I don Abbondio del Pd siciliano

Il sindaco Diego Cammarata finalmente si è dimesso. Qualcuno lo ha illuminato e l’anno, benché bisestile, comincia proprio bene. Vorremmo che il seguito avesse lo stesso un buon percorso. E un’ottima prospettiva sarebbe quella di vedere il senatore Beppe Lumia concorrere alle primarie per la candidatura a sindaco di Palermo. Questa sì che sarebbe una bella sfida e darebbe corpo alla indicazione del segretario nazionale del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, quando invitava proprio il senatore Lumia a questa sfida. Invece no, sembra proprio che il Nostro non se la senta di sfidare la signora Rita Borsellino e, pertanto, si accuccia, magari a mugugnare assieme al suo sodale onorevole Antonello Cracolici.
E dire che entrambi sfoggiano una certa sicurezza di sé e delle loro opzioni e strategie politiche, consistenti – udite! udite! – nel prospettare l’alleanza politico-elettorali con i centristi alla Casini e, soprattutto, alla Raffaele Lombardo, cioè con i tardi epigoni del doroteismo imperante nella Prima Repubblica. Ve lo ricordate il preambolo Forlani? Ebbene, l’onorevole Pierferdinando Casini vive ancora adesso nell’aura di quel preambolo; per lui siamo ancora fermi al tempo delle potenze bipolari Est-Ovest. Tant’è che non ha difficoltà ad allearsi con il centro destra di Bossi, Berlusconi e Fini, quando questo non era ancora diventato An, mentre ha il mal di stomaco quando sente appena nominare quel pericoloso estremista di nome Nichi Vendola.
Lo stesso discorso – con qualche elemento peggiorativo in più – vale per l’onorevole Raffaele Lombardo. Questi è colui che ha avuto rapporti con i leghisti, ma al tempo stesso si proponeva portatore sano dell’autonomia siciliana e colpiva a martellate le targhe recanti il nome di Giuseppe Garibaldi; si alleava con La Destra di Francesco Storace, un nostalgico del fascismo mussoliniano e, l’indomani, apriva l’alleanza con il Pd all’Assemblea regionale siciliana. Chi ha bisogno di lezioni di ‘trasformismo’ politico può servirsi senza dubbio dal nostro presidente della Regione…
Ci ricorderemo anche le grandi impennate giustizialiste dell’onorevole Antonello Cracolici quando, nei primi anni ‘90, nella veste di Folena-boy, convocava nell’aula consiliare del Comune di Palermo l’intera Procura della Repubblica capitanata dal suo capo del tempo, Giancarlo Caselli, per una valutazione comune di lotta alla mafia. Adesso non ha più alcuno scrupolo a sostenere l’onorevole Lombardo, che non disdegna qualche impiccio con ambienti non proprio cristallini…
Il doroteismo, al pari del resto dello stalinismo, ha messo radici profonde nel tessuto politico del potere siciliano e riesce a sconvolgere le menti dei Nostri, facendo perdere loro lucidità politica e senso della collettività e degli interessi generali. Oggi Cracolici, Lumia in stretta alleanza con il presidente Lombardo, vantano un grande potere: controllano assessorati regionali, società, enti, dettano legge nei dipartimenti, sempre regionali e, tuttavia, non se la sentono di sfidare Rita Borsellino alle primarie di Palermo. Dicono di avere il consenso della gente, ma appena si tratta di vedere cosa la gente pensa di loro, zatc: nel Pd bloccano – o cercano di bloccare (ancora non abbiamo capito come finirà) – il referendum del partito sul “sì” o il “no” al governo Lombardo; e scappano dalle primarie di Palermo per paura di essere sconfitti da una donna mite di nome Rita Borsellino: che pena, ragazzi!
Non correre questo rischio è l’imperativo categorico del trio Cracolici-Lumia-Lombardo; una palese manifestazione viltà politica, la dimostrazione che si tratta, infatti, di gente che, allo scontro elettorale diretto – e quindi al giudizio degli elettori – preferisce le trame di corridoio, le congiure di ‘palazzo’, mai una sfida vera. I tre preferiscono puntare sul sicuro e giocare a fare l’alta politica nei gabinetti degli assessorati regionali, nelle società a partecipazione regionale e nei luoghi del potere. Lì possono arrivare. Poi mettono punto.
In politica, come nella vita, si è quel che si è. E, come ci ricorda il Manzoni, chi il coraggio non ce l’ha non se lo può dare. L’alta politica, quella vera, pretende, del resto, spessore culturale che non è da tutti possedere.

 


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