Capo d’Orlando, lo schiaffo del Cru

Il “no” al completamento del parto turistico di Capo d’Orlando da parte del Cru (sigla che sta per Consiglio regionale per l’urbanistica) – che ha il sapore di una vera a propria inchiummata – è arrivato qualche giorno fa. Uno schiaffo per i progettisti e, soprattutto, per l’attuale regionale al Territorio e Ambiente, Sebastiano Di Betta, che, a quanto si capisce dal comunicato che ha diramato, a questo progetto ci teneva proprio.
“Sono molto dispiaciuto che il Consiglio regionale dell’urbanistica, seppur appena insediato – ha scritto Di Betta in un comunicato – abbia respinto, nel corso della sua ultima seduta, il progetto definitivo dei lavori di completamento del porto turistico di Capo d’Orlando, previsto da un accordo di programma siglato dalla Presidenza della Regione. Un accordo sottoscritto lo scorso settembre dal presidente Raffaele Lombardo e dai dirigenti generali dei Dipartimenti dell’Ambiente, Giovanni Arnone e dell’Urbanistica, Sergio Gelardi, con il sindaco della città, Vincenzo Sindoni, il comandante Fabrizio Coche, per la Capitaneria di Porto di Milazzo e il rappresentante della società di progetto Porto turistico di Capo d’Orlando spa”.
Ad eccezione di quest’ultimo – cioè del rappresentante della società che dovrebbe avere buttato giù questo progetto – va detto che, forse, non tutti i rappresentanti di questa eletta schiera di ‘personalità’ debbono aver visionato, o fatto visionare da qualche esperto, il progetto per il completamento del porto turistico di Capo d’Orlando. Se lo avessero fatto, l’assessore Di Betta non avrebbe di certo diramato il belligerante comunicato (più avanti scoprirete perché il comunicato è belligerante). E gli altri citati nello stesso comunicato avrebbero evitato di metterci la faccia.
A quanto risulta a Link Sicilia (che per ‘cose’ di architettura, con rispetto parlando, assume informazioni dall’Università di Palermo), il progetto sarebbe carente. Manca, ad esempio, una strada di accesso allo stesso porto. Mentre una spiaggia, non si capisce bene a che titolo, scomparirebbe, ‘inghiottita’ non si capisce bene da che cosa. Per non parlare dei corpi di fabbrica a cupolette.
Un progetto un po’ carente, come abbiamo già sottolineato. Tant’è vero che è stato ‘bocciato’ all’unanimità: cosa rara nella storia del Cru, dove le discussioni, spesso animate, e le divisioni sono all’ordine del giorno. Pensate, cari lettori, a dire “no” al progetto sono stati anche i funzionari dell’assessorato che hanno istruito il progetto. Che è, come si può notare, il massimo.
E l’assessore Di Betta? Non si arrende. “Si tratta – dice – di un’infrastruttura prioritaria per lo sviluppo turistico e la navigazione da diporto dell’intera Sicilia, e che prevede investimenti, in gran parte privati, di oltre 50 milioni di euro”. Poi la considerazione, sempre dell’assessore, più politica che tecnica: “Forse è giunto il tempo di ripensare all’utilità di simili organismi consultivi, composti da una pletora di soggetti, pur qualificati, che però appesantiscono gli iter procedurali delle opere – già oberati da numerosi passaggi burocratici da parte dei diversi uffici dell’amministrazione regionale – oggi inutili o, come in questo caso, addirittura nocivi. Riteniamo – conclude Di Betta – di proseguire in ogni caso nell’esame del progetto da parte degli uffici dell’assessorato, nonostante questo parere negativo”.
Il Cru è un organismo tecnico introdotto alle fine degli anni ‘70. Volendo, è una forzatura. Perché, nell’ordinamento del nostro Paese, la pianificazione urbanistica spetta ai Comuni. Però, leggendo attentamente la legge, scopriamo che l’assessore Di Betta, almeno per alcuni aspetti, parla a ragion veduta. Perché il parere del Cru è sì obbligatorio, ma non è vincolante per il governo (cioè per l’assessore al ramo, in questo per l’assessore al Territorio e Ambiente). Che, se vuole, assumendosi le responsabilità, legge alla mano, può far approvare lo stesso il progetto.
Resta un problema, come dire?, di opportunità. Perché i rilievi mossi dai tecnici del Cru (tecnici e non ‘politici’) sono fondati. E, soprattutto, sono stati adottati, come già ricordato, all’unanimità. Due aggettivi, poi, nella dichiarazione dell’assessore Di Betta, ci sembrano un po’ fuori posto, a proposito dei passaggi burocratici definiti: “nocivi” e “inutili”. Se non altro perché è la politica – e non i tecnici del Cru – ad aver creato tali passaggi “nocivi” e “inutili”. E dovrebbe essere la stessa politica, caso mai, ad eliminarli.

 

 


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