Medaglione, seconda puntata/Quando Orlando si ‘mangiò’ Folena

Ieri abbiamo lasciato il nostro Antonello Cracolici intento a celebrare la giunta Orlando della ‘Primavera’. O meglio, lo sviluppo elettorale di questa stagione politica e amministrativa. Siamo così arrivati al ‘capolavoro’ del quartetto composto da Folena, Zanna, Cracolici e Garraffa. Anno di grazia 1990. Si approssimano le elezioni comunali. Il Pci-Pds, dopo aver retto il ‘moccolo’ al sindaco della ‘primavera’, si aspetta che lo stesso Orlando lasci la Dc e si accomodi nella lista che Folena e i suoi boys stanno mettendo su. Questo, almeno, è quello che credono Folena e i suoi ‘ragazzi’. Ed è anche quello che spera il giornale L’Ora di Palermo, il quotidiano vicino al Pci-Pds che è stato ‘folenizzato’ e nel cui consiglio di amministrazione, pur senza capire nulla di editoria – o forse proprio per questo – sono stati cooptati proprio Zanna e Cracolici.

Le speranze di Folena e compagni andranno deluse. Orlando, dopo un annacamento di qualche mese, nel nome del ‘rinnovamento’ della politica, andrà a capeggiare la lista della Democrazia cristiana. Raccoglierà – caso unico nella storia delle elezioni comunali di Palermo – 71 mila voti circa di preferenza. Mentre la Dc – altro caso unico nella storia delle elezioni comunali panormite – prenderà 41 consiglieri comunali su 80. In pratica, la maggioranza assoluta.

La Dc, a Palermo, dal secondo dopoguerra in poi, è sempre stato il partito di maggioranza relativa. Ma non aveva mai raggiunto la maggioranza assoluta. Per tagliare questo traguardo avrebbe dovuto attendere Folena, Zanna, Cracolici e Garraffa, che sono i veri ‘artefici’ del grande successo della Democrazia cristiana del capoluogo siciliano. A fronte della bizzarra vittoria dello Scudocrociato c’è, infatti, il tonfo di ‘Insieme per Palermo’, la lista messa su dal Pci-Pds di Folena, Zanna, Cracolici e Garraffa. Conti alla mano, il partito perde 6 consiglieri comunali, ovvero il 50 per cento dei voti, se è vero che nella precedende consiliatura poteva contare su 12 consiglieri comunali. Un disastro con i piedi.

Per il Pci-Pds del segretario padovano e dei Folena boys è una Caporetto. Folena, di lì a poco, perderà la segreteria del partito e andrà via dalla Sicilia lasciando un bel po’ di macerie (tra queste, anche il giornale L’Ora con i battenti chiusi). A non mollare, invece, sono Zanna, Cracolici e Garraffa che, dopo il ‘successo’ ottenuto alle elezioni comunali, vengono premiati con la segreteria del partito di Palermo. Ruolo che viene occupato da Zanna. Per i tre – e soprattutto per Cracolici – è già pronto un futuro ‘radioso’. Altri ‘capolavori’ politici li attendono.

Dopo aver ridotto il Pci-Pds di Palermo in un ‘club di amici’, infatti, le antenne dei Folena boys puntano alla Regione. Dove – corre l’anno 1992 – il democristiano Giuseppe Campione è stato eletto presidente della giunta regionale con l’appoggio del Pds (che qualche anno prima ha preso il posto del Pci). Campione e i suoi assessori non stanno governando male. Anzi, stanno provando a fare chiarezza su alcuni punti. Franco Piro, ad esempio, sta facendo emergere gli imbrogli contabili che, già allora, si celevano tra le sconclusionate pieghe del bilancio regionale. Mentre Gianni Parisi, vice presidente della Regione e assessore alla Cooperazione, mette fine al mangia mangia che si nasconde dietro le ‘missioni’ all’estero dei burocrati e di improvvisati imprenditori che, con la scusa di ‘promuovere’ l’immagine della Sicilia, girano in lungo e in largo l’universo mondo a spese della Regione. Parisi chiude questa indecorosa ‘barracca’ affidando tutto all’Ice (Istituto per il commercio con l’estero), tra le proteste di chi perde la possibilità – di fatto – di andare a caccia di “belle femmine” in tutto il globo spesato dagli ignari contribuenti siciliani (quando il governo Campione cadrà, i ‘viaggi’ promossi dall’assessorato alla Cooperazione verranno ripristinati a tamburo battente).

A Cracolici & compagni, però, il governo Campione non va giù. In primo luogo perché i Folena-boys non fanno parte della giunta. In secondo luogo perché Leoluca Orlando, che in quel momento pensa di essere l’uomo nuovo della politica italiana, ha già annunciato la sua ricandidatura a sindaco di Palermo e non vuole che ‘qualcosa’ a sinistra gli faccia ‘ombra’.

Invece di difendere le ragioni del partito – quindi l’autonomia del partito in Sicilia rispetto alle ingerenze romane – i Folena-boys, sobillati da Orlando, volano a Roma per convincere l’allora segretario nazionale del loro partito, Occhetto, a mandare all’aria la giunta Campione per ‘valorizzare’ per la seconda volta l’esperienza di Orlando. Non devono faticare molto, perché Occhetto è già convinto: anche lui pensa che Orlando sia la carta vincente. E qui possiamo notare quella che è una caratteristica della sinistra siciliana di derivazione comunista: in questa area politica a scambiare le lucciole per le lanterne sono sempre in tanti.

Non contenti di essere stati buggerati alle elezioni comunali del ‘90, Occhetto, Cracolici & compagnia bella tornano a farsi ammaliare dalle sirene orlandiane. Non senza la complicità pilatesca del segretario regionale del Pds di quegli anni, Angelo Capodicasa, che, benché poco convinto dell’opzione Orlando, si adegua ai dicktat romani. Una ‘lavata di mani’ che molti dirigenti del Pci-Pds isolano di quegli anni, con n testa Parisi, non gli perdoneranno mai.

Ovviamente, incassata la ‘cambiale’ dal Pds, il buon Leoluca, appena eletto sindaco – siamo già nel novembre del 1993 – tornerà a fare quello che ha sempre fatto: i fatti propri (la dizione, in realtà, sarebbe un’altra…). Orlando mette subito in secondo piano il Pds e, in certi momenti, umilia pure i dirigenti di questo partito. Come quando nominerà assessore Franco Miceli, un pidieessino che Cracolici detesta (“Miceli? Una trave nel mio occhio”, dirà in un’intervista lo stesso Antonello). O come quando tratterà da questuante un altro Folena boys, il già citato Costantino Garraffa, presidente del consiglio comunale.

 

(fine seconda puntata-continua domani)

 


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