Se il commissario dello Stato cambia idea

dall’assessore regionale all’Economi
Gaetano Armao
riceviamo e pubblichiamo

Alla redazione di Link Sicilia, sempre sagace e puntuale, questa volta è evidentemente mancato l’apporto del direttore Giulio Ambrosetti, giornalista esperto che mai sarebbe incorso in una svista come quella che si legge nell’articolo ‘Le parole in più dell’assessore Armao’, che non consente di cogliere nel segno.
Com’è noto, a fronte del ricorso (e non parere…ragazzi!) proposto alla Corte costituzionale dal Commissario dello Stato sull’integrazione finanziaria al Credito d’imposta per gli investimenti, ai sensi dell’art 29 dello Statuto, il Giudice delle leggi dovrebbe decidere entro venti giorni. Termine questi mai rispettato dalla Corte Costituzionale (a partire
dalla sentenza n. 38 del 1957, seguita dalle sentenze n. 9 del 1958 e n. 31 del 1961) che lo ha (prontamente…ed alla faccia del diritto e dei siciliani) ritenuto ordinatorio e non perentorio.
“Decorsi otto giorni, senza che al Presidente della Regione sia pervenuta copia dell’impugnazione ovvero scorsi trenta giorni dalla impugnazione, senza che al Presidente della Regione sia pervenuta da parte dell’Alta Corte (oggi Corte costituzionale) sentenza di annullamento, le leggi sono promulgate ed immediatamente pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Regione”, così recita lo stesso articolo dello Statuto al secondo comma.
Ma c’è un dettaglio che non va trascurato: alla luce della prassi e della giurisprudenza costituzionale, in questo caso vengono addossate agli organi della Regione eventuali responsabilità (politiche ed amministrative) discendenti dalla successiva decisione della stessa Corte laddove essa dichiari l’illegittimità costituzionale della legge impugnata. In particolare – scusate la tediosa menzione delle sentenze, ma serve a comprendere il problema – la Corte ha affermato che (sentenza n. 31 del 1961) «la successiva decisione della Corte, che eventualmente dichiari la illegittimità costituzionale della legge, opera giuridicamente nella pienezza dei suoi effetti, del tutto identici a quelli che avrebbe se la promulgazione e la pubblicazione non fossero avvenuti», con la conseguenza di configurare il riconoscimento della responsabilità personale del Presidente della Regione siciliana per il caso di applicazione di norme sulle quali sia pendente un ricorso davanti la Corte Costituzionale. Responsabilità che nel caso di specie ammonterebbe ad euro 70 milioni, considerazione che credo si commenti da sola (anche per evitare… parole in più disdegnate dalla solerte Redazione).
Si tratta di un’impostazione che non solo, in presenza di leggi di spesa, sovraespone il Presidente della Regione sul piano personale, ma che, soprattutto, pone la Sicilia in una condizione ‘deteriore’ rispetto alle Regioni a Statuto ordinario per le quali il ricorso alla Corte non solo è deliberato dal Consiglio dei Ministri (con le necessarie mediazioni politiche), ma soprattutto investe la legge dopo che essa è applicabile e senza incidere sulla stessa sino alla pubblicazione della sentenza.
E’ certo che se la redazione di Link Sicilia voleva porre una questione sull’autonomia siciliana ci è riuscita, ma a questo punto sulla vicenda sono doverose alcune precisazioni.

A) Il credito d’imposta per gli investimenti è un incentivo efficace che, utilizzando i 120 milioni già stanziati ad agosto, è operativo per circa 500 delle oltre 900 imprese che hanno presentato istanza, con 600 milioni di investimenti, prevalentemente nel settore manifatturiero. Certamente una misura che, pur in una difficile congiuntura economica, ha avuto un grande successo e che non ha eguali nel Paese (lo dimostrano gli investimenti proposti da imprese lombarde, venete, laziali in Sicilia). Mentre a Roma si ipotizzano misure per la crescita, queste in Sicilia sono già praticabili ed è proprio lo Stato che ne preclude oggi il potenziamento in modo contraddittorio. Era ed è ancor più oggi impegno del Governo regionale integrare il finanziamento per consentire a tutti i richiedenti di accedere al beneficio.

