Alla riscoperta dell’Autonomia siciliana

Ai fondatori della Lega Nord – Umberto Bosso in testa – va un grande merito: quello di aver perseguito con impegno e abnegazione i propri obiettivi. Certo, oggi sono un po’ in difficoltà. Pur avendo creato un’ottima classe dirigente locale (dobbiamo riconoscere che i sindaci leghisti si occupano delle città che amministrano, non rubano, non creano precariato, raccolgono l’immondizia, asfaltano le strade, si occupano delle case famiglia, aprono e gestiscono con professionalità gli asili nido: fanno, insomma, l’esatto contrario di quello che si fa a Palermo, a Catania e a Messina), sono in affanno perché si sono fidati troppo del Cavaliere e, soprattutto, di Giulio Tremonti, espressione di quella borghesia-massoneria europeista che considera l’Italia non un ‘soggetto’, ma un oggetto da sacrificare in ragione delle convenienze del momento.
Ma il tema non è l’Unione Europea che non vince e (soprattutto) non convince. Il tema è la Sicilia.Che, finalmente, comincia a dare i primi segni di vitalità anche su un fronte per troppo tempo ignorato: il rilancio della vera Autonomia. Ieri, a Palermo, nella centralissima piazza Castelnuovo (piazza Politeama per i palermitani) il ‘Comitato La Sicilia e i siciliani per lo Statuto’ ha dato vita a una serie di manifestazioni molto importanti.
Perché importanti? Non tanto per i convegni che, alla fine, lasciano il tempo che trovano. Quanto per la partecipazione di tanta gente. Questo Comitato è nato sulla Rete, cioè grazie a internet. Persone lontane – ma legate dalla passione per l’Autonomia tradita in primo luogo dalla politica siciliana e, in seconda battuta, da uno Stato accentratore – hanno fatto amicizia sulla Rete, si sono incontrate e, adesso, cominciano a ragionare sui veri temi dell’Autonomia.
Per noi siciliani sapere che ci sono uomini e donne, lontani e lontane dall’affarismo, che si battono per rialnciare i temi dell’Autonomia siciliana è importantissimo. Specie nel momento in cui un’Unione Europea di disperati e senza idee chiede agli Stati membri – e soprattutto all’Italia – di cedere quote sempre maggiori di sovranità nazionale (e di sovranità popolare) da immolare sull’altare di un risanamento economico e finanziario che, anche se raggiunto, potrebbe essere ‘bruciato’ dalla speculazione finanziaria nel giro di un paio di giorni.
In un’Europa priva di strategie (si pensi alla totale assenza di una politica comune per fronteggiare l’emigrazione) politiche, economiche e, soprattutto, culturali (come dimenticare il goffo e ‘pagano’ tentativo di approvare una pomposa ‘Costituzione europea’ che negava le radici cristiane della stessa Europa), tenere viva e rilanciare le ragioni dell’Autonomia siciliana è fondamentale. Certo, per noi sarà più difficile. Gli amici della Lega operano in un territorio che è, di fatto, Mitteleuropa. Noi, invece, siamo lontani dai mercati. E, grazie a una politica imbelle, negli ultimi sette-otto anni, non siamo riusciti ad attrezzare nella nostra Isola nemmeno un porto per manipolare le merci asiatiche che vengono trasportare dalle navi che solcano il Mediterraneo passando per il canale di Suez.
A differenza della Lega, scontiamo difficoltà enormi. Ma la manifestazione di ieri ha acceso una fiammella di speranza. Certo, ci dobbiamo liberare della mafia che impone ancora il ‘pizzo’ a troppi imprenditori, nonostante il lodevole sforzo di Confindustria, Addio Pizzo e di altre organizzazioni oggi schierate, nei fatti e non a parole, contro la mafia. Certo, ci dobbiamo liberare da una politica miserabile e ciabattona, che coccola precari e produce solo sottosviluppo, proprio perché con il sottosviluppo alimenta se stessa. Ma la speranza di un salto di qualità c’è. Grazie a questi ancora pochi ma sinceri autonomisti. La via è impervia e  va percorsa. Fino in fondo.


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Ai fondatori della lega nord - umberto bosso in testa - va un grande merito: quello di aver perseguito con impegno e abnegazione i propri obiettivi. Certo, oggi sono un po’ in difficoltà. Pur avendo creato un’ottima classe dirigente locale (dobbiamo riconoscere che i sindaci leghisti si occupano delle città che amministrano, non rubano, non creano precariato, raccolgono l’immondizia, asfaltano le strade, si occupano delle case famiglia, aprono e gestiscono con professionalità gli asili nido: fanno, insomma, l’esatto contrario di quello che si fa a palermo, a catania e a messina), sono in affanno perché si sono fidati troppo del cavaliere e, soprattutto, di giulio tremonti, espressione di quella borghesia-massoneria europeista che considera l’italia non un ‘soggetto’, ma un oggetto da sacrificare in ragione delle convenienze del momento.

Ai fondatori della lega nord - umberto bosso in testa - va un grande merito: quello di aver perseguito con impegno e abnegazione i propri obiettivi. Certo, oggi sono un po’ in difficoltà. Pur avendo creato un’ottima classe dirigente locale (dobbiamo riconoscere che i sindaci leghisti si occupano delle città che amministrano, non rubano, non creano precariato, raccolgono l’immondizia, asfaltano le strade, si occupano delle case famiglia, aprono e gestiscono con professionalità gli asili nido: fanno, insomma, l’esatto contrario di quello che si fa a palermo, a catania e a messina), sono in affanno perché si sono fidati troppo del cavaliere e, soprattutto, di giulio tremonti, espressione di quella borghesia-massoneria europeista che considera l’italia non un ‘soggetto’, ma un oggetto da sacrificare in ragione delle convenienze del momento.

Ai fondatori della lega nord - umberto bosso in testa - va un grande merito: quello di aver perseguito con impegno e abnegazione i propri obiettivi. Certo, oggi sono un po’ in difficoltà. Pur avendo creato un’ottima classe dirigente locale (dobbiamo riconoscere che i sindaci leghisti si occupano delle città che amministrano, non rubano, non creano precariato, raccolgono l’immondizia, asfaltano le strade, si occupano delle case famiglia, aprono e gestiscono con professionalità gli asili nido: fanno, insomma, l’esatto contrario di quello che si fa a palermo, a catania e a messina), sono in affanno perché si sono fidati troppo del cavaliere e, soprattutto, di giulio tremonti, espressione di quella borghesia-massoneria europeista che considera l’italia non un ‘soggetto’, ma un oggetto da sacrificare in ragione delle convenienze del momento.

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