo: dividi, sfascia, distruggi i partiti alleati e avversari e vedrai che, avendo il potere in mano – nel caso della Sicilia di Lombardo, quello che resta del potere – non potranno che venire da te.
Lombardo è così riuscito a sfasciare il centrosinistra di Palermo e, in particolare, a spaccare il Pd siciliano. Dove, non a caso, è in corso una resa dei conti. Dove, non a caso, per mantenere in vita uno dei peggiori governi regionali della storia dell’Autonomia siciliana i già citati Cracolici e Lumia, insieme con i vari Nino Papania, Totò Cardinale e Francantonio Genovese proveranno ora a ‘sbarellare’ l’attuale segretario regionale del partito, Giuseppe Lupo. Il tutto – lo ribadiamo – per questioni di potere: per spartirsi quei pochi fondi europei che verranno messi ‘a bando’ (si fa per dire), per mettere le mani sui corsi di formazione professionale finti (non a caso, proprio, in queste ore è già iniziata la ‘selezione’ degli enti: dentro quelli degli amici di Lombardo, di Papania, di Genovese, di Lumia, di Cracolici, di Briguglio – tanto per citare alcuni nomi – e fuori tutti gli altri “per mancanza di requisiti”: una farsa) e per gestire nel modo deteriore quello che resta della regione e dell’Autonomia siciliana.
E’ in questo clima – e soprattutto con questi metodi: gli unici metodi, in fondo, che Lombardo conosce e usa – che Ferrandelli ha vinto, per una quarantina di voti, le primarie del centrosinistra.
Resta da capire perché un ragazzo come Fabrizio Ferrandelli, sicuramente ambizioso – ma l’ambizione, in politica, non è un peccato – abbia deciso di legare le proprie sorti a personaggi come Lombardo, Cracolici e Lumia. In ogni caso, la partita non è chiusa. Ad avviso di questo giornale, anche se a questo risultato si è arrivati con forzature incredibili, il centrosinistra farebbe bene ad accettare il responso delle urne. Perché in democrazia la regola che gli elettori hanno sempre ragione vale, appunto, sempre. Dividersi ora, per il centrosinistra, sarebbe solo un regalo al centrodestra che, proprio in ragione della vittoria di Ferrandelli, potrebbe ricompattarsi.
Non è il momento, insomma, delle recriminazioni. Ora, a urne chiuse, non ha senso recriminare sulla candidatura di Antonella Monastra che avrebbe tolto più di un migliaia di voti a Rita Borsellino. Perché se Davide Faraone – che alla fine è un esponente del Pd – non si fosse candidato, Ferrandelli avrebbe doppiato Rita Borsellino.
Le analisi politiche ed elettorali non si fanno con i se e con i ma. Il centrosinistra di Palermo deve trovare la forza e la determinazione per tornare a unirsi. Anche attorno a Fabrizio Ferrandelli che, alla fine, non è il diavolo. Provando a cambiare le cose con la forza della politica e non con la politica della forza. Cercando di spiegare a Ferrandelli che Lombardo, Cracolici e Lumia sono quanto di peggio la politica siciliana oggi esprime. Invitandolo a evitare i loro metodi. E, soprattutto, pensando al futuro di Palermo e non a quello di un governo regionale che è ormai al capolinea. Ogni altra soluzione non unitaria provocherebbe altre lacerazioni. Facendo il gioco, alla fine, di Lombardo e del suo trasformismo politico.

 



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