B) Le censure mosse dal Commissario dello Stato all’integrazione della dotazione finanziaria per 70 milioni del credito d’imposta per gli investimenti sono approssimative, la posta di bilancio con la quale si è data copertura finanziaria alla norma impugnata, infatti, è assolutamente identica a quella su cui si sono rinvenuti i 120 milioni che ad agosto scorso (l.r. n.20/2011) hanno finanziato l’incentivo: l’avanzo di amministrazione ai sensi dell’art.3 l.r. 15/2001. Ma perché non andrebbe bene adesso quel che andava bene appena quattro mesi fa? Non è dato sapere. Ed è su questo ragionevole e corretto presupposto che è stata proposta ed approvata la norma di rifinanziamento del credito d’imposta, considerata anche l’esiguità delle risorse impiegate rispetto alla dotazione del fondo di avanzo di amministrazione e l’obiettivo di sostenere lo sviluppo. Occorre chiarire che sull’avanzo di amministrazione e sulla sua consistenza si è pronunciata nel 2011 la Corte dei conti per la Regione siciliana che ha parificato il bilancio regionale. Ed è su tale certezza che può e deve muoversi la Ragioneria generale nel dare la copertura finanziaria ai disegni di legge. Parificazione che, certamente, non può essere revocata in dubbio, tanto meno da altro organo dello Stato e sono pertanto da ritenere a dir poco inappropriati i superficiali apprezzamenti sul bilancio regionale. E questo mentre la Regione siciliana viene individuata dalla Ragioneria generale dello Stato, unica delle Regioni a Statuto speciale e tra le quattro ammesse, per la sperimentazione sull’armonizzazione di bilanci nel 2012, riconoscendo ed apprezzando il percorso di risanamento intrapreso. Si, quel risanamento che ha consentito – pur nel contesto di difficoltà finanziaria dovuta ad un ventennio di spesa corrente incrementale – di conseguire significativi risparmi sulla spesa corrente. Basta raffrontare quella del 2011, pari a 15,2 milioni di euro, a quella del 2001, che era di 15,5 milioni di euro. Il dato è ancora più positivo se si calcola al netto dell’inflazione: a fronte dei 15,1 milioni di euro di spesa corrente per il 2001, nel 2011 si registrano 12,1 milioni: 3 miliardi meno, mentre è raddoppiata, in valore assoluto, la spesa per investimenti nel decennio.

C) Siamo certi che il Commissariato dello Stato non abbia intenzione alcuna di interpretare l’inaccettabile prospettiva di Mieli del “commissariariamento” delle istituzioni meridionali per risolverne i problemi. Tuttavia, se è vero che nel solo 2011 abbiamo proposto di ricorrere ben 13 volte alla Corte Costituzionale – sia contro la gran parte dei provvedimenti attuativi del federalismo fiscale (in quanto penalizzanti per la Sicilia), sia contro le manovre finanziarie statali (compreso l’ultimo bilancio) poiché scaricano su Regioni a Statuto speciale oneri impropri e non trasferiscono risorse dovute – la cosa a Roma non deve essere passata inosservata. Alla consolidata prassi della processione degli amministratori del Sud col cappello in mano ed i conti in disordine, preferiamo l’autonomia della responsabilità – non senza difficoltà e nonostante le pesanti eredità delle stagioni della spesa regionale crescente – ma con la schiena dritta, consapevoli dei diritti che lo Statuto conferisce ai siciliani e che oggi lo Stato vorrebbe negare con leggi ingiuste verso la Sicilia ed opponendosi alle nostre, incredibilmente, proprio a quelle che generano sviluppo.
Col Presidente e la Giunta valuteremo se proporre all’Ars di riapprovare la norma sul rifinanziamento del credito d’imposta per gli investimenti, ma, personalmente non credo sia opportuno accettare un braccio di ferro con lo Stato ‘sulla testa delle imprese’. Lo stesso Stato che, soltanto qualche mese fa, ha sottratto le risorse Fas al credito d’imposta imponendoci di rimediare al finanziamento di questo importante incentivo con risorse regionali. In finanziaria, entro marzo, provvederemo altrimenti. Ma sia chiaro che nel più generale confronto con lo Stato su quel che spetta ai siciliani, non arretreremo di un millimetro.
Grazie dell’attenzione e buon lavoro.

