Ruggirello family, storia di una dinastia

E’ balzato agli onori delle cronache solo in questi giorni, benché già alla sua seconda legislatura: è Paolo Ruggirello parlamentare trapanese dell’Mpa. Sua l’idea di una bella sanatoria edilizia lungo le coste. Ma chi è costui? Da dove arriva?
Parlare di lui senza raccontare del padre e fondatore della dinastia, Giuseppe Ruggirello, non è possibile.
Giuseppe Ruggirello è un ragioniere nato in una contrada trapanese, Guarrato, che negli anni ’60 del secolo scorso fonda una piccola impresa di costruzioni e, acquistando una speciale betoniera, abbatte i prezzi e conquista tutti gli appalti pubblici delle strade del Trapanese. Comincia così a dar “fastidio” a un pezzo importante dell’economia di quel territorio.
Con i primi soldi compra una banca. Sì, avete letto bene, una banca: la Banca Industriale trapanese, con un solo sportello e quasi in fallimento. In un territorio dove banca era sinonimo di “Sicula” – glorioso istituto creditizio della famiglia D’Alì Staiti – la mossa di Ruggirello suona quasi come una sfida. La banca ha successo, in poco tempo passa da uno a sedici sportelli disseminati in tre province, mentre Giuseppe Ruggirello diviene, addirittura, presidente della Trapani calcio.
Si apre così, nei primi anni ’70 del secolo scorso, uno scontro interno ai gruppi di potere economico e finanziario di Trapani. E si apre quando (per ingenuità o per superbia?) Carlo Alberto Malizia (fratello del generale dei servizi segreti, Saverio Malizia), all’epoca ai vertici del Tribunale di Trapani,  accetta la presidenza onoraria della banca di casa Ruggirello.
Appena poche settimane dopo partono interrogazioni parlamentari nei confronti del magistrato trapanese, mentre Ruggirello (che nel 1971 sostiene un allora giovane socialista, il geometra Bartolo Pellegrino, eletto deputato regionale a sorpresa) viene accusato di  reati contro il patrimonio. Malizia si dimette e al suo posto arriva un altro esponente dalla magistratura, Cristoforo Genna, che aveva firmato l’inchiesta contro Ruggirello. Ruggirello si rende latitante. ‘Riemerge’ solo dopo più di un anno, quando le accuse nei suoi confronti si sono dissolte.
Ruggirello allora liquida tutte le sue attività, cede le quote della banca a una delle più ricche famiglie palermitane, i Cassina, e si trasferisce a Roma.
Alcuni anni dopo, nel rapporto sulla “Colosseo Connection”, finito in seguito negli atti della commissione Antimafia nazionale (Doc. XXIII n.41, 20.11.91), la Guardia di Finanza romana scrive: “Nel settore bancario sono in corso indagini su un soggetto (Giuseppe Ruggirello) sospettato di collegamenti con esponenti vicini alla mafia, il quale starebbe per rilevare o avrebbe già rilevato una considerevole partecipazione in un Istituto di credito romano. Il soggetto, tramite tre società finanziarie, è presente sulla piazza di Roma e opera nel settore mobiliare e immobiliare impiegando ingenti capitali”.
Dopo la pubblicazione di quel rapporto, Giuseppe Ruggirello lascia ogni attività economica, torna a Trapani con i tre figli e inserisce la maggiore, Bice, che ha scelto per succedergli nelle attività finanziarie e bancarie, tra i soci della “Cassa Rurale ed Artigiana San Paolo” di Guarrato. E a Guarrato ritrova Bartolo Pellegrino, in quel momento assessore regionale al Bilancio nei governi presieduti da Franco Martino e Matteo Graziano. Ruggirello viene nominato, in quota Regione, vice presidente della Fondazione Banco di Sicilia.
