Informatizzazione regionale? A schifiu finiu

Sempre alla buon’ora, sempre con comodo – e naturalmente quando i ‘potenti’ di turno decidono di dire ‘basta’ – la politica siciliana scopre che il Piano di informatizzazione della Regione non va bene. Con il freddo che c’è, alla fine, scoprire l’acqua calda è sempre piacevole. Anche dalle parti di Palazzo Reale, la sede del parlamento del’Isola. Anche dalle parti della commissione Bilancio e Finanze dell’Ars che, non avendo fatto un tubo dai primi di ottobre ad oggi – a parte, ovviamente, la partecipazione ‘morale’ ai disastrosi tentativi di stabilizzazione del personale precario – ha trovato il tempo, bontà ‘sua’, di occuparsi di uno dei tanto ‘carrozzoni mangiasoldi’ messi su dalla politica siciliana: Sicilia e Servizi spa. Su questo tema l’Ars, dopo aver ‘gozzovigliato’ per undici anni, ha messo su una bella commissione d’inchiesta per ‘lavare’ la propria coscienza. A presiderla è stato chiamato  il presidente della commissione Finanze del parlamento siciliano, Riccardo Savona.
Cosa viene fuori dai lavori di tale commissioni? Che i compensi dei dirigenti di Sicilia e Servizi sono “sproporzionati se non illegali” (mentre quelli dei ‘manager’ di altre società regionali sarebbero ‘proporzionati e legali’?); che c’è “incertezza sulla natura dei rapporti contrattuali del personale (5 dirigenti, 4 quadri e 3 impiegati)”:; che non sono nemmeno chiare le “modalità di reclutamento” (invece i precari che l’Ars avrebbe voluto stabilizzare in base a quali concorsi pubblici sono stati reclutati?). Non mancano le “gravi irregolarità” che mettono “a repentaglio non solo la continuità aziendale ma probabilmente anche l’utilità di gran parte del piano di informatizzazione realizzato fino a questo momento”.
Insomma, cari lettori di Link Sicilia: alla politica Sicilia e Servizi spa non piace più. Anche se restano i debiti per circa 76 milioni di euro verso il socio privato che qualcuno dovrà pagare. E quando ai 90 ‘califfi’ di Sala d’Ercole un ‘giocattolo’ non piace più, beh, sono i primi a contestare quello che, quasi sempre, tutti assieme hanno realizzato (in realtà, le eccezioni ci sono: poche, ma ci sono).
Nella relazione, depositata oggi, oltre ai risvolti ‘psicanalitici’, i commissari ricostruiscono la storia della Sicilia e-Servizi Spa (Sise). La società che fino a oggi ha gestito l’informatizzazione della Regione è stata costituita nel 2001 con procedura a evidenza pubblica. E’ partecipata dalla Regione per il 51 per cento, mentre il restante 49 per cento fa capo al socio privato Sicilia e-Servizi Venture Scrl (Sisev), a sua volta controllata da Engineering Spa (già Atos Origin Italia Spa) e Accenture Spa. Sempre secondo la commissione d’indagine, “è possibile tracciare una linea di demarcazione temporale molto netta: se fino al 2008 il modello societario e il conseguente regime degli affdidamenti poteva configurarsi conforme al piano normativo comunitario e nazionale, lo stesso non può dirsi per le attività affidate e svolte dal 2008 fino al 31 dicembre 2010”.
Due le criticità evidenziate: “La mancata tempestiva individuazione dell’ufficio dell’amministrazione competente a svolgere la direzione dei lavori relativi alla piattaforma telematica integrata (Pti) e la mancata strutturazione della Sise Spa”.
“A questa situazione – se legge nella relazione – ha tentato di porre rimedio il governo attraverso una compiuta regolamentazione, in particolare per quanto riguarda il credito vantato dal socio privato Sisev, contenuta nella nuova convenzione-quadro approvata dalla giunta nel 2011. L’esito di tale tentativo, però, non è ad oggi apprezzabile, non essendosi ancora raggiunto in accordo tra le parti sul debito pregresso e non essendo stato avviato il cosiddetto popolamento (assunzioni) della Sise in modo da consentire l’autonomo raggiungimento dello scopo sociale statutario”.
La commissione d’indagine avrebbe rilevato “comportamenti omissivi e inerzie nella realizzazione complessiva del piano”. E cita l’esempio dei disservizi registrati nella gestione telematica dei mandati di pagamenti attraverso la firma digitale.
“Occorre verificare – si legge sempre nella relazione – se esistano le condizioni, alla scadenza contrattuale, per la prosecuzione del rapporto sociale o se non sia più conveniente per la Regione rilevare l’intera partecipazione azionaria, mettere in liquidazione la Sise Spa e proseguire il piano di informatizzazione attraverso una nuova struttura societaria”.
La commissione quindi auspica che “l’attività di controllo dell’Assemblea regionale sul piano di informatizzazione della Regione prosegua anche attraverso la costituzione di una nuova commissione d’indagine o l’ulteriore proroga di quella già istituita”.


Delle “incongruenze legate a Sicilia E-Servizi” interviene, a nome del Pdl, il capogruppo all’Ars, Innocenzo Leontini. Che parla di
“gravi discrasie rimarcate a partire dal bando del 2002; di “costi esagerati”; di “ruoli occupati in diversità da quanto stabilito dallo stesso bando”; di “doppi ruoli fra di loro incompatibili”; di “palesi assunzioni in clima di clientelismo”.
“Si è trattato – conclude Leontini – di una delle spese maggiori che abbia mai affrontato la nostra Regione negli ultimi anni, con i suoi circa 300 milioni di euro. Ora potremo rendere conto al parlamento e alla Sicilia”.

 


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