P.s.

Le critiche efficaci seguono meglio la testa che lo stomaco…

 

Molte delle considerazioni esposte dell’assessore Armao sono condivisibili, altre un po’ meno. Se nell’articolo di qualche giorno fa è stata utilizzata la dizione “parere” del commissario dello Stato, ebbene, ciò è stato fatto per spiegare ai lettori – a tutti i lettori, anche a quelli che nella vita non si occupano di diritto – che l’impugnativa disposta dallo stesso commissario dello Stato non preclude alla Regione – e precisamente al presidente della Regione – la possibilità di pubblicare la legge sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana e di renderla, quindi, operativa.
Certo, come abbiamo sottolineato qualche giorno fa, si tratta di una pubblicazione un po’ rischiosa, perché se poi la Corte Costituzionale dovesse dare ragione al commissario dello Stato che ha presentato ricorso, beh, il presidente della Regione mette le mani in tasca e paga con i propri soldi.
Non ci avventuriamo sul perché la Corte Costituzionale non esamini i rcorsi in tempi brevi e sui termini perentori e ordinatori: queste cose le lasciamo ai giuristi. Quello che a noi interessa far sapere a nostri lettori è che, se un governo della Regione siciliana è sicuro del fatto proprio, anche in presenza di un’impugnativa del commissario dello Stato, dispone comunque la pubblicazione di una legge. E’ già successo nel passato, per vicende comunque inferiori a 70 milioni di euro. Abbiamo solo notato che, in quest’occasione, la paura di pagare 70 milioni di euro ho sconsigliato al presidente della Regione di pubblicare la legge sul credito d’imposta impugnata.
Abbiamo, invece, qualche difficoltà a seguire il ragionamento dell’assessore là dove illustra la riduzione della spesa corrente dal 2001 al 2011: ci permettiamo di ricordare, infatti, che il governo Lombardo si è insediato nella primavera del 2008: al limite, sarebbe interessante conoscere qual è la riduzione della spesa corrente della Regione dal 2009 al 2011 e se tale riduzione è significativa.
Concordiamo con l’assessore Armao sull’importanza del credito d’imposta, soprattutto se tale incentivo si rivolge al settore manifatturiero. Non ce la sentiamo, però, di criticare il commissario dello Stato che prima accettava il finanziamento di leggi con gli avanzi di amministrazione, mentre adesso ha cambiato idea. A nostro modesto avviso, nella vita solo gli stupidi non cambiano idea. Una delle più grandi manifestazioni di intelligenza – specie quando si amministra la cosa pubblica – è il prendere atto dei propri errori.
Tra l’altro, non ci sembra proprio che il commissario dello Stato sia il solo, in Sicilia, ad aver cambiato idea. Ci sono dei grandi avvocati che, fino a qualche anno fa, erano noti per le mega parcelle che riscuotevano dalle pubbliche amministrazioni della nostra Isola e che oggi, invece, si battono per il risanamento delle finanze pubbliche. Lo stesso presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha cambiato idea sul rigassificatore di Porto Empedocle: nel 2007, come abbiamo ricordato in un servizio pubblicato ieri sul nostro giornale, era contrario; nel 2009 ha cambiato parere e, da presidente della Regione, bontà sua, ne ha autorizzato la realizzazione (che il nostro giornale avversa non perché non condividiamo il cambiamento di opinione del presidente Lombardo, ma perché riteniamo il rigassificatore di Porto Empedocle pericoloso e inutile per la Sicilia).
Siamo, invece, d’accordo con l’assessore Armao sul fatto che lo Stato, da troppi anni, penalizza la Sicilia. Come amava ripetere l’ex presidente della Regione, Piersanti Mattarella, per chiedere a Roma quello che ci spetta dobbiamo prima avere “le carte in regola”: concetto, questo, che è stato ricordato in un bellissimo articolo di Pasquale Hamel di qualche giorno fa che il nostro giornale ha avuto il piacere di ospitare.
Oggi, in Sicilia, abbiamo tutti le “carte in regola”? Forse, tutti, prima di rispondere a questa domanda, dovremmo farci l’esame di coscienza.

 

la redazione di Link Sicilia

 

 

 

 


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