Giunto a questo punto, Ruggirello decide di scendere in politica in prima persona. Rompe con Pellegrino e fonda un movimento territoriale, ‘Giustizia e libertà’ in funzione anti famiglia D’Alì. Questo avviene mentre un esponente di questa potente famiglia trapanese – Tonino D’Alì – è da pochi mesi divenuto senatore di Forza Italia (l’anno è la fine del 1994). Rileva anche una tv locale, ‘Video Sicilia’, chiamandovi due tra i migliori giornalisti trapanesi, l’ex direttore di ‘Tele Scirocco’ Giacomo Di Girolamo, e l’ex direttore di RTC, Peppe Rizzo.  Il progetto è quello di una sua candidatura alle elezioni regionali del 1996.
Il figlio Paolo, in quegli anni, è solo il presidente del Paceco calcio, una squadra dilettantistica, ed è la figlia Bice il punto di riferimento di tutte le attività della famiglia, che ha anche acquisito quote della società di gestione dell’aeroporto di Birgi e inserito il marito della terza figlia come ammistratore delegato.
Nell’estate del 1995, improvvisamente, Giuseppe Ruggirello muore. Dopo un momento di sbandamento è Bice a tenere le redini della famiglia, entrando nel Credito siciliano e preparando  la sua candidatura alle elezioni regionali. Corre l’anno 2001 e Bice è candidata nelle liste del Ccd. Scende Pierferdinando Casini in persona a sostenerla, ma è solo prima dei non eletti.
Chiusa la parentesi elettorale, Bice decide di seguire solo le attività finanziarie, mentre il fratello Paolo è il ‘prescelto: sarà lui ad occuparsi di politica. C’è il riavvicinamento con Bartolo Pellegrino che, tornato assessore regionale al Territorio e Ambiente nel primo governo presieduto da Totò Cuffaro, sceglie Paolo come proprio segretario particolare.
Quando Pellegrino è costretto alle dimissioni per la famosa intercettazione in cui definisce “sbirri” la polizia, i Ruggirello si avvicinano al nascente Mpa di Raffaele Lombardo. Alle elezioni regionali del 2006 Paolo Ruggirello viene eletto deputato dell’Mpa a Sala d’Ercole con oltre 10 mila voti di preferenza in provincia di Trapani. A quel punto è lui il “capofamiglia” e la stessa Bice lascia anche il Credito siciliano. Un’indagine su Pellegrino della procura di Trapani li sfiora, ma si conclude con l’archiviazione.
Nel 2008 Ruggirello riconferma elezione e preferenze e va a ricoprire il ruolo di deputato questore. Il seguito è storia di questi giorni. Dopo cinque anni senza infamia e senza lode, Ruggirello firma, insieme con il capogruppo del suo partito, Musotto, il ‘famigerato disegno di legge che prevede la sananoria edilizia lungo le coste. E’ un maldestro quanto ‘gesuitico’ tentativo, da parte del governo regionale, di far passare per iniziativa parlamentare un obiettivo perseguito dallo stesso esecutivo.
L’anno scorso – come abbiamo già scritto dalle colonne di questo quotidiano – è l’assessore alll’Economia, Gaetano Armao, a presentare una bizzarra proposta di sanatoria edilizia mescolata nel ‘bozzone’ di bilancio e finanziaria. L’iniziativa viene ritirata per le proteste del Pd. Ora il governo ci riprova, mandando avanti Musotto e Ruggirello. Il primo – forse avendo subdorato qualcosa di poco chiaro e, forse, di molto ‘pesante’ (aggettivo che in Sicilia significa tante cose…) – almeno ufficialmente, ha fatto macchina indietro. Mentre Ruggirello insiste, con la gaffe della sua casa, che sarebbe abusiva.
Il parlamentare regionale trapanese è convinto che in Aula, nonostante l’opposizione del Pd (che fa parte della maggioranza che sostiene il governo insieme con l’Mpa), la sanatoria lungo le coste passerà. E ha ragione. Questo genere di conti la politica trapanese li ha sempre saputi fare. Quando c’era da votare la proroga delle esattorie a una certa famiglia trapanese – di Salemi, per la precisione: la famiglia degli esattori Nino e Ignazio Salvo – a Sala d’Ercole i voti si trovavano sempre, di diritto o di rovescio…


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