Disabili psichici in mezzo la strada

Quando la magistratura penale ci metterà le mani – e pensiamo che questo avverrà molto presto – qualche ‘potente’ del Comune di Palermo comincerà a tremare. E, forse, si ricorderà che abbandonare a se stessi cinquantaquattro disabili psichici che vivono con 250 euro al mese (pensione di invalidità), privi del sostegno delle loro famiglie, non è né un atto degno di che amministra la cosa pubblica, né – alla fine – una manifestazione di intelligenza.

La storia che raccontiamo l’abbiamo raccolta ieri, partecipando alla manifestazione indetta dai titolari delle case famiglia rimaste ancora aperte a Palermo (sei hanno chiuso i battenti nell’ultimo anno e altre ancora hanno sbaraccato due anni fa) e dagli stessi disabili. Dove siano finiti questi altri disabili lo sa solo la manzoniana Divina Provvidenza…

Le case famiglia per disabili psichici, per la cronaca, sono strutture di assistenza che, nei Paesi civili (e Palermo, a quanto pare, almeno negli utlimi anni, non rientra in questo novero), vengono in buona parte sostenute dalla mano pubblica (in Italia con fondi nazionali, regionali e, in certi casi, anche europei).

Queste somme non possono esaurirsi, se non per le finalità per le quali sono state stanziate. In parole più semplici, si tratta si fondi a destinazione vincolata, che possono essere spesi, fino ad esaurimento, solo per i disagiati.

Per motivi mai del tutto chiariti il Comune di Palermo, nell’agosto del 2010, invia una lettera a tutti i cinquantaquattro disabili psichici, spiegando che, a partire dall’1 settembre, non verranno più pagate le rette. E questa già è la prima anomalia: può un Comune non pagare le rette di chi dalla vita non ha avuto nulla? Di più: per quale ‘arcano’ motivo le rette non potevano essere più pagate, visto che i fondi sono stati stanziati?

Davanti alla ‘abusiva’ chiusura dei ‘rubinetti’ del Comune, alcune case famiglia, come abbiamo già ricordato, chiudono i battenti. A sbaraccare sono quelle che si ritrovano con malati che non possono aggiungere altri soldi ai 250 euro mensili. Che fare di questi malati? Alcuni, come già ricordato, non si sa che fine abbiano fatto. Per gli altri, delle due l’una: o se li caricano le case famiglia rimaste aperte, o vengono sbattuti in mezzo alla strada. Si opta per la prima soluzione, nella speranza che il Comune tiri fuori almeno una parte dei soldi che, lo ripetiamo, sono stati stanziati per questa finalità e ‘distratti’ nella generale ‘distrazione’.

Proteste, marce, sit in. Finalmente il consiglio comunale di Palermo – siamo già arrivati nel luglio di quest’anno – approva una delibera che stanzia 700 mila euro per questi malati.

Tutto risolto? Ma quando mai! Dopo qualche mese – e stiamo arrivando ai nostri giorni – si scopre che nel capitolo di bilancio dove dovrebbero esserci questi 700 mila euro, ce ne sono solo 56 mila. E gli altri 644 mila euro che fine hanno fatto?

Dicevamo dei 56 mila euro. I 644 mila sono finiti chissà dove. Almeno, dicono disabili e i titolari delle case famiglia, dateci questi. Si ‘scava’ e si scopre che anche i 56 mila euro non ci sono. Come mai?

Rintracciamo al telefono Salvo Sciortino, presidente del coordinamento regionale delle case famiglia della Sicilia. Una perosna gentile e disponibile. Ci spiega che, ogni anno, la Regione stanzia per il Comune di Palermo 250 mila euro. “I soldi – ci dice – la Regione li ha trasferiti, ma…”. Ma il Comune di Palermo li ha trasferiti chissà dove. Di certo non sono arrivati ai 54 disabili psichici e alle cinque case famiglia rimaste ancora aperte a Palermo. Sciortino ci spiega che, negli ultimi tre anni, il Comune di Palermo ha ricevuto dalla Regione 750 mila euro: 250 mila euro all’anno. A conti fatti, poco più di 20 mila euro al mese per tutte le case famiglie. Cifre modeste: 20 mila euro da ripartire per 54 malati.

“Ebbene – ci dice sempre Sciortino – tre anni sono trentasei mesi. Sa in tre anni quanti mesi ha pagato il Comune di Palermo? Solo sette mesi”.

Chiediamo se anche nel resto della Sicilia lo scenario è simile. Scopriamo, almeno questo, che Palermo fa storia a sé (e che ‘bella’ storia). In ogni caso, ci spiega sempre Sciortino, tutte queste case famiglia sono in difficoltà. “La scorsa settimana – racconta – ci ha ricevuti il presidente della Regione. Ci ha detto che creerà un fondo speciale. Aspettiamo. Speriamo che non siano solo promesse”.

 

Modesta proposta: perché la Regione non devolve direttamente i soldi alle case famiglia, per evitare ulteriori ‘distrazioni’? In fondo, riflettendo, si tratta di denaro che i cittadini, attraverso le tasse, devolvono alla salute pubblica per evitare che questi disabili finiscano in mezzo la strada. Così funziona, o dovrbbe funzionare lo Stato sociale. Se c’è ancora, ovviamente.

 


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