“Il nostro è un movimento apartitico”

Al secondo giorno di protesta le ‘Cinque giornate della Sicilia’ cominciano a fare effetto. Per almeno due motivi. In primo luogo perché i ‘distratti’, che in Sicilia non mancano mai, si sono improvvisamente accorti che di qui a qualche ora, nei distributori, finirà la benzina. E se ne accorgeranno, domani, anche da Reggio Calabria in sù, se è vero che oltre il 50 per cento della benzina consumata in Italia arriva proprio dalla Sicilia, trasportata con i mezzi gommati da ieri fermi.
Agli ‘ascari’ – che in Sicilia non mancano mai, al pari dei ‘distratti’ – la cosa non va ovviamente giù. Abituati e vendere gli interessi della Sicilia ai petrolieri che aprono gli stabilimenti nella nostra Isola, magari ad Augusta, lasciano dalle nostre parti solo l’inquinamento, si portano a Milano e dintorni gli utili (da investire, magari, in grandi squadre di calcio) e pagano le imposte in Lombardia, in barba al’articolo 37 dello Statuto autonomistico siciliano, vedere che c’è qualcuno che si batte per cambiare le cose li fa stare male. Perché i veri ‘ascari’ sono dei venduti fin nel profondo dell’anima. Per loro tradire gli interessi della propria terra è un’esigenza primaria, quasi un imperativo categorico.
Come abbiamo raccontato ieri, l’articolo 37 dello Statuto siciliano – naturalmente mai applicato – prevede, invece, che le imprese che hanno stabilimenti in Sicilia e sede sociale altrove (per esempio, in una regione a caso: la Lombardia…) paghino le imposte in Sicilia. Perché è qui da noi che, raffinando il petrolio grezzo, inquinano il territorio. Ed è qui che una parte di queste imposte dovrebbero servire per bonificare le aree inquinate.
Non sappiamo come finirà questa battaglia, che gli organizzatori, come già ricordato, hanno battezzato ‘Le cinque giornate della Sicilia’. Ma sappiamo che le rivendicazioni sull’articolo 37 dello Statuto autonomistico siciliano sono sacrosante. Così come è sacrosanto pretendere che chi inquina – come hanno fatto i grandi gruppi chimici nazionali a Priolo, a Mellili e ad Augusta – deve pagare i danni alla popolazione e agli abitanti colpiti da malattie.
Non sappiamo come finirà questa protesta di massa, come avrebbe detto una sinistra degli anni ‘70, che sembra inabissata. Ma sappiamo che sono in tanti a prendere coscienza che, così – con l’attuale politica – non si può continuare.
Ormai da anni l’agricoltura siciliana è in ginocchio. In parte perché è difficile competere con prodotti che arrivano da Paesi – per esempio il Nord Africa, ma anche la Cina – dove i costi di produzione sono inferiori del 90 per cento rispetto ai costi di produzione italiani.
Per frenare una deriva che vede soccombenti le agricolture del Sud d’Italia – e quindi anche quella siciliana – si dovrebbe puntare sulla qualità. Ma la qualità presuppone regole certe. Invece nell’Unione Europea regna la confusione. E la disonestà. Ormai è legale produrre il vino senza l’uva e il cioccolato senza cacao. E, tra poco, produrranno pure il miele senza api.
In tutto questo c’è una Regione – anzi un governo regionale – che non trova di meglio che foraggiare la moglie del presidente della Regione siciliana, diventata imprenditore agricolo. Così abbiamo scoperto che l’unico modo per rilanciare l’agricoltura siciliana è quella di dare contributi a fondo perduto alle mogli dei politici. Questo, fino ad oggi, ha fatto e fa l’attuale politica siciliana.
Ora, dicevamo, si sta cominciando a capire che il Movimento di protesta fa sul serio. Stamattina abbiamo scritto degli studenti – dei licei e, in generale, delle superiori, ma anche delle università dell’Isola – che iniziano a interrogarsi su una manifestazione che comincia a colpire duro. Oltre alle strade si fermano i treni. Anche le Marinerie siciliane aderiscono alla protesta. Del resto, il caro gasolio sta rendendo impossibile pure le attività di pesca.
E mentre lo scenario è in piena evoluzione, i protagonisti delle ‘Cinque giornate della Sicilia hanno diramato un comunicato dove spiegano le loro ragioni e respingono le immancabili strumentalizzazioni.
“Il Movimento dei Forconi – si legge nella nota – non è strumentalizzato da nessuna forza politica. Abbiamo più volte detto che il Movimento è APOLITICO E APARTITICO. Certamente non possiamo impedire a nessuno di partecipare chiedendogli la tessera elettorale. Quindi tutte le polemiche strumentali che da ieri vengono riportate sui vari siti, blog e organi di informazione sono false. Ci auguriamo che con questa doverosa precisazione cessino le polemiche che danneggiano la sacrosanta e legittima protesta che tutto il popolo siciliano, con grandi sacrifici, sta portando avanti in queste ore. Mariti, mogli e figli stanno facendo valere i propri diritti nelle strade di tutta la Sicilia!”.

 


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Al secondo giorno di protesta le ‘cinque giornate della sicilia’ cominciano a fare effetto. Per almeno due motivi. In primo luogo perché i ‘distratti’, che in sicilia non mancano mai, si sono improvvisamente accorti che di qui a qualche ora, nei distributori, finirà la benzina. E se ne accorgeranno, domani, anche da reggio calabria in sù, se è vero che oltre il 50 per cento della benzina consumata in italia arriva proprio dalla sicilia, trasportata con i mezzi gommati da ieri fermi.

Al secondo giorno di protesta le ‘cinque giornate della sicilia’ cominciano a fare effetto. Per almeno due motivi. In primo luogo perché i ‘distratti’, che in sicilia non mancano mai, si sono improvvisamente accorti che di qui a qualche ora, nei distributori, finirà la benzina. E se ne accorgeranno, domani, anche da reggio calabria in sù, se è vero che oltre il 50 per cento della benzina consumata in italia arriva proprio dalla sicilia, trasportata con i mezzi gommati da ieri fermi.

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