Palermo, le elezioni & i grandi affari

Il Comune di Palermo è al verde (nessuno ancora ha capito chi tirerà fuori i soldi per pagare i circa 9 mila precari ‘stabilizzati’ dalla passata amministrazione di Diego Cammarata), la città è allo sbando (spesa sociale azzerata, anziani, disabili e titolari e fruitori delle case famiglia abbandonati a se stessi), la campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco e del nuovo consiglio comunale è già iniziata, ma il vecchio consiglio comunale, ormai in uscita, continua a ‘macinare’ delibere e atti amministrativi ‘pesanti’.
Qualche giorno fa un atto amministrativo in favore del centro commerciale ‘Forum’, che potrà continuare ad operare a prescindere dalla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria. Adesso arrivano le spinte per ‘chiudere’ alcune ‘operazioni’, non meno ‘pesanti’, sui cosiddetti Pruust. Progetti dove, spesso, l’interesse privato prevale su quello pubblico.
L’aspetto singolare è che, in tutti questi casi, si tratta di programmi di spesa e di autorizzazioni ad effettuare grandi operazioni urbanistiche ed economiche sul territorio che giacciono in consiglio comunale da parecchi anni. E che, come osserva il consigliere comunale del gruppo misto, Alberto Mangano, vengono ripescate oggi, in assenza di un sindaco e proprio mentre la politica è impegnata in campagna elettorale. Così le ragioni della nuova campagna elettorale e dell vecchia politica si intrecciano sotto l’egida dei grandi affari.
“La campagna elettorale – dice Alberto Mangano – sta iniziando all’insegna della demagogia e delle strumentalizzazioni su argomenti che avrebbero richiesto ben altro livello di responsabilità. Gli appelli, che da più parti si lanciano, a compiere atti importanti per il potenziale sviluppo della nostra città, sanno di ‘lacrime di coccodrillo’ e sono una chiara manifestazione di cinismo politico e di ipocrisia. Proporre di approvare a fine consiliatura quegli atti rimasti nel cassetto per parecchi anni, come i vari Pruust, – continua Mangano – sono la certificazione del fallimento della maggioranza di centrodestra e del consiglio comunale che cercano di farsi una nuova verginità in prossimità delle elezioni”.
Ma se atti di grande valenza economica, finanziaria e urbanistica arrivano mentre è in corso una gestione commissariale, con un consiglio comunale in uscita che dovrebbe riservare alla nuova assemblea di Sala delle Lapidi la titolarità di scelte così importanti peril futuro della città, ebbene, questo succede perché, da qualche parte, arrivano ‘forti’ sollecitazioni.
“In questo contesto – aggiunge infatti Mangano – le sollecitazioni provenienti dal mondo imprenditoriale rischiano di essere funzionali a quella cattiva politica che è la vera responsabile dello stato di degrado di Palermo. Piani e programmi per uno sviluppo sostenibile della nostra città dovranno trovare posto, più correttamente, nei programmi dei candidati a sindaco e non in tardive e strumentali manifestazioni di volontà. Quello che colpisce – prosegue il consigliere – è che lo sfascio del Comune di Palermo, costituito innanzitutto della voragine finanziaria delle aziende partecipate, determinato dalla gestione di Cammarata e della sua giunta di centrodestra, dovrebbe preoccupare sia i consiglieri che le parti sociali per le conseguenze drammatiche che potrebbero avere sull’intera comunità”.
Insomma: invece di pensare a come far uscire Palermo da una crisi finanziaria drammatica, c’è chi vorrebbe prendersi ‘le ultime cose rimaste’ ancora in piedi, in un’atmosfera da ‘saldi di fine stagione’.
“Le forze sociali – osserva ancora Mangano – non si lascino fuorviare e non siano complici di un sistema di potere che tutto ha fatto tranne che interessarsi dello sviluppo economico della città. La situazione è veramente drammatica – conclude Mangano – come denuncia il Commissario straordinario Latella, e il consiglio comunale farebbe bene a rendersi disponibile per una cura che tagli ogni spesa che non sia finalizzata a salvaguardare i posti di lavoro e gli aiuti alle famiglie in stato di bisogno, dimostrando, sia pure alla fine del suo mandato, un minimo di responsabilità politica”.

 

 


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