Rubrica/il cucchiaio nelle orecchie-Ciao Abbate Teledurrutti

Forse la puntata più bella di Teledurruti – la tv monolocale che Fulvio Abbate, palermitano di Roma ha condotto per più di dieci anni – è l’ultima. Nel video di commiato si leggono tre biglietti sorretti dalla sua stessa mano. Nel primo è scritto, “basta teledurruti”, poi “è passata la voglia”, infine “grazie a chi c’era”. Dal marzo 1998, Abbate ha chiaccherato dalla sua casaweb con il suo pubblico, ristretto, come si conviene a ogni siciliano di buona tradizione. Da casa o scendendo in strada a fare la spesa, dal bar o in libreria, incontrando persone più o meno importanti. E’ stata invidiabile flanerie, transito dell’autore nel sobrio mondo della mondanità. I suoi interlocutori hanno esibito il piacere di rispondere liberati dal peso della risposta. Diversamente avrebbero detto se intervistati da Rai o da Sky. Alla deriva gossippara e alla dietrologia della controcultura che Abbate non ha disdegnato, sopravvivono improvvisi come l’idea di raccontare la storia dell’Italia attraverso le sue portinerie o attraverso i cessi. Chiusa Teledurruti ne resterà la sua disponibilità sul Web. Un archivio.


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