L’impugnativa imposta da Roma?

Il giorno dopo la grande sfida che Sala d’Ercole lancia al commissario dello Stato, riproponendo in una nuova legge, di fatto, provvedimenti che lo stesso ufficio del commissario ha già impugnato (il riferimento è alle proroghe di alcuni contatti al personale precario), vengono fuori le prime indiscrezioni. Voci di corridoio che arrivano direttamente da Roma. A quanto si sussurra, la pesante impugnativa che ha messo a soqquadro tutta la politica (e, soprattutto, la pubblica amministrazione dell’Isola) siciliana non sarebbe maturata in Sicilia, ma nella Capitale.
Nei ‘Palazzi’ della politica siciliana la mega impugnativa operata dal commissario dello Stato per la Regione siciliana, Prefetto Carmelo Aronica, è stata una sgradevole sorpresa. Non se l’aspettavano gli alti burocrati di Palazzo Reale, la sede del parlamento siciliano. Alti burocrati che, ormai da anni, forse ‘tracimando’ un po’ dal ruolo istituzionale che ricoprono, si cimentano nell’arte della mediazione per conto della politica. Non se l’aspettavano nemmeno i dirigenti generali dei dipartimenti regionali che ‘masticano’ questioni legate alla gestione del personale.
Nessuno, ovviamente, l’ammetterà mai. Ma è ormai noto che, nei giorni che precedono l’approvazione di un’importante legge – e nei giorni subito successivi all’approvazione di un’impotante legge – l’ufficio del commissario dello Stato (a prescindere, naturalmente, dalla volontà del commissario dello Stato, che è persona gradevole e irreprensibiile) diventa meta di strani ‘pellegrinaggi’.
Chi scrive abita a qualche centinaio di metri dalla sede del commissario dello Stato. Cosicché, casualmente, trovandosi in certi giorni ‘topici’ a passeggiare insieme con il cane sotto casa, non può fare a meno di notare un via vai di auto blù. E svolgendo ormai da qualche decennio il mestiere di cronista politico, quasi senza volerlo, riconosce ora l’auto blu di un assessore, ora l’auto blu di un altro burocrate (e talvolta riconosce pure le facce, ora di un assessore regionale, ora di un alto burocrate regionale).
Si tratterà, ovviamente – mai pensato il contrario, per carità! – di coincidenza casuale tra impellente momento legislativo e presenza di così importanti e blasonati personaggi dalle parti di Piazza Principe di Camporeale. Ma poiché siamo uomini e, in quanto tali, portati sempre a pensare anche alle cose ‘inturciuniate’, viene quasi naturale chiedersi: ma che ci fanno tutti questi personaggi qui?
Fatto sta – tornando all’impugnativa – che sia le alte sfere della politica siciliana, sia l’alta burocrazia dei due ‘Palazzi’ (il riferimento, ovviamente, è a Palazzo Reale, la già citata sede del parlamento siciliano, e Palazzo d’Orléans, sede del governo dell’Isola) non si aspettavano l’impugnativa. A quanto si racconta -come già accennato – la ‘mazzata’ potrebbe essere maturata a Roma.
Del resto, l’ufficio del commissario dello Stato dipende dal governo nazionale. Proprio quel governo nazionale – presieduto dal professore Mario Monti – che in queste settimane ha portato a casa una manovra economica pesante. Non è da scartare, insomma, che dalle parti della Capitale possa non essere piaciuta la mega assunzione di mille e 600 persone, in forza di un concorso-fiction, ‘apparecchiato’ dalla politica siciliana. Come – potrebbero avere detto a Roma – noi predichiamo e mettiamo in atto tagli pesantissimi e lì in Sicilia assumono nella pubblica amministrazione mille e 600 persone di fatto senza concorso?
Ad Roma, a quanto sembra – contrariamente a quello che pensano gli attuali governanti della Sicilia e gli alti burocrati dei due ‘Palazzi’ della politica siciliana (parliamo sempre, ovviamente, di Palazzo Reale e Palazzo d’Orleans) – avrebbero chiaro il vero quadro dei conti pubblici della Sicilia. Sarebbero già informati non soltanto sui ‘buchi’ ufficiali del bilancio della Regione, ma anche sui ‘buchi’ nascosti (il riferimento, per esempio, potrebbe essere alle 34 società regionali che, in alcuni casi, non sono altro che ‘carrozzoni mangiasoldi’).
Ma la notizia – la vera notizia – o, se preferite, la seconda notizia è che per la Regione siciliana, nei prossimi mesi, si potrebbero profilare “augelli senza zucchero”. Se, come si sussurra, l’impugnativa non sarebbe estranea ai voleri romani, per il governo regionale sarà molto difficile, se non impossibile, ottenere dal governo nazionale nuovi fondi per fronteggiare i ‘buchi’ di bilancio (le ‘famigerate’ accise sulle benzine).
Anche a Roma, insomma, avrebbero capito che i proclami sui ‘risanamenti’ dei bilanci della Regione siciliana sono, per l’appunto, dei proclami. A certificarlo, per citare un esempio, c’è la Corte dei Conti, che ha ‘sgamato’ non la riduzione della spesa sanitaria sbandierata a parole negli ultimi anni, ma un amento della stessa spesa.
Detto ancora più chiaramente, nella Capitale avrebbero capito che in Sicilia, lungi dal diminuire, la spesa corrente aumenta di giorno in giorno. Una prova – l’ultimissima, fresca fresca come la ricotta appena fatta – è rappresentata dalle due note di variazione che accompagnano l’ultima legge approvata qualche giorno fa dall’Ars. Dove – leggere per credere – non mancano i soliti contributi a pioggia ad enti e associazioni…

